Elezioni Calabria

Comunali, centrodestra spaccato nelle città più grandi: l’effetto Occhiuto è finito

La coalizione è divisa in tutta Italia. In Calabria esplode il caso Catanzaro, con Fdi opposta a Lega e Fi. Ma le contraddizioni emergono anche ad Acri, Villa San Giovanni, Soverato e Paola

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di Pietro Bellantoni
11 maggio 2022
06:30

La corazzata è diventata una flottiglia. Nelle principali città chiamate al voto del 12 giugno, i partiti del centrodestra sono ormai barche che seguono rotte autonome, spesso a rischio collisione con gli stessi alleati.

L'unità granitica della coalizione, ri-sperimentata alle ultime Regionali di ottobre, pare già un lontano ricordo. Lo stesso Roberto Occhiuto, dopo il trionfo alla guida dei partiti, una volta indossati i panni di governatore ha smesso quelli di ammiraglio del centrodestra, di fatto abbandonandolo al suo destino. Con esiti potenzialmente disastrosi nei principali centri che rinnoveranno i propri consigli comunali, a partire da Catanzaro. L'effetto Occhiuto, insomma, potrebbe già essersi esaurito.


Crisi nazionale e regionale

Il conflitto in atto a livello nazionale tra Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia trova il suo riflesso fedele anche in Calabria e potrebbe avere un peso decisivo non solo nelle elezioni del capoluogo di regione, ma anche in quelle di Acri (21mila abitanti), Paola (16mila), Villa San Giovanni (13mila) e Soverato (8.841). Tutti centri medio-grandi i cui esiti elettorali daranno una fotografia fedele del reale stato di salute di partiti e coalizioni, quando ormai manca un anno all'appuntamento più importante, le Politiche 2023.

L'incontro non si fa

Sabato prossimo (alle ore 12) scade il termine per la presentazione delle liste, ma al momento è improbabile che a Roma si imponga una pax capace poi di estendersi anche in Calabria.

Le scorie post-Quirinale non sono ancora state smaltite e così il tanto atteso vertice tra Meloni, Salvini e Berlusconi non ha ancora una data, né sembra che i tre leader scalpitino per trovare una sintesi.

Ieri, poi, la situazione è peggiorata ancora, dopo che la Camera ha bocciato la proposta di legge di Fdi per l’elezione diretta del capo dello Stato. La “madre di tutte le riforme”, come l’aveva definita la stessa Meloni, prima firmataria del testo, è stata affossata dal voto di Pd, M5S e Leu ma anche dalle numerose assenze dei deputati di Lega e Fi. Uno smacco destinato ad avere conseguenze.

Eppure, soprattutto al Sud, la situazione è sul punto di degenerare. In Sicilia, malgrado l'accordo sul candidato sindaco di Palermo (Roberto Lagalla), resta aperta la partita per le Regionali. Lega e Fi continuano infatti a dire no alla ricandidatura di Nello Musumeci, sostenuto invece da Fdi. Non va meglio nelle città capoluogo di provincia, dove le alleanze sono tanto incerte quanto variabili: a Messina, meloniani e berlusconiani stanno insieme (il candidato è Maurizio Croce), mentre la Lega balla da sola (Federico Basile). A Verona, Fi è contro la ricandidatura dell'uscente Federico Sboarina, di Fdi. Situazione rovesciata a Parma, dove i fratellisti si oppongono all'azzurro Pietro Vignali. A Viterbo, invece, la coalizione è divisa in tre tronconi.

Stesso caos nella più importante piazza calabrese.

Caos Catanzaro

A Catanzaro i candidati di centrodestra saranno addirittura tre. Uno è l'ex dem Valerio Donato, appoggiato, tra gli altri, da Fi e Lega; un altro è Antonello Talerico, già candidato berlusconiano al Consiglio regionale (ora è in Azione di Carlo Calenda), che ha al suo fianco l'ex coordinatore provinciale di Fi Mimmo Tallini, da poco entrato in Noi con l'Italia; il terzo tocca a Fdi e Coraggio Italia. Dopo i ritiri di Filippo Pietropaolo di Rino Colace, la commissaria regionale dei meloniani, Wanda Ferro, ha infine deciso di impegnarsi in prima persona e di accettare la candidatura a sindaco, così come le chiedevano da settimane diversi colonnelli del partito calabrese.

Sarà dunque la deputata catanzarese a rappresentare, almeno fino al primo turno, il polo alternativo «alle coalizioni attualmente in campo» e, in particolare, a quello di Lega e Fi.

Per Ferro non è stata una decisione semplice. Secondo indiscrezioni ricorrenti, la commissaria - agli albori delle trattative - avrebbe preferito traghettare il suo partito nello schieramento di Donato, suo amico di lunga data nonché suo avvocato di fiducia.

Lo stato maggiore meloniano, dopo un temporaneo imprimatur, ha però poi deciso di tagliare i ponti con il docente della Umg per via del suo passato smaccatamente di sinistra. Meloni, che aspira a diventare premier da capo dei conservatori italiani, non avrebbe certo avuto vita facile nel giustificare il sostegno a uno storico esponente del Pd che ha stracciato la tessera a campagna elettorale in corso.

Occhiuto e Pietropaolo

Anche la vicenda dell'assessore regionale Pietropaolo non sembra essere stata gestita al meglio. La possibile discesa in campo di un esponente di una Giunta politica di centrodestra, negli ambienti della politica, non è stata interpretata come una mossa geniale.

Tant'è che Occhiuto è riuscito a stroncare il progetto con poche parole: Pietropaolo si candida? Auguri, ma gli ritiro le deleghe. Un avvertimento che ha centrato il bersaglio. Il problema politico, tuttavia, rimane.

L'eventualità di togliere le deleghe a un candidato che avrebbe potuto usare il suo potere per fare campagna elettorale non risolveva il caso e non riportava ordine nel centrodestra. Dove Fdi è tuttora un partito alleato (in Regione) e un avversario (a Catanzaro e non solo). Un paradosso che diventa ancora più grande con la candidatura di Ferro, che dei meloniani è il capo regionale. Come farà Occhiuto a giustificare la presenza in Giunta e nella maggioranza in Consiglio di un partito che si è opposto alla coalizione nella città capoluogo?

Gli altri centri

Catanzaro è solo il caso più eclatante, ma dal nord al sud della Calabria sono diverse le contraddizioni del (fu) centrodestra.

Ad Acri, in provincia di Cosenza, il centrodestra ufficiale non esiste più. La candidata sindaco Anna Vigliaturo, sedotta e abbandonata, sarebbe dovuta essere supportata da Fi e Fdi, che hanno infine deciso di mettere i rispettivi simboli nel cassetto e di entrare a far parte della proposta civica di Natale Zanfini. Perfino il coordinatore locale di Fdi, nonché consigliere provinciale, Salvatore Palumbo, dovrebbe essere candidato con Zanfini in una lista senza marchio politico.

A Villa San Giovanni, nel Reggino, è in atto una faida tra il coordinatore provinciale di Fi, il deputato Francesco Cannizzaro, e l'ala che fa capo al senatore azzurro Marco Siclari. Cannizzaro e il “suo” candidato sindaco, Marco Santoro, dovrebbero infine avere la meglio. Ma c'è un altro fronte aperto, visto che i vertici locali di Fdi stanno ragionando sulla possibilità di correre da soli.

A Soverato, nel Catanzarese, l'Udc ha abbandonato il tavolo delle trattative in aperto scontro con Fi. A Paola, il centrodestra cosentino schiera Emira Ciodaro, che tuttavia non potrà contare sui voti di Fdi, deciso a puntare su Giovanni Politano.

E se il centrodestra a Roma non se la passa per niente bene, in Calabria la coalizione è ormai una ex corazzata in un mare aperto e agitato.

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