Il sondaggio su Oliverio, le pressioni e i messaggini: “una domenica bestiale”

In questa terra e, in generale in questo paese, quando racconti le contraddizioni della politica, quando ne denunci l’inefficienza, il malcostume, c’è sempre qualcuno che ritiene che lo si faccia perché motore di qualche complotto  “demo-pluto-giudaico-massonico”. Il nostro contenitore, “il sondaggio”, è uno strumento per testare gli umori dei calabresi, niente di più, si tranquillizzino i teorici del complotto e i malati cronici della sindrome del complotto

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di Pasquale Motta
1 ottobre 2018
19:42

Dopo aver reso pubblico il nostro nuovo contenitore mediatico, “il sondaggio”, la nostra testata è stata fatta oggetto di  una sequenza di messaggi, consigli, pressioni, illazioni, accuse  recapitati sui social  o all’indirizzo del sottoscritto e del mio editore. Da questo punto di vista è stata veramente “una domenica bestiale”.  Una curiosa circostanza che, per la verità, è l’ultima di una lunga serie, soprattutto all’indomani di analisi critiche, notizie che in qualche modo abbiamo pubblicato  e che hanno disturbato la politica al potere di questa Regione. Per carità, niente di nuovo sotto il sole. In questa terra e, in generale in questo paese, quando racconti le contraddizioni della politica, quando ne denunci l’inefficienza, il malcostume, c’è sempre qualcuno che ritiene che lo si faccia perché motore di qualche complotto  “demo-pluto-giudaico-massonico” termine coniato dal fondatore del fascismo cav. Benito Mussolini. “La sindrome del complotto è nota ed è stata oggetto di numerosi studi. In genere il complotto viene evocato di fronte a gravi calamità per scaricare su un capro espiatorio l' odio del popolo, evitando, per contro, la ricerca delle cause reali dei fatti che potrebbe ricondurre alle responsabilità dei governanti o delle classi politiche in genere”, scriveva il compianto Mario Pirani. E la storia puntualmente si ripete.

 


Chiaramente non renderò noto gli autori di alcuni messaggi che mi sono pervenuti considerato che, sono frutto di conversazioni private. Il contenuto però, credo sia giusto renderlo pubblico, potrebbe avere una funzione pedagogica, avrebbe detto il vecchio Antonio Gramsci. Un autorevole personaggio molto vicino al governatore, dopo avergli inviato via whatsapp il link del box dove poter esprimere liberamente la risposta al quesito del sondaggio che abbiamo proposto e che, riguarda il Presidente Mario Oliverio, mi scrive: “Non so quali risultati possano venire fuori dalla vostra furastica attività denigratoria”. Dunque, per il mio interlocutore, un sondaggio diventa una “furastica attività denigratoria”. Qualche giorno prima, tuttavia, è lo stesso governatore che ai nostri microfoni ci definisce “detrattori” per fini che ancora non sono chiari. E tutto ciò,  solo per aver sollevato obiezioni sulla crescita del turismo in Calabria.

 

Tuttavia, mi  sono permesso di far osservare al mio interlocutore da whatsapp  che noi non denigriamo nessuno per partito preso ma, raccontiamo; semplicemente questo.  Facciamo cioè, il nostro mestiere,  e lo facciamo con lo stesso slancio con il quale, per tre anni, questa stessa testata, aveva aperto una linea di  credito editoriale al Presidente Mario Oliverio e alla sua Giunta Regionale. Anche in quel caso, -ho fatto osservare al mio autorevole interlocutore- non per partito preso, ma semplicemente perché fedeli ad una concezione editoriale  che è quella di dare tempo a chi si appresta a governare, affinché possa attuare il proprio programma. A questo punto, il mio interlocutore,  mi chiedeva se la nostra linea editoriale fosse legata in qualche modo a delle aspettative deluse. E qui debbo dire che un brivido ha attraversato la mia schiena, l’idea che raccontare la Calabria in un modo, invece che in un altro, possa essere legato all’attesa di qualcosa, dunque, ad uno scambio di merce, mi ha in qualche modo turbato. Immaginare che nel mondo della politica democratica, progressista, potesse annidarsi una concezione del genere del rapporto stampa/potere,   per me, che provengo da quel mondo, e mi sono formato e nutrito di quella cultura laica e democratica, è stato a dir poco umiliante, seppur, gli anni e l’esperienza mi hanno insegnato a non scandalizzarmi più di niente e nessuno.

 

 

E tuttavia con pazienza, non ho rinunciato a sottolineare,  al mio impudente e autorevole interlocutore che,  per quanto ci riguarda come testata,  non avevamo e non abbiamo mai ricercato “aspettative”, se non quella di una buona politica nell’interesse dei calabresi. Una buona politica che, ad oggi, purtroppo non abbiamo percepito.  Abbiamo dato credito ad una esperienza di Governo, al Presidente, il quale, sia durante le primarie che, la durante campagna elettorale,  ha promesso discontinuità. Nello stesso periodo, altre testate, invece, facevano la guerra preventiva (quella si campagna denigratoria), e accusavano noi, di essere servi del PD, di Mario Oliverio, e di altri personaggi legati alla Giunta regionale. Spazzatura. LaC e Lacnews24,  facevano semplicemente il loro mestiere: informare  con onestà intellettuale. Quello che continuiamo a fare oggi. Sono passati quattro anni dal varo della Giunta Oliverio e il compito di una stampa seria, indipendente e libera, è quello di analizzare  il bilancio dell’azione di Governo, un bilancio dal quale non rileviamo quella discontinuità con il passato che avevamo auspicato e che il Governatore aveva promesso.  Dunque, oggi raccontiamo senza pregiudizi il bilancio dei fatti. Tutto ciò, senza richieste e aspettative deluse. Venivamo considerati “servi” prima, veniamo considerati “venduti”, “mercenari” o “denigratori” ora. Sono cambiate  solo le fazioni che ci accusavano.

 

Piuttosto ci chiediamo, quella stampa d’assalto da guerra preventiva scagliata contro Oliverio e la sua area che fine ha fatto? Evidentemente avrà ingoiato qualche “potente e sostanzioso sedativo” che ne ha calmato gli agitati e ansiosi bollori d’inizio legislatura. Come dicevo all’inizio di questo pezzo, dunque, niente di nuovo sotto il sole,  siamo di fronte, purtroppo,  ad una concezione perversa della politica  verso la libera informazione,  con l’aggravante di un “po’ “ di personalizzazione del potere. La sindrome del complotto nasce da tutto ciò. Il nostro contenitore, “il sondaggio”, è uno strumento per testare gli umori dei calabresi, niente di più, si tranquillizzino i teorici del complotto e i malati cronici della sindrome del complotto. Chi trama contro il governo? (…) "gli uomini invisibili dei poteri forti" nella Corte Costituzionale, nel Csm, la Banca d' Italia, la massoneria, i servizi segreti, Mediobanca, l' Opus Dei, gli editori, la grande industria”, affermava, il neo vice presidente del consiglio, Tatarella, un missino. Oggi a parti inverse, le teoria del complotto viene sposata dagli eredi del PCI, in salsa calabra. E’ proprio vero le ideologie non esistono più.

Pasquale Motta

Giornalista
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