Callipo candidato e il Pd bifronte che lo ama (Guccione) e lo odia (Bruno Bossio)

Nel Pd nuove tensioni che si sviluppano intorno alla figura del governatore Oliverio dopo la discesa in campo dell'imprenditore vibonese. Il patto tra Zingaretti e il re del tonno per ostacolare la corsa del presidente uscente e tentare l’impresa

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di Enrico De Girolamo
30 novembre 2019
17:15
Enza Bruno Bossio, Pippo Callipo e Carlo Guccione
Enza Bruno Bossio, Pippo Callipo e Carlo Guccione

Enza Bruno Bossio: «Callipo è un riciclato del centrodestra. Vergogna!». Carlo Guccione: «Callipo candidato presidente è la soluzione vincente».
Sono le due facce della stessa medaglia, quel Pd bifronte continuamente sul punto di lacerarsi nell’ennesima scissione, incapace di offrire ai propri elettori (quelli che restano) una identità politica univoca.
La candidatura di Pippo Callipo ha sparigliato le carte, smuovendo la palude di una campagna elettorale che ad appena un mese dalla presentazione delle liste cominciava a puzzare per quanto stagnante e immota era l’acqua. Il masso lanciato dall’imprenditore vibonese ha provocato cerchi concentrici che stanno investendo come uno tsunami la politica calabrese, a dimostrazione che – fatta salava la caratura di Callipo – ci voleva davvero “poco” per smuovere questo pantano.

 


Le reazioni all’interno del Partito democratico sono speculari e inverse. Da una parte i sostenitori di Oliverio che già accarezzavano l’idea di vincere facile, con il governatore a dominare sulle macerie del suo stesso partito. Dall’altra tutti i dem che annaspavano in cerca di uno scoglio per non affogare, trascinati sul fondo delle percentuali elettorali dalle ambizioni di ricandidatura del presidente uscente.


Letteralmente avvelenata la parlamentare Pd Enza Bruno Bossio, moglie di Nicola Adamo e tutt’uno con l’Oliverio di governo. Sulla chat della direzione nazionale del partito non ha nemmeno tentato di nascondere la sua ira ed è sbottata senza mezze misure: «Candidare Callipo è un gave errore politico. Gravissimo errore politico! Riusciamo a candidare solo i riciclati del centro destra. Vergogna!».
Concetti espressi in maniera meno colloquiale nella nota diffusa dal fido Luigi Guglielmelli, il segretario della federazione provinciale del Pd di Cosenza: «Il segretario Zingaretti è evidentemente mal informato e mal consigliato sulla Calabria: la figura di Callipo infatti è storicamente legata alla destra calabrese. Cinque anni fa, alle scorse elezioni regionali calabresi, pubblicamente ha sostenuto la compagna di partito Wanda Ferro, candidata di Forza Italia e Fratelli d’Italia».

 

Sul fronte opposto, ma sempre nello stesso partito, c’è Guccione, che con Oliverio è ai ferri corti da tempo e in Consiglio regionale appare più come il capo dell’opposizione che come un membro della quasi-maggioranza.
«Chi pensava che la partita fosse già chiusa adesso dovrà ricredersi –afferma il consigliere in una nota - grazie all’encomiabile lavoro del Partito democratico e del suo segretario Zingaretti che insieme a Nicola Oddati e Stefano Graziano sono stati decisivi per la scelta della candidatura di Callipo. In Calabria si può vincere. Alcune dichiarazioni, anche nel campo del centrodestra (emblematica quella di Cristian Invernizzi, commissario calabrese della Lega, ndr), dimostrano nervosismo per tale scelta. Ci auguriamo che, insieme a noi, possa svilupparsi un confronto con le altre forze che governano il Paese. Un confronto che ci permetta di combattere insieme questa battaglia in Calabria puntando su Callipo, un candidato di alto profilo».

 

Due posizioni diametralmente opposte, quella della Bruno Bossio e di Guccione, che però svelano il segreto di Pulcinella: alla base del ripensamento di Callipo c’è la pressione del Partito democratico. Ormai con l’acqua alla gola e sul punto di affogare nelle sabbie mobili alimentate dall’ostinazione di Oliverio, il Nazareno ha giocato l’ultima carta, mettendo in atto una moral suasion che ha sortito i suoi effetti. Fare gli schizzinosi e indugiare sul fatto che Callipo ha sostenuto a suo tempo Wanda Ferro, come ricorda Guglielmelli, avrebbe voluto dire rifiutare l’unico salvagente disponibile perché non era gradito il colore.
Ben poco conta, allo stato, anche che il 12 novembre scorso Callipo aveva rinunciato a correre, dopo aver atteso invano l’investitura dei Cinquestelle, auspicata fino all’ultimo da Nino De Masi, l’imprenditore anti-racket di Gioia Tauro che ha tentato invano i grillini a non correre da soli. Probabilmente c’è anche molta farina del suo sacco nella decisione del re del tonno di tornare in pista.
Callipo e il Pd anti-Oliverio, insomma, condividono l’ultima spiaggia. Entrambi sanno di non avere alternative se vogliono puntare alla Regione e stanno in piedi solo abbracciandosi, ognuno sulla sua gamba.

 

degirolamo@lactv.it

 

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