CATANZARO - "L'iter che porto' alla nomina di Alessandra Sarlo fu completamente legittimo quanto alla partecipazione degli assessori regionali della Calabria Mario Caligiuri, Piero Aiello e Francesco Pugliano". E' questo, in sintesi, quanto emerso dalle testimonianze dei tre componenti l'esecutivo che oggi sono stati sentiti nel processo a carico dell'ex presidente della giunta regionale della Calabria, Giuseppe Scopelliti, e dell'assessore al personale, Domenico Tallini, rinviati a giudizio per rispondere di abuso d'ufficio a seguito dell'inchiesta sulla nomina della stessa Sarlo a dirigente del Dipartimento controlli della Regione. Affiancati dai rispettivi legali (Andrea Gentile per Aiello, Nunzio Raimondi per Caligiuri, Maria Grazia Corigliano per Pugliano) poiche' inizialmente erano stati indagati nella medesima inchiesta prima di uscirne completamente, gli assessori hanno ribadito che la loro partecipazione all'emissione della delibera fu del tutto corretta, avendo loro solo valutato positivamente l'opportunita' di nominare la Sarlo in quanto esterna alla Regione in un ruolo che, comportando una funzione di controllo sui dirigenti, sarebbe stato rischioso attribuire ad un interno. 

Alessandra Sarlo, ex commissario dell'Asp di Vibo Valentia è finita sotto i riflettori a seguito del coinvolgimento del marito, il giudice Vincenzo Giglio, arrestato il 30 novembre del 2011 nell'operazione "Infinito" – che ha portato alla cattura  di boss e gregari del clan Valle-Lampada. Giglio, dopo aver rimediato una condanna a quattro anni e sette mesi in primo grado, è stato di recente condannato in Appello dal Tribunale di Milano a quattro anni e cinque mesi di reclusione.
L'ex giudice è finito nei guai per notizie riservate su indagini in corso che avrebbe fornito al consigliere regionale Franco Morelli – anche lui condannato in Appello, ma a 8 anni e 3 mesi – in cambio della nomina a commissario dell'Asp di Vibo Valentia della moglie, Alessandra Sarlo.