I Cinquestelle morosi braccati dal militante di Diamante: «Pagate!»

Un attivista cosentino del Movimento allestisce quotidianamente una gogna social per sollecitare i parlamentari alla restituzione di parte dello stipendio. In Calabria Dieni e Nesci guidano la classifica del “braccino corto”

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di Enrico De Girolamo
6 novembre 2019
17:10
Dalila Nesci e Federica Dieni
Dalila Nesci e Federica Dieni

Quando nella cassetta della posta fa capolino una lettera dell’Agenzia delle entrate, il cuore di qualsiasi comune mortale fa una capriola, perché non basta avere la coscienza a posto per evitare grane quando si ha a che fare con il fisco. Allo stesso modo, quando nella casella di posta elettronica dei parlamentari Cinquestestelle appare una mail di tale Giovanni Amoroso, attivista del meet up di Diamante, a girare non è proprio un organo così nobile come il cuore.
Amoroso, che sul suo profilo Facebook mette in mostra tutto l’armamentario di meme e video virali del “perfetto militante pentastellato”, bussa sempre a soldi, un po’ come faceva la vecchia Equitalia. Una vera missione, la sua: sollecitare senza tanti giri di parole il versamento delle “restituzioni”, cioè quella parte dello stipendio che secondo le regole del Movimento deputati e senatori sono tenuti sborsare per rimpinguare le varie iniziative di solidarietà, welfare e imprenditoria giovanile promosse dal M5s.

Braccini corti

Un “obbligo” che a molti evidentemente pesa parecchio, visto che i ritardi non sono cosa rara. Recentemente alla gogna social – allestita dal militante cosentino sulle sue pagine - sono finiti due parlamentari calabresi di lungo corso, Federica Dieni e Dalila Nesci, che hanno accumulato oltre un anno di versamenti arretrati.
Dieni, in particolare, non restituisce nulla da novembre 2018, mentre la parlamentare tropeana può vantare soltanto un mese in più, essendosi fermata con i bonifici a dicembre dello scorso anno. Almeno così è certificato sul sito tirendiconto.it, dove in nome della trasparenza il Movimento fa i conti in tasca ai suoi parlamentari. Si scopre così, ad esempio, che Nesci, nonostante i ritardi accumulati, ha comunque già restituito circa 166mila euro da quando è entrata la prima volta in Parlamento la scorsa legislatura. Poco più basso l’importo della Dieni, che ha dovuto rinunciare a circa 140mila euro. Forse proprio in virtù di questo salasso prolungato, le due portavoce se la prendono comoda e ora sono in “debito” di circa 24mila euro ciascuna, pari a un contributo fisso di 2mila euro al mese.
Tra i più virtuosi figura Francesco Forciniti, l’unico tra i parlamentari calabresi che, sempre secondo quanto riportato online, restituisce puntualmente ogni mese oltre 3mila euro.


«La gogna social funziona»

Intanto, il pungolo del militante cosentino è una spina nel fianco di chi non paga tempestivamente e la sua lettera di sollecito non va tanto per il sottile: « Tu sarai il/la prossimo/a a scappare senza restituire quanto dovuto o quantomeno promesso? Quando pensi di metterti in regola con le restituzioni?». E se qualcuno sta per storcere storce il naso, precisa: «Ti ricordo che siete nostri dipendenti in Parlamento ed abbiamo tutto il diritto di chiedere».
Un approccio diretto che ha prodotto i suoi frutti: «Nella scorsa legislatura – ostenta nella stessa missiva - ho recuperato circa 50mila euro da portavoce morosi, in questa sono già a 50mila, non è un fatto personale».
Insomma, come dice lui stesso commentando con soddisfazione i risultati, «la gogna social funziona».

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