Catanzaro, polveriera centrodestra. E le dimissioni di Sculco alimentano analisi strumentali

L'uscita dalla giunta Abramo viene giustificata da alcuni dal presunto scarso peso elettorale del professionista in vista delle Regionali. Una tesi funzionale alle ambizioni di altri

di Danilo Colacino
18 giugno 2021
16:54

Polveriera centrodestra a Catanzaro (situazione analoga nel centrosinistra) dove l’ultima notizia è un… pettegolezzo. E già, perché dall’aria che si respira a tenere banco è la guerra per la successione di Sergio Abramo. Che per quanto lo riguarda lascerà una maggioranza a brandelli, pur non volendolo, quasi esclamando sornione: «Dopo di me, il diluvio!».

Questo poiché nessuno vuol dare via libera all’attuale presidente del Consiglio Marco Polimeni, tranne i “suoi” che comunque non sono pochi e privi di potere. Al di là di tutto, Polimeni seguita intanto a sognare la poltrona a fianco (o sopra) alla sua, a seconda della disposizione in Aula, dove accomodarsi in barba a tutti i possibili scenari alternativi. E chissà non la spunti. Ma senza trovare tappeti rossi ad accoglierlo, considerato come ci sia un importante pezzo della coalizione a cui l’ambizioso esponente aielliano non piace. Neppure un po’. Da qui la soluzione Alessio Sculco, molto meno divisiva, pur se con un candidato non “mediatico” e avvezzo alla frequentazione della stanza dei bottoni a differenza del competitor.


Comunque sia, il profilo sculchiano è quello di un professionista serio, disponibile al dialogo, e quindi parecchio benvoluto. Ma soprattutto nient’affatto criticato come assessore alle Attività produttive (carica da cui si è dimesso a inizio settimana). E il suo nome, che abbiamo visto essere credibile e degno di considerazione nella trattativa per decidere a chi affidare il testimone per il post-Abramo, è tuttavia diventato oggetto di un pettegolezzo di cui nessuno si attribuisce per ora la paternità. La diceria, forse non del tutto infondata, è questa: «Bisognerebbe spiegare il motivo per cui qualcuno pensa a promuovere Sculco, dopo averlo bocciato ed estromesso dalla Giunta?». Domanda legittima, anche se evidentemente strumentale e utile a quanti la pongono.

Sì, proprio così, dal momento che - parliamoci chiaro - la motivazione addotta dal diretto interessato per giustificare la fuoriuscita dall’esecutivo abramiano «impegni professionali» non ha convinto. Nessuno. Nemmeno un istante. La verità, infatti, è che forse, anzi senza il forse, come accade nei periodi preelettorali si iniziano a fare calcoli in termini di voti da portare ai vari “mulini”, e Sculco non ne avrebbe abbastanza, in vista delle Regionali, da rendere conveniente in termini elettorali la sua permanenza nell'Esecutivo. Almeno questo è ciò che viene ventilato da chi ha messo in giro la voce.
Una partita, quella per un posto al sole a Palazzo Campanella e alla Cittadella, che ha peraltro letteralmente vampirizzato l’attività e il livello d’attenzione sul Comune da circa tre anni.

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