Calabria ancora zona rossa? Per Spirlì è «tutta colpa del Governo»

Il presidente facente funzioni sulla (mancata) nomina del commissario alla sanità ritiene che la regione venga «rappresentata come uno Stato del quarto mondo dove inviare missionari o supereroi»

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di Redazione
27 novembre 2020
15:46
Il presidente facente funzioni della Calabria nino Spirlì
Il presidente facente funzioni della Calabria nino Spirlì

«A questo punto, se la Calabria dovesse rimanere zona rossa, la responsabilità sarebbe solo del governo, incapace di dare una guida alla sanità regionale». Lo afferma il presidente facente funzioni della Giunta regionale Nino Spirlì, in merito alle ultime vicende della sanità calabrese e, in particolare, alla mancata nomina del coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, come commissario ad acta.

 


Dopo la telefonata, intercorsa lo scorso 25 novembre, tra lo stesso Spirlì e il presidente del consiglio Giuseppe Conte, durante la quale era stata annunciata la nomina a commissario di Narciso Mostarda, sulla questione, spiega la presidenza della Regione, «è calato il silenzio, nonostante, per il bene dei calabresi, dalla giunta regionale fosse arrivato un parere favorevole»

 

«Il Governo – afferma Spirlì – non è riuscito a dare una amministrazione alla sanità calabrese e ha pure rifiutato la nostra disponibilità ad affiancarlo nella gestione del comparto. Così la poltrona di commissario ad acta è ancora vuota, e i cittadini, nel caso in cui la zona rossa dovesse essere prorogata, si ritroverebbero a pagare per colpe altrui».

 

«Tutto quello che i calabresi avrebbero dovuto fare in queste settimane – aggiunge il presidente facente funzioni – è stato fatto. Hanno rispettato il distanziamento, usato tutti i dispositivi di protezione individuale richiesti e abbassato le saracinesche delle loro attività commerciali, rischiando il tracollo. Quanto alla favola degli ospedali sull’orlo del collasso, si è smentita da sola, in quanto negli altri giorni la disponibilità di posti in terapia intensiva e sub-intensiva e di letti ordinari c’è sempre stata. Lo spauracchio della morte alle porte degli ospedali, quindi, è stato solo un espediente per rappresentare la Calabria come uno stato del quarto mondo in cui inviare medici missionari o salvatori muniti di super poteri».

 

«Resta l’amarezza, accompagnata dalla consapevolezza che, in terra di Calabria – conclude Nino Spirlì – i grandi geni nascono e, per quanto riguarda molti, restano. Mi auguro solo che il Governo, adesso, rifletta seriamente sulle proposte che abbiamo avanzato più volte ma che, purtroppo, non sono mai state ascoltate o prese in considerazione»

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