Non solo vitalizi: agli ex consiglieri calabresi anche 80mila euro per il loro “dopolavoro”

È l’importo del contributo annuale che il Consiglio regionale versa per finanziare l’associazione istituita 20 anni fa. Falliti i tentativi di abolire questo ennesimo costo. Anche la Lega, che tuonava contro il contributo, oggi non fiata. A presiedere l'organismo associativo è Stefano Arturo Priolo, padre dell’ex segretario generale dell’Assemblea (ASCOLTA L'AUDIO)

di Alessia Bausone
12 ottobre 2020
18:35

Correva l’anno 2001 e la Regione era guidata dal centrodestra con Giuseppe Chiaravalloti. Il consiglio regionale approvò la legge 3 del 22 gennaio 2001 sul “Riconoscimento Associazione ex consiglieri della Regione Calabria”. Una associazione che ha sede a Palazzo Campanella e che tra le sue finalità, si legge nel testo di legge, ha quella di “conservare e rendere operante il vincolo di colleganza e di solidarietà al di sopra di ogni diversità di posizioni politiche” e di “sostenere ed esaltare l'Ente Regione e la sua funzione in difesa della democrazia” oltre che di tutelare gli interessi degli ex consiglieri derivanti dall'esercizio e dalla cessazione della loro carica consiliare.
Per il perseguimento degli scopi dell’associazione venne stanziato un contributo annuo di 200 milioni di lire poi convertito in 103.291 euro fino al 2014.

 


Guai a tagliare i fondi

Ad inizio 2015 il presidente del consiglio regionale Tonino Scalzo ridusse il contributo a 10.000 euro ma non si ebbe il tempo di erogarlo che il successore Nicola Irto rialzò la somma a 80.000 euro annuali, come si evince dalla determina 503 del 18 settembre 2015 e da tutte quelle successive fino all’ultima, la determina 592 del 24 settembre 2020 che conferma che “nel Bilancio del Consiglio regionale per gli esercizi 2020/2022 la somma stanziata per il contributo all’ Associazione fra ex Consiglieri è pari ad €. 80.000,00”. La legge regionale istitutiva dell’associazione, però, non è mai stata abrogata e, quindi, gli ex consiglieri ben potrebbero avanzare la pretesa di ripristino del contributo iniziale più alto.


Secondo lo Statuto dell’associazione il fondo comune è costituito, oltre dai soldi versati dalla Regione, anche dalle quote dei soci e da eventuali altri contributi. Dalle carte risulta una sproporzione marcata rispetto agli 80.000 euro della Regione. Difatti, nel rendiconto per l’anno 2018 (datato 3 aprile 2019) le quote sociali ammontavano a 1.884 euro, mentre 1000 euro venne erogato dal Parco nazionale dell’Aspromonte.

 

Il vitalizio dei soci

Il presidente dell’associazione è Stefano Arturo Priolo, consigliere regionale calabrese dal 1980 al 1985 che tanto si era speso contro le riduzioni dei vitalizi in quanto, a suo avviso, si trattava di «giusti e legittimi diritti acquisiti». A lui spetta oggi un vitalizio di 2.418 euro mensili. Il suo vice è Rosario Chiriano, consigliere regionale dal 1987 al 1992 che vanta un vitalizio mensile di 5.305 euro. Teroriere, invece, è Costantino Fittante, consigliere regionale dal 1970 al 1983 con un vitalizio di 4.411 mensili. Ma è nella qualità di ex deputato che due anni fa scrisse una lettera al ministro Luigi Di Maio difendendo a spada tratta i vitalizi: «Assolutamente non ha il diritto di chiamarmi ladro ... La informo che io e tanti altri colleghi valuteremo se e quando agire per difendere prima ancora che i vitalizi, la nostra dignità di ex Parlamentari. Nelle sedi opportune potrà dimostrare, se ha sufficienti elementi probatori, per dimostrare ché i nostri vitalizi sono “privilegi rubati”» scriveva Fittante nella sua missiva. Segretario dell’associazione è Sebastiano Tramontana, consigliere regionale dal 1985 al 1995 che di vitalizio prende 4.219 euro mensili. Nell’ufficio di presidenza per il triennio 2019-2022 risultano anche Ernesto Funaro, anche lui consigliere negli stessi anni di Tramontana ma con un vitalizio di 3.972 euro mensili. Oltre a lui c’è Battista Iacino con 3.075 euro mensili di vitalizio e Vincenzo Pisano con 3.261 euro.
Insomma, fior fior di soldi pubblici ricevuti dallo Stato ma, evidentemente, non tanti da dover rinunciare ai soldi della Regione per la propria associazione.

 

Nelle altre Regioni il contributo non c’è

La Basilicata ha riconosciuto la sua associazione ex consiglieri regionali con la legge regionale 22 del 1987 e gli impone unicamente l'obbligo di documentare l'impiego delle somme ricevute, secondo la destinazione prevista nei relativi provvedimenti di concessione.
In Veneto da Statuto i proventi dell’associazione ex consiglieri regionali sono rappresentati dalle quote dei soci, contributi, donazioni. Nessun capitolo di bilancio ad hoc.
Anche in Piemonte, dove l’associazione è stata riconosciuta con legge regionale 8 del 1989, Il patrimonio associativo è costituito dalla quota dei soci, dai contributi di Enti, dal ricavato di attività sociale e dai redditi di beni immobili o ricevuti in dono.
In Sardegna la quota sociale viene trattenuta direttamente dal vitalizio degli ex consiglieri, mentre non è previsto alcun contributo regionale diretto.
Solo in Calabria, quindi, è previsto un contributo di 80.000 euro all’associazione ex consiglieri regionali il cui bilancio non è nemmeno pubblicato sul sito dell’associazione.

 

La Lega che tuonava e oggi tace

In passato tenne banco la polemica sul fatto che a stanziare i fondi era il consiglio regionale il cui segretario generale Maurio Priolo, che rivestiva anche la qualità ulteriore di dirigente ad interim della ragioneria, era figlio del presidente dell’associazione beneficiaria dei fondi, Stefano Arturo Priolo. In sintesi, figlio controllore, padre controllato.


Nell’aprile 2018, l’allora coordinatore della Lega Salvini Premier della Città di Reggio Calabria Nuccio Recupero (oggi il segretario per la provincia è il fratello Franco, fresco di scoppola alle amministrative) tuonò: «Il contributo all’associazione ex consiglieri regionali è da abolire. C’è da dire che gli ex Consiglieri regionali già hanno un lauto vitalizio assegnato a ognuno di loro in base al numero delle legislature effettuate in passato. La cosa strana che risalta subito è che chi elargisce questa somma all’Associazione è il Segretario Generale del Consiglio regionale, chi riceve detta somma è il padre del Segretario generale e Presidente dell’Associazione Ex Consiglieri regionali. Appare però, molto disdicevole che un figlio, nell’esercizio delle sue funzioni di Segretario Generale Regione Calabria eroghi qualunque somma all’Associazione della quale il padre è Presidente. Tra l’altro non si capiscono bene quali attività svolga quest’Associazione, se non quella di tutelare gli ex Consiglieri e neanche si comprende come spenda questi soldi pubblici e come e a chi siano rendicontati, in un momento storico come questo nel quale si parla di eliminare vitalizio e quant’altro».


L’anno prima, nel 2017, fu il futuro deputato Domenico Furgiuele a lanciare una petizione popolare per abolire il contributo economico annuale a carico del bilancio regionale. «Disonauri della politica!» attaccava pubblicamente Furgiuele per poi concludere: «se gli ex Consiglieri Regionali credono così fortemente che il l’operato della loro associazione sia indispensabile, provvedano ad autofinanziarsi senza gravare su tutta la popolazione calabrese».


Peccato che dall’inizio di questa consiliatura regionale che ha fatto sedere tra gli scrani di Palazzo Campanella ben 4 consiglieri sotto il simbolo della Lega, nessuno di questi abbia proposto di abolire gli 80.000 euro stanziati, da ultimo, nell’apposita delibera dello scorso settembre. Una incoerenza non da poco per chi si proponeva di essere da pungolo per il sistema di privilegi consolidato in Calabria.

 

Giornalista
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