Consiglio regionale, centrodestra già alla resa dei conti: reggini di Fdi furiosi

Tallini eletto presidente dell'Assemblea con l'aiuto del centrosinistra, mentre i consiglieri reggini rimangono fuori dall'Istituzione che è ospitata in riva allo Stretto. Giorgia Meloni penalizza il partito dopo l'arresto di Creazzo. Mal di pancia anche dentro Lega e Udc. Esplode la grana del Terzo settore

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di Riccardo Tripepi
27 marzo 2020
15:26

Avviata finalmente l’undicesima legislatura con l’elezione del nuovo Ufficio di presidenza e una prima seduta di Consiglio regionale che ha già destato polemiche interne al centrodestra e mandato nel caos gli operatori del terzo settore.

Le manovre dietro il voto

L’elezione di Mimmo Tallini segna un nuovo successo per Forza Italia, ma crea diversi mal di pancia negli alleati. All’interno dei 20 voti raccolti dal nuovo presidente ve ne sono certamente alcuni provenienti dal centrosinistra per chiudere al più presto la seduta blindata di Consiglio. L’accordo tra Tallini e Irto per la terza votazione, quella a maggioranza semplice, del resto, era stato chiuso prima dell’inizio dei lavori. Anche per non proseguire i lavori per lungo tempo, considerata l’emergenza Coronavirus, la minoranza si è astenuta per le prime due votazione per poi fornire un contributo definitivo alla causa di Tallini. Irto e il forzista, del resto erano avevano lavorato insieme all’interno dell’Ufficio di presidenza della precedente legislatura e continueranno a farlo in questo, essendo Irto vicepresidente di minoranza.


 

A Baldo Esposito della Casa delle Libertà, invece, sono andati 4 voti anche se i consiglieri del gruppo sono soltanto due. Lo scrutinio segreto copre i franchi tiratori ma i partiti hanno cominciato a guardarsi con sospetto. Perfino dentro la Lega il clima è incandescente considerando che Cristian Invernizzi non avrebbe per nulla gradito il presunto voto a Tallini dei suoi consiglieri seppure Filippo Mancuso è poi diventato segretario questore.

 

Giorgia Meloni "purga" Reggio

I consiglieri di centrodestra di Reggio sono imbufaliti e sottolineano come per la prima volta nella storia la Città sia rimasta fuori dall’Ufficio di presidenza e Tilde Minasi starebbe addirittura riflettendo su una possibile iscrizione al misto.

Esplosiva in riva allo Stretto la situazione di Fdi. Giorgia Meloni è stata di parola. Dopo l’inchiesta Eyphemos che ha portato all’arresto di Domenico Creazzo, al suo posto in Consiglio in sostituzione temporanea il vicesindaco di Locri Raffaele Sainato, ha di fatto sospeso il partito reggino di Fdi. L’arresto di Creazzo segue infatti a quello di Alessandro Nicolò, ex commissario provinciale del partito. Meloni non è stata per niente convinta dall’operato di Edmondo Cirielli inviato sullo Stretto per ricostruire il partito e al quale è stata affidata la costruzione delle liste.

E così nonostante il grande risultato ottenuto dal partito in Regione e in Provincia, gli uomini di Fdi sono rimasti fuori sia dalla giunta che dall’Ufficio di presidenza del Consiglio. Giuseppe Neri, che era stato dato come possibile presidente di palazzo Campanella, non è neanche rientrato come vice o come questore. La vicepresidenza è andata sì a Fratelli d’Italia con Luca Morrone. Una nuova scelta cosentina, dopo l’assessore esterno Fausto Orsomarso.

 

Esulta Cannizzaro

A cantare vittoria a Reggio è soltanto la Forza Italia targata Francesco Cannizzaro che ha piazzato Domenica Catalfamo all’assessorato alle Infrastrutture. Anche il presidente del Consiglio Domenico Tallini del resto appartiene al partito azzurro.

In questo clima, in coda alla seduta, il colpo di scena targato Baldo Esposito e Gianluca Gallo, neo assessore al Welfare, che con un ordine del giorno, approvato a maggioranza e tra le proteste vibranti di Nicola Irto, hanno bloccato la riforma approvata sul finire della scorsa legislatura. Gli operatori del settore sono nello sconforto dopo aver adeguato le proprie strutture alle nuove regole e hanno scritto alla presidente e all’assessore al ramo per organizzare un incontro di chiarimento anche per evitare l’insorgere di contenziosi.

 

Terzo settore pronto ad esplodere

«Con incredulità e preoccupazione, apprendiamo che nella prima seduta del Consiglio regionale – scrivono a tal proposito il presidente della Consulta del Terzo Settore Gianni Pensabene e il presidente della Consulta delle Autonomie Locali Franco Mundo - sia stato inserito e approvato un ordine del giorno che invita la Giunta regionale a «predisporre apposito provvedimento di modifica o di revoca della delibera di Giunta regionale n.503 del 2019 con la conseguente sospensione della esecutività del regolamento regionale n.22/2019. Ciò pone ancora una volta uno stop all’attuazione della Legge nazionale di riforma del settore Politiche Sociali - anno 2000 - a cui la Calabria, unica regione d’Italia, a vent’anni di distanza non ha ancora dato attuazione». «Ci saremmo aspettati – concludono i due - che nel momento in cui il Paese è investito da una tragedia epocale nella quale soccombono le fasce più vulnerabili e fragili della popolazione, si fosse data precedenza assoluta a provvedimenti di salvaguardia di migliaia di anziani, disabili e altri utenti, ospitati anche nelle 404 realtà che fanno parte del Terzo Settore calabrese».

Giornalista
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