Scissione Campora-Amantea, il sindaco Pellegrino si rivolge a Occhiuto: «Non mortificate il territorio»
In una lettera aperta indirizzata al governatore e al presidente Mancuso, il primo cittadino fa presente come anche il Consiglio di Stato abbia evidenziato l'inopportunità dell'iniziativa che porta la firma di Graziano in consiglio regionale
Ad Amantea non si placa il battage mediatico relativo alla possibilità che la frazione di Campora San Giovanni possa staccarsi dal comune di appartenenza e unirsi, a margine dell’ormai celebre referendum, a Serra d’Aiello. Come noto nascerebbe un terzo Ente: Temesa. Lo scorso 16 gennaio il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del primo cittadino Vincenzo Pellegrino, bloccando di fatto l’apertura delle urne fissata inizialmente per oggi 22 gennaio. Nel primo pomeriggio, ad ogni modo, il sindaco ha inviato una lettera aperta al Governatore Roberto Occhiuto e al presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso.
«L’attenta lettura delle motivazioni poste alla base dell’accoglimento del ricorso - scrive - solleva molti dubbi e perplessità circa la formulazione della legge n° 54/12 di iniziativa del consigliere Giuseppe Graziano. Rilevano infatti i magistrati costituenti la Sezione Quinta che “vanno necessariamente affrontate, per la loro complessità, le questioni poste dai motivi di ricorso, in primis quella concernente l'individuazione degli elettori interessati (o a contrario di alcuni gruppi di elettori residenti sul territorio dei Comuni interessati privi di un interesse qualificato, secondo l'ordito normativo)».
Pellegrino approfondisce quindi il concetto. «Tale ultima questione (ordito normativo, vale a dire la formulazione della legge regionale n° 54/12 di iniziativa del consigliere Graziano) - sostiene - non può prescindere da una lettura costituzionalmente orientata e, pertanto, dalla compiuta valutazione nel merito degli articolati profili di censura, concernenti la carenza, l'inadeguatezza e l'irragionevolezza delle motivazioni nonché il difetto di una approfondita istruttoria che vizierebbero gli atti impugnati. Tradotto dal freddo linguaggio forense i rilievi mossi dai magistrati evidenziano serie perplessità circa l'impianto della legge di iniziativa del Consigliere Graziano, la quale, anzi, manifesta gravi e pericolose lacune riguardo alla salvaguardia di fondamentali principi costituzionali, grave carenza di serie motivazioni essendo quelle addotte inadeguate ed irragionevoli, sommata al difetto di una approfondita istruttoria. Tali negative caratteristiche, in uno, viziano all'origine gli atti impugnati, alla luce dei parametri e criteri indicati dalla disciplina di legge nella materia oggetto di studio».
«Mi preme inoltre osservare che, tutto l'iter procedurale, dalla formulazione della legge, alla sua istruzione in Commissione ed alla successiva approvazione con delibera di Consiglio regionale ( n°82 del 06 giugno 2022 - ove è stata votata quasi all'unanimità-) – precisa Pellegrino - si è concretizzato in un periodo di massima debolezza istituzionale del Comune di Amantea, essendo quest'ultimo, epoca dei fatti, in gestione Commissariale per scioglimento del Consiglio per infiltrazione mafiosa. Si è giunti, difatti, all'approvazione del deliberato senza aver audito in istruttoria le ragioni ad opponendum di questa Città per mancata, prevedibile partecipazione della terna commissariale alla seduta; e ad appena 6 giorni dall'insediamento alla sua guida di una Amministrazione democraticamente eletta. Venendosi così a realizzare un'azione gravemente lesiva dei legittimi interessi e delle prerogative democratiche proprie di una Città. Anche questo aspetto è stato stigmatizzato dai magistrati della Quinta sezione del Consiglio di Stato, atteso che all'avvio della fase dibattimentale è stata formulata dagli Stessi, in via preliminare, la domanda al collegio di difesa resistente circa l'opportunità della marcata accelerazione dell'iter, quasi fosse materia di primaria importanza per la vita politica della Regione».
«Reputo infine necessario aggiungere che in base all'art. 8 della legge 203/1951 e all'art.2 - comma a - della legge 136/1956, “si proceda al rinnovo del Consiglio Comunale quando, in conseguenza di una modificazione territoriale, si sia verificata una variazione di almeno un quarto della popolazione del Comune”. Se l'iter dovesse concludersi con la traduzione della proposta di legge di iniziativa del Consigliere Graziano in legge regionale - sottolinea il primo cittadino - rappresentando la porzione di Campora oggetto di scissione, per popolazione residente ma anche per territorio, oltre un quarto ( esattamente 26%) dell'intera popolazione di Amantea, sarebbe proprio l’Ente Regione, con immotivate ragioni stando a quanto sostiene il Consiglio di Stato, a decretare lo scioglimento anticipato di un organo eletto con ampio margine di consenso, alla guida di una città sufficientemente mortificata, che tenta disperatamente di lasciarsi alle spalle un passato non certamente esaltante».
«Resta una ultima questione, riguardante l'asserita mortificazione della comunità di Campora ad opera delle varie amministrazioni succedutesi alla guida della città di Amantea. Non è possibile totalmente escludere – tuona Pellegrino - che nel passato, certamente remoto, qualche episodio di insufficiente considerazione si sia realmente verificato. Tuttavia, la storia recente di Questa città, testimonia che Amantea, ha indirizzato la propria visione di futuro allocando le opere più importanti, PIP e Porto Turistico, proprio a Campora; ed ha adeguato la propria mission politica assegnando alla frazione un ruolo di comprimaria presenza nella scena amministrativa riconoscendo ed istituendo, iure condito, un Consiglio di Frazione, sebbene con semplice funzione consultiva. Per quanto attiene invece l'Amministrazione in carica, dal suo insediamento e fino ad oggi, non ha deflettuto di un passo rispetto all'impegno assunto verso la comunità. Impegno che intende comunque mantenere in futuro, a prescindere dagli sviluppi di questa particolare e, per alcuni versi, singolare questione. Il cui unico tangibile, pericoloso, attuale risultato è solo quello di arrecare grave turbativa agli equilibri ed alla pace sociale per come è possibile quotidianamente registrare».
«A stretto giudizio del sottoscritto - chiude rivolgendosi ad Occhiuto e Mancuso - tutta questa vicenda merita un riesame critico ed una approfondita revisione, finalizzati ad un cambio di direzione che non mortifichi le giuste aspettative di una città, non esponga gli Enti Sovraordinati ad ulteriori censure e consenta la riacquisizione di una pacificazione sociale che è presupposto indispensabile alla crescita ed allo sviluppo di una intera comunità da sempre accomunata da medesimi convergenti obiettivi. La disponibilità mia personale e dell’amministrazione che ho l’onore di guidare è tutta rivolta in tal senso».