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Forza Italia 2.0: a Perfidia gli orfani di Berlusconi che tentano la carta della leadership plurale

VIDEO | Ampio focus sul congresso nazionale di Fi con le voci di tutto il gotha azzurro: da Roberto Occhiuto fino a Schifani e Gasparri. Il duello fra Schlein e Conte nel centrosinistra e i commenti in studio di Antonello Talerico (Noi Moderati) e Riccardo Tucci (M5s)

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di Massimo Clausi
2 marzo 2024
10:30

La leadership politica è stata al centro dell’ultima puntata di Perfidia condotta da Antonella Grippo. La puntata si è incentrata soprattutto sui post forzisti, gli orfani di Berlusconi che tutti davano per spacciati e invece all’Eur a Roma hanno dato prova muscolare della loro vitalità.

Ai microfoni di LaC si sono alternati tutti i big del partito, a iniziare ovviamente da Roberto Occhiuto che nonostante le perfidie della Grippo ha usato toni da chierichetto. Il presidente e vice segretario nazionale del partito assicura che in 20 anni gli alleati del centrodestra non hanno mai litigato, che ha uno splendido rapporto con Salvini e che Forza Italia è l’anima moderata di un centrodestra che altrimenti sarebbe reazionario. Nessun cedimento quando la Grippo gli chiede degli esiti del congresso, sfruculiando sulla lotta per la guida del partito. Occhiuto ha replicato dicendo che il suo unico obiettivo è quello di governare bene la Calabria e dimostrare che anche a queste latitudini c’è una classe dirigente capace e preparata. Anzi dice che proprio la presenza del suo governo offrirà ai candidati alle Europee della circoscrizione Sud un motivo in più per chiedere il voto a Forza Italia in ragione del suo buon governo.


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Occhiuto minimizza, quindi, ma un equivoco di fondo esiste come ammette anche chi gli ha soffiato il posto da super vice segretario ovvero Deborah Bergamini, proclamata per acclamazione in base alla categoria politica dell’anzianità, che dice che gli Azzurri si stanno pian piano trasformando da un partito verticistico e leaderistico in un partito tradizionale dalla leadership plurale.

L’equivoco democratico sta tutto qua. Nel fatto che si celebrano le liturgie consolidate dei partiti, come i congressi, ma poi non si ha il coraggio di andare fino in fondo e alla fine il vicario viene scelto con l’applausometro e vengono eletti quattro vice segretari per mantenere un equilibrio fra le correnti del partito. Insomma il viaggio dalla leadership unica a quella plurale ancora è lento. Colpa anche del passaggio dal carisma unico del Cavaliere alla figura di Tajani, persona più che per bene, ma che in quanto ad appeal e carisma viene paragonato dalla Grippo ad un ragioniere della Consac, con tutto il rispetto per chi sa come addomesticare i numeri.

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Sul tema davanti ai nostri microfoni si è espresso tutto il gotha del partito da Renato Schifani a Matilde Siracusano, da Alessandro Cattaneo a Giorgio Mulè, passando per Paolo Barelli e il ministro Pichetto Fratin o Sisto. Tutti, o quasi, hanno provato a rispondere alla domanda da un milione di dollari ovvero cosa sia il moderatismo di cui Forza Italia fa tanto vanto come caratteristica unica. Quasi tutti hanno posto l’accento sulla tutela delle libertà: da quelle individuali a quelle di mercato. Il più incisivo ancora Occhiuto che ha detto come su tanti temi (diritti civili, immigrazione, pari opportunità) Forza Italia dice le cose che gli altri alleati non dicono.

Una affermazione, questa, contestata da Giorgio Cremaschi di Potere al Popolo che ha parlato di un centrismo estremista, come quello della Von Der Leyen, principale esponente del Ppe, che sta spingendo la Ue verso la guerra. Cremaschi ha anche parlato del manganello come imprinting di questo Governo che ha di molto compresso le libertà individuali.

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Sul post berlusconismo si sono confrontati, in maniera accesa, i due ospiti in studio: il deputato del M5s Riccardo Tucci e il consigliere regionale di Noi Moderati, Antonello Talerico. Non sono mancate le scintille sul buco in bilancio creato dal superbonus e sulle alleanze. Sono partite infatti reciproche accuse di mettere insieme cartelli elettorali più che accordi politici.

Ma non è solo Fi ad avere una questione di leadership. Una, altrettanto grossa, ce l’ha il cosiddetto “campo largo” o campo giusto come dice Conte. Una differenza sottile per dire che l’avvocato del popolo ha l’ambizione di guidare lui il locomotore del centrosinistra. Da qui l’analisi delle elezioni in Sardegna, fino ad arrivare all’accordo trovato su Vibo Valentia dove si sperimenta il campo largo alle amministrative. Aspettando naturalmente più che il voto in Abruzzo quello che Maurizio Gasparri ha definito il vero congresso del centrodestra ovvero le Europee di giugno. Naturalmente i forzisti si dicono certi del favore delle urne e sono galvanizzati dai sondaggi che con una Lega in caduta libera danno gli Azzurri in grande recupero. Per informazioni passare dalla Sardegna.

È possibile rivedere l'intera puntata su LaC Play. 

Giornalista
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