Nel cuore della Calabria grecanica, dove la lingua antica ancora vibra tra pietre e ulivi, Bova ha vissuto una giornata dal forte valore identitario e simbolico. Nella cornice del suo borgo, culla della memoria ellenofona, si è svolta la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria all’europarlamentare greca Eleonora Meleti.

Un gesto carico di significato, che rinsalda il legame tra due popoli storicamente fratelli e rilancia una visione europea costruita sulle radici e sul dialogo tra culture.

Grecia e Calabria si sono idealmente ritrovate, in un abbraccio che ha superato confini e decenni, restituendo alla politica il suo volto più autentico: quello che ascolta, custodisce e progetta a partire dalla storia.

Bova accoglie Eleonora Meleti

L’ingresso nel borgo ha avuto il passo lento delle giornate che contano. Eleonora Meleti, accanto all’europarlamentare Giusi Princi, è stata accolta all’ingresso del borgo dal primo cittadino Santo Casile, che ha omaggiato la parlamentare ellenica con un saluto in lingua greca di Calabria, in un clima sospeso tra calore comunitario e senso istituzionale. Il Sindaco ha guidato quindi la delegazione verso la prima tappa della giornata, il Museo della lingua greco-calabra “Gerard Rohlfs”, spazio vivo di memoria e studio, dove le eurodeputate sono state accompagnate in una breve visita dalla consigliera delegata Lucia Petrulli. Un gesto denso di significato: entrare a Bova passando dalla sua lingua più profonda. Momento importante a cui ha partecipato anche il presidente della Fondazione Greca di Calabria, Nino Spirlì.

Poi, il cammino verso il cuore del paese. A guidarlo, la banda musicale “Città di Bova”, in un corteo che ha attraversato la via principale fino a Piazza Roma. Davanti alla sede del municipio, gli inni nazionali – greco e italiano – hanno suggellato un passaggio formale ma tutt’altro che vuoto: la storia che torna a risuonare nei suoi luoghi.

Nel municipio, nella Sala del Consiglio comunale, si è tenuta la cerimonia ufficiale. Presenti autorità civili e militari, rappresentanti istituzionali, sindaci dell’area grecanica e associazioni grecofone, per un conferimento che ha unito il gesto simbolico all’urgenza di un progetto politico-culturale concreto. Il nome di Eleonora Meleti da ieri è inciso nella storia di Bova.

A prendere la parola, nella parte centrale della cerimonia, è stato infatti il sindaco di Bova Santo Casile, che ha espresso il senso profondo del conferimento, ricordando il valore identitario che lega la sua comunità alla Grecia: «Bova è una terra che non custodisce soltanto memoria, ma ne fa progetto quotidiano. Il greco di Calabria non è una lingua del passato: è ancora oggi il suono delle nostre case, il segno delle nostre relazioni, il respiro della nostra storia». Nel suo intervento – pronunciato in doppia lingua, greco e italiano – Casile ha evidenziato come la presenza dell’on. Eleonora Meleti rappresenti «un riconoscimento reciproco tra due comunità che non hanno mai smesso di camminare insieme, anche nei silenzi della geografia».

A conclusione del suo intervento, il primo cittadino ha dato lettura della motivazione ufficiale con cui, a seguito della votazione unanime del Consiglio comunale, è stata conferita la Cittadinanza Onoraria all’on. Eleonora Meleti. Un atto che sancisce il legame tra la Repubblica Ellenica e l’Area Grecanica, nel segno di un impegno comune per la tutela delle lingue madri, la valorizzazione delle radici e la costruzione di relazioni capaci di illuminare il cammino di due popoli storicamente fratelli.

Giusi Princi: «Da oggi l’Europa parla anche in grecanico»

Non è solo una cittadinanza onoraria: è l’inizio di un percorso istituzionale tracciato con precisione, con radici profonde e obiettivi concreti. Lo ha ribadito con forza Giusi Princi, europarlamentare calabrese e vicepresidente dell’Intergruppo del Parlamento europeo per le Regioni Costiere e Insulari, da sempre impegnata nella valorizzazione delle minoranze. «Lo avevo promesso e oggi mantengo la parola – ha esordito – perché questa terra merita una rappresentanza che sappia difendere le sue radici, i suoi diritti e il suo futuro».

Il conferimento a Eleonora Meleti è stato definito «un atto dovuto», ma anche l’avvio di una nuova fase di cooperazione istituzionale: dalla candidatura ai fondi europei per i gemellaggi (bando in scadenza il 17 settembre), alla richiesta già inoltrata per l’istituzione di un consolato onorario greco in Calabria, passando per il rafforzamento della presenza diplomatica e culturale.

Giusy Princi ha rimarcato come «l’Europa possa e debba diventare strumento di sviluppo vero per territori come l’Area Grecanica», a patto che ci sia una visione concreta e una rete istituzionale solida. In questo, Eleonora Meleti è chiamata a diventare ambasciatrice attiva di un’identità condivisa, non solo sul piano simbolico, ma nelle sedi in cui si decide il futuro delle minoranze e delle culture.
«Non possiamo più permetterci di vivere il patrimonio grecanico come un ricordo – ha aggiunto –. Deve diventare una leva di crescita, una risorsa educativa, una piattaforma di dialogo tra popoli. E per farlo serve concretezza, serve Europa, serve un’azione strutturata. Che da oggi, con Eleonora, inizia».

Eleonora Meleti: «Qui sento di tornare in un paese dell’anima»

L’emozione, nel volto di Eleonora Meleti, non ha mai lasciato spazio al cerimoniale. Il suo è stato un discorso sentito, personale, identitario, che ha tenuto insieme la consapevolezza del ruolo e il battito dei ricordi. «È un grande onore – ha detto – ma anche una profonda emozione quella che mi lega oggi a Bova. Per me è come tornare in un paese dell’anima».

Nel suo intervento – in parte in italiano, in parte in greco – ha ripercorso il legame tra Grecia e Calabria come filo vivo della storia europea. Ha parlato dei coloni, dei monaci, della lingua sopravvissuta tra i monti e i paesi, e ha aggiunto: «Abbiamo il dovere, da greci ed europei, di sostenere questa eredità. La lingua, le canzoni, la coscienza identitaria dei vostri figli sono parte della nostra continuità».

Il ricordo è tornato alla Cefalonia dell’infanzia, dove da bambina durante le vacanze sentì per la prima volta parlare italiano: «Fu lì che chiesi a mia madre di studiare questa lingua. Mai avrei pensato che un giorno, in questa lingua, avrei ringraziato un popolo che oggi sento mio». Ha ricordato anche i suoi anni di studio a Ferrara, quasi un preludio involontario a ciò che sarebbe accaduto molti anni dopo.

Poi un passaggio sentito sull’on. Giusi Princi, definita «una donna dei fatti, competente e sincera, che lavora con il cuore e che ama profondamente la Calabria, l'Italia e l'Europa».

Nel finale, la promessa: onorare la cittadinanza non solo con parole, ma con impegno costante in Europa per la tutela delle minoranze, per il riconoscimento dell’identità grecanica, per il sostegno concreto ai territori. «Questa storia non può chiudersi: dobbiamo far sì che la Grecia e la Calabria restino un unico racconto».

Scuola, lingua, identità: il museo come punto di partenza

A restituire la dimensione educativa e culturale dell’intera giornata è stata Margherita Festa, responsabile delle attività con le scuole e le Università presso il Museo della Lingua Greco-Calabra “Gerard Rohlfs”. Il suo intervento ha riportato l’attenzione su un nodo fondamentale: trasmettere la grecità non solo come patrimonio, ma come coscienza viva. «Studiare la lingua grecanica significa ritrovare sé stessi - ha detto -. I nostri ragazzi faticano spesso a capire ciò che li circonda. E allora serve fornire strumenti per decifrare il territorio, per riconoscersi».

Il museo, ha ricordato, non è soltanto uno spazio espositivo: è il centro di un progetto formativo ambizioso, che da due anni coinvolge scuole, studenti e docenti universitari in un percorso a costo zero. Archeologi e linguisti si mettono a disposizione degli istituti per portare dentro le aule la storia, la lingua, i simboli della civiltà grecanica. L’obiettivo dell'impegno è quello di radicare nei giovani una consapevolezza nuova, che superi il folclore e si trasformi in appartenenza profonda.

Nel suo discorso ha citato anche i gemellaggi internazionali, desiderati da anni e oggi finalmente a portata di mano: «L’Europa parla sempre più di internazionalizzazione. Ma per noi non è un concetto vuoto: vogliamo che i nostri studenti possano camminare nei luoghi che sentono propri, anche se oggi sembrano lontani. Grecia e Calabria non sono altrove. Sono dentro di loro».

Gianfranco Marino: «Bova al centro dell’Europa, con la forza della sua identità»

Per Gianfranco Marino, vicesindaco di Bova, la giornata del 5 luglio non è stata solo un’occasione solenne, ma un punto di svolta nella traiettoria istituzionale e culturale del borgo grecanico. Il suo intervento ha tenuto insieme emozione e visione, appartenenza e strategia. «Oggi Bova è al centro dell’Europa, e non per una celebrazione simbolica, ma per la forza concreta della sua identità», ha detto.

Marino ha parlato di un legame antico con la Grecia, mai interrotto, che ora trova una nuova forma di rappresentanza dentro le istituzioni europee, grazie alla cittadinanza conferita a Eleonora Meleti. Ma soprattutto ha rivendicato il valore di ciò che sta accadendo. «Non è solo un omaggio: è un’alleanza. E da domani sarà un piano di lavoro, con obiettivi precisi, tempi chiari e protagonisti reali».

Nel suo discorso ha posto l’accento sul ruolo della scuola, dell’educazione, della trasmissione culturale: «Partiremo dai più giovani, perché lì si gioca il destino della nostra lingua e della nostra coscienza collettiva». Con Meleti e Princi – ha spiegato – si costruirà una rete progettuale permanente, che guarderà ai fondi europei, ai gemellaggi internazionali, allo scambio di buone pratiche tra territori.

Ma c’è stato spazio anche per una riflessione più intima, quasi personale, sul significato del momento vissuto: «Bova oggi non chiede. Oggi propone. Offre la propria storia, le proprie radici, la propria visione. E si mette in cammino».

Un passaggio chiave, che restituisce la misura di una leadership silenziosa ma determinata, capace di costruire ponti senza rinunciare alla profondità del proprio territorio, lasciando una direzione politica intrapresa nitida: fare della grecità calabrese una piattaforma europea stabile, inclusiva, operativa.

Da Bova, un messaggio all’Europa: la memoria non è un esercizio del passato

Ci sono giornate che non si archiviano. Rimangono. E quella vissuta a Bova il 5 luglio sarà ricordata non per la cerimonia in sé, ma per ciò che ha saputo mettere in movimento: relazioni, visioni, reti, alleanze. Il conferimento della cittadinanza onoraria a Eleonora Meleti è stato il gesto simbolico di un territorio che sceglie di non rassegnarsi alla marginalità, ma di parlarsi e farsi ascoltare nella lingua dell’Europa.

Il legame tra Grecia e Calabria, tra Atene e l’Aspromonte, tra lingua e politica, non è folklore da difendere: è materia viva. È la radice che si trasforma in ramo, che si offre come ponte. Perché non si tratta solo di conservare. Si tratta di generare futuro. E di farlo qui, nei borghi, nelle scuole, nei consigli comunali, nei musei, dove la storia non si celebra, ma si abita.

Bova ha detto con chiarezza cosa vuole diventare: centro attivo di cooperazione culturale, cuore pulsante di una strategia mediterranea fondata su identità, sviluppo e partecipazione.
E lo ha fatto aprendo le sue porte, parlando con la sua lingua, e scegliendo una voce nuova ma profondamente familiare – quella di Eleonora Meleti "in coro" con la collega Giusy Princi – per portare tutto questo in Europa.

In fondo, è questa la lezione che arriva dai luoghi “piccoli” (e Bova lo è solo di dimensione): che la memoria non è un esercizio del passato, ma una promessa che ha ancora molto da dire. E che se accompagnata da chi ha il coraggio di crederci, può trasformarsi in destino.

A suggellare la serata, lo spettacolo teatrale “Persefone, il ritorno”, curato da Serena Cara, Pietro Adorato e Antonio Barresi: un racconto artistico e simbolico che ha rievocato, tra luci e parola, il mito e il ritorno, la discesa e la rinascita.

Un omaggio visivo alla grecità come forza ciclica, viva, capace di attraversare millenni e ritrovarsi intatta in una piazza, sotto le stelle di Bova.