Giornata mondiale contro lavoro minorile, il monito dell'Unicef

L'organizzazione snocciola i dati di un fenomeno grave e molto diffuso nel mondo e che coinvolge 152 milioni i bambini

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11 giugno 2020
19:56
Una bimba afgana costretta a lavorare
Una bimba afgana costretta a lavorare

In occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile (domani, 12 giugno), l’Unicef Italia ricorda che, a livello globale, 152 milioni di bambini – 64 milioni di bambine e 88 milioni di bambini – sono coinvolti in lavoro minorile, vale a dire 1 su 10; di questi, 72 milioni sono coinvolti in lavori pericolosi; questa proporzione aumenta nei paesi più poveri del mondo, dove più di 1 bambino su 4 è coinvolto nel lavoro minorile. «Oggi vogliamo ricordare tutti i bambini coinvolti nel lavoro minorile, tutti i bambini che hanno perso l’istruzione, le famiglie, anche la vita per questa piaga. Il lavoro minorile interferisce con l’istruzione ed è pericoloso per lo sviluppo fisico, mentale e sociale di un bambino». Lo ha dichiarato Francesco Samengo, presidente dell’Unicef Italia.

 


«Sono ancora troppi i bambini privati della loro infanzia, vittime, loro malgrado, di una realtà spietata che li costringe a diventare improvvisamente adulti e li espone a gravi pericoli. Il Covid-19 ha inoltre inasprito le vite dei bambini, soprattutto quelli più vulnerabili come i bambini che lavorano. È un nostro dovere fare di più per tutti loro, soprattutto oggi».

 

Nei paesi colpiti da conflitti armati, dove vivono circa 250 milioni di bambini, l’incidenza del lavoro minorile è più alta del 77% rispetto alla media globale. Nelle sue forme peggiori, il lavoro minorile può tramutarsi in schiavitù, sfruttamento sessuale ed economico, e morte. Diversi settori sono coinvolti nel lavoro minorile, come agricoltura, manifattura, lavoro nelle miniere e nelle cave e lavori domestici. Spesso questi lavori si nascondono alla vista. Per esempio, gli stimati 15,5 milioni di bambini che svolgono lavori domestici nel mondo, la maggior parte ragazze, sono raramente visibili, ma affrontano molti pericoli.

 

Nel mondo, oltre 60 milioni di lavoratori sono impiegati nel settore dell’abbigliamento e delle calzature. Molti di loro sono genitori o persone che si prendono cura di bambini, che supportano le famiglie. L’Unicef stima che oltre 100 milioni di bambini siano coinvolti nella catena di fornitura di abbigliamento e calzature globali - come lavoratori, figli di genitori che lavorano e membri delle comunità vicino ad aziende agricole e fabbriche. In occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, l’Unicef e la Norges Bank Investment Management (Nbim) hanno rilasciato nuove linee guida che aiuteranno le aziende di abbigliamento e calzature a rispondere meglio ai diritti dei bambini nelle loro catene di fornitura globali.

 

Questo strumento è il risultato di una partnership tra Unicef e Nbim, che gestisce le attività del Fondo pensione governativo norvegese globale e ha coinvolto aziende leader nel settore dell'abbigliamento e delle calzature, tra cui Adidas, H&M e VF Corporation. L’UNICEF promuove un approccio integrato per eliminare il lavoro minorile, che include il rafforzamento di iniziative peri genitori e la risposta alle pericolose norme sociali che perpetuano il lavoro minorile, in aggiunta a un rafforzamento del supporto legale e sociale e dei meccanismi di segnalazione per arginarlo.

 

Tramite questi sistemi si cerca di aumentare l’accesso a istruzione di qualità e rafforzare le strategie di riduzione della povertà. L’UNICEF collabora a stretto contatto con i governi nazionali e locali per supportare lo sviluppo e l’implementazione di strategie per rispondere al lavoro minorile. L’Unicef chiede delle azioni per eliminare il lavoro minorile: Rendere i bambini visibili. I governi devono investire nella raccolta di dati nuovi e migliori sul lavoro minorile; Includere i bambini lavoratori nelle iniziative e nei programmi di protezione sociale; Cambiare le norme sociali e permettere l’empowerment delle comunità; Rendere l’istruzione accessibile e maggiormente pronta a rispondere ai bisogni dei bambini lavoratori.

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