Elezioni comunali

Catanzaro caput mundi, 23 liste e un esercito di candidati: la metà di quanti si presentarono a Roma

La tornata elettorale nel capoluogo calabro si appresta a stracciare ogni record. Il confronto con le elezioni nella Capitale restituiscono un quadro numerico surreale: 57mila aventi diritto al voto catanzaresi contro oltre 2 milioni di romani

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di Danilo Colacino
14 maggio 2022
11:29

Dopo la solita "due giorni" riservata alla presentazione delle liste per Palazzo De Nobili a un mese scarso dall'appuntamento con le urne sono come ovvio stati cristallizzati i dati diffusi da LaC giovedì scorso, che non possono non balzare agli occhi peraltro in tempi di marcata disaffezione nei confronti della politica. Il riferimento è, ad esempio, al confronto, sotto certi aspetti impietoso, con Roma. Una metropoli che per poco non tocca quota 3 milioni di abitanti con una popolazione avente diritto al voto pari a circa 2 milioni e 100mila unità (a Catanzaro sono invece più o meno 57mila) e questi numeri - messi a paragone - fatti registrare ai nastri di partenza. Una sorta di anomalia, pur non dimenticando che in democrazia il diritto di elettorato passivo non si può di sicuro limitare. Se non a noma di legge. Ma, quelle dei Tre colli, restano proporzioni e percentuali francamente del tutto insolite e forse abnormi.

In particolare nel "giochino dello specchio" con la Capitale. Si tratta, nello specifico, dei 22 pretendenti alla carica di sindaco (dei quali appena 4 competitivi con i restanti 18 alla fine arrivati al massimo allo 0,6 dei consensi) contro i 6 del capoluogo, ovvero circa un quarto; degli oltre 1.800 candidati a fronte dei quasi 750 catanzaresi (incredibilmente non molto meno della metà dei colleghi romani, dunque) e soprattutto delle 39 liste rispetto a 23 (che però avrebbero dovuto essere 24, considerato come una pur annunciata e mostrata con tanto di simbolo in ultimo non sia stata presentata facendo scendere una coalizione da 6 a 5 compagini a sostegno).


Comprensibile quindi che, alla luce di tale scenario, inizi a montare l'interesse dei media nazionali per il curioso "Caso Catanzaro" con la carica dei mille circa (anche qui un quarto in meno per la verità) aspiranti consiglieri. Che, e ci sono i riscontri su questo, se non fosse per l'immane tragedia della guerra in Ucraina, chiaramente in grado di monopolizzare i palinsesti televisivi, avrebbero già mandato i loro inviati e riproposto l'inedita questione nei talk. Tant'è vero che qualcuno di loro ha contattato i colleghi locali per chiedere maggiori ragguagli e informazioni. E il motivo è presto detto: la tornata del prossimo 12 giugno sarà in altre parole da record con (come premesso) 23 liste allo start, vale a dire due in più del 2017 (in cui furono 21) e una in più del 2006 (allora ce n'erano 22), cioè l'anno in cui alle Comunali del capoluogo venne dedicata un'intera puntata di una trasmissione quale Pane e Politica.

Il fortunato programma di Riccardo Iacona, che 16 anni fa mise appunto in luce l'esorbitante numero di persone in competizione per un posto nella civica assise. I catanzaresi, insomma, quando si vota per l'assemblea cittadina rispondono sempre alla grande, riscoprendo un amore, irrefrenabile, per la propria terra. Sono infatti parecchi, tanti davvero, a volersi impegnare per cambiare le cose che non vanno.

Forse troppi però, considerato quanto succede (ma sarebbe meglio dire non accade) nei restanti anni quando non si tengono le elezioni. Lo si evince pure dagli immancabili social in cui la maggior parte delle persone non in lizza direttamente o, per così dire, attraverso un loro familiare o dante causa ironizzano sulla caccia alla preferenza. Una ricerca spasmodica. Inevitabile, però. A causa dell'impellente necessità di andare ben oltre i 75 cittadini aventi diritto al voto che, soltanto in base alla media come ovvio, toccherebbero (sulla carta, lo si ribadisce) a ogni papabile consigliere il quale, sulla scorta delle normative di recente entrate in vigore, si assicurerà anche un nient'affatto disprezzabile compenso mensile (parificato ormai a un vero e proprio stipendio in termini economici) per i cinque anni nei quali dovrà impegnarsi a fondo per cambiare il volto della città, per come promesso almeno al momento da tutti i candidati indistintamente.

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