Catanzaro, il consigliere Pisano: «Abramo è il numero uno, il suo modello valido per tutta la Calabria»

INTERVISTA | L'amico di molti per cui è semplicemente Giuseppe, vecchio militante di estrema sinistra ma adesso più abramiano del sindaco stesso. Che promuove con la lode, bacchettando chi lo contesta e i colleghi dimissionari

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di Danilo Colacino
19 luglio 2021
12:30
Il consigliere Pisano
Il consigliere Pisano

Aperto, franco, leale e sempre disponibile. Se lo bacchetti in un articolo, non se la prende. Mai. E appena ti incontra, ti accoglie con un gran sorriso. Il riferimento è al consigliere comunale di Catanzaro, Giuseppe Pisano, con il quale è dunque pressoché impossibile polemizzare. Un passato - abbastanza recente peraltro - da militante di sinistra, estrema persino, ma di certo un presente e molto probabilmente un futuro da abramiano doc, più sergiano di Abramo stesso in sostanza. Perché all’azione amministrativa del sindaco del capoluogo, Pisano si è votato. Anima e corpo. Tanto da parlare di “Modello Catanzaro” da esportare oltre il Sansinato (nome dell’unica galleria da cui si entra ed esce dai Tre Colli, almeno in direzione autostrada, simile alle Colonne d’Ercole del “vecchio mondo conosciuto”, ndr).

Un assist per un primo cittadino con velleità da uomo di punta della Regione. Ecco il motivo per cui, se gli chiediamo la ragione per cui si sentono tante critiche sul suo Sergio preferito, risponde in maniera secca ma puntuale con una giaculatoria di opere da lui realizzate: «Agenda urbana con quanto ne conseguirà, la costituzione della prima Ato calabrese, una discarica perfettamente funzionante, i finanziamenti per Lido con un grande lavoro anche per reperire i fondi utili a mettere mano al depuratore situato all’ingresso del quartiere marinaro e così via. Potrei continuare all’infinito, mi fermo qui. E muovo soltanto un appunto alla comunicazione inadeguata, soprattutto da parte di alcuni membri della Giunta che non fanno conoscere alla gente l’impegno profuso».



Suvvia, non vorrà imitare Benigni in versione Johnny Stecchino che a inizio anni ’90 rinveniva nel traffico l’unico problema di Palermo così come lei lo fa per il capoluogo, parlando di “mancata pubblicità”?
«E invece le ribadisco che è così. Considerato come non si esaltino affatto i tanti punti di forza della città e di chi ha l’onere, oltreché l’onore, di governarla mentre a tenere banco sono il sacchetto di spazzatura gettato a terra dal residente cafone di una determinata zona e il cespuglietto qua e là non tagliato. Quando al contrario basterebbe sbandierare i conti in ordine, che qualcuno strumentalizzando i dovuti accertamenti della Corte dei Conti ha provato a far passare per altro mettendo in dubbio le capacità gestionali di Abramo. Che però, ripeto, è, e resta, un amministratore di prim’ordine».


Sarà… ma se uno mette piede a una qualunque seduta del civico consesso vede fuoco e fiamme. Possibile che diversi membri dell’opposizione e alcuni, addirittura di maggioranza, facciano ammoina e basta?
«Mi creda, chiunque siede lì sa bene come vanno le cose e che questioni quali la raccolta rifiuti, il verde pubblico, il bilancio o ancora la talvolta ricorrente mancanza d’acqua, in particolare durante la stagione estiva allorché quest’inconveniente è più facile accada, siano problemi contingenti, talora fisiologici e comunque spesso risolvibili in tempi brevi, o addirittura fatti del tutto distorti dovendo inscenare il gioco delle parti. Ma appena l’arbitro emette il triplice fischio, ovvero finisce il Consiglio, torna l’armonia fra quasi tutti noi. È un fatto risaputo, specialmente nella maggioranza in cui ognuno risponde al proprio leader. Motivo per cui si fa un po’ di chiasso, forse per ottenere qualcosa per la zona in cui si opera, però nulla di più».


Prendiamo per buona la sua ultima affermazione, resta il fatto che non può negare come uno, se non un paio, di esponenti dell’opposizione a Palazzo De Nobili alle Regionali faranno parte del centrodestra. In che termini la spiega tale incongruenza al di là della “flessibilità” della politica a cui lei si richiama di sovente?
«Mi consente una battuta, che però al solito nasconde un fondo di verità? ».
Prego.
«Se il collega a cui lei allude vincerà le elezioni e troverà posto in ambito regionale (Sergio Costanzo, ndr), finiranno subito i consueti articoletti sulla stampa. Senza contare che, secondo l’andazzo ormai invalso da qualche periodo, darà pure le dimissioni dal Comune, lasciando spazio al primo dei non eletti della lista di cui è espressione. In caso contrario seguiteremo ad avere una spina nel fianco. Ma, ribadisco: alla fine della fiera, cosa vuole che cambi…».


Abbiamo capito, insomma per lei, è Abramo forever?
«Senza dubbio. Sempre e per sempre. È il numero uno. E lo stimano ovunque, anche a Roma. Dove tuttavia qualcuno non ci ama, avendoci bloccato i finanziamenti del Porto per la Valutazione di impatto ambientale (Via, ndr) che non so se sia stata chiesta per analoghe infrastrutture calabresi. Eppure è dall’epoca della presidenza Scopelliti, quando il ministro competente era lo scomparso Altero Matteoli, che nel capoluogo si lavora per centrare quest’importantissimo obiettivo. Che, mi sia consentito dirlo, probabilmente spaventa in parecchi, “forestieri”, per le sue indubbie ricadute».


Prima di concludere la nostra chiacchierata, in ragione dell’ecumenismo che ha professato, ci spiega l’attacco in Aula contro il dimissionario Demetrio Battaglia?
«Il mio è stato un giudizio severo, lo ammetto, tuttavia sacrosanto. Ha consumato il delitto politico perfetto, non onorando il mandato che gli elettori gli hanno conferito nel 2017. Altro che forfait dovuto a Gettonopoli (l’inchiesta sul Municipio inerente ai gettoni di presenza nelle commissioni consiliari e le cosiddette assunzioni fittizie, ndr). La realtà è che ha preferito servire la patria (è ciclicamente all’estero in missione con l’esercito, pur essendo un avvocato e non un militare di professione, ndr) invece di Catanzaro. Scelta anche legittima, per carità. Ma almeno avesse detto la verità, non avrei avuto di che obiettare. E non è finita qui, considerato come siano note le effettive motivazioni di molte fuoriuscite, anche “eclatanti”, dal Consiglio dell’ultimo periodo, mascherate in mille modi, ma che si prefiggono il fine esclusivo di dare il contentino a chi è rimasto fuori, magari per una manciata di preferenze. Gente che, da qui a poche settimane, sarà precettata per fare campagna elettorale in favore di chi gli ha appunto lasciato il posto o per il suo dante causa in vista della sempre più imminente tornata per il rinnovo dell’Esecutivo in Cittadella e dell’assemblea di Palazzo Campanella. Altro che storie. È così e lo sanno pure i bambini».

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