Cosenza, il dissesto sulle spalle dei poveri. In asili e mense stop a tutte le esenzioni

Dopo il crack finanziario Palazzo dei Bruzi modifica le tariffe dei servizi in vista del voto sul Bilancio: a farne le spese le famiglie più indigenti, chi ha Isee alti potrebbe pagare meno di prima

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di Camillo Giuliani
1 luglio 2020
12:13

Il buco nelle casse comunali? A Cosenza saranno i bambini – o, meglio, i loro genitori – a doverlo riempire. Nonostante le rassicurazioni in senso contrario da parte dell'ammistrazione, infatti, il dissesto di Palazzo dei Bruzi si ripercuoterà sulle tasche dei cittadini. E se in alcuni casi non ci saranno aumenti di tariffe e imposte sarà solo perché erano già al massimo prima.

Non accadrà per servizi come gli asili pubblici, le mense scolastiche e il baby parking o il pre e post scuola: i prezzi saliranno e addio esenzioni per le famiglie indigenti, nemmeno per quelle con un Isee che non arriva a 3500 euro all'anno. Paradossalmente, anzi, quelle più benestanti potrebbero ritrovarsi a pagare meno che nel recente passato.

Le rette degli asili nido

Quanto costava prima del default mandare un figlio in uno degli asili nido del Comune? Part time (ossia dalle 8 alle 14) o full time (8-16) che fosse, fino a questo momento le famiglie con un Isee inferiore ai 3.999 euro non dovevano pagare nulla; dai 4.000 euro a salire, invece, l'ammontare della retta era calcolato in proporzione al reddito del nucleo interessato: lo 0.8% per il part time, l'1,2% per il tempo pieno. Qualche esempio in soldoni: una famiglia con un Isee di 4000 euro ne pagava 32 per avere il suo bambino all'asilo fino alle 14 e 48 qualora avesse voluto farlo stare lì fino alle 16; a una con Isee di 15.000 le rette sarebbero costate invece rispettivamente 120 e 180 euro; con un Isee di 50mila euro, invece, il costo sarebbe stato di 400 euro per il part time e 600 per il tempo pieno.


Dal 2020–2021 cambierà tutto. La delibera di Giunta numero 55, approvata ieri, specifica innanzitutto che non saranno ammessi negli asili i bambini i cui genitori non siano in regola con i pagamenti degli anni precedenti, una clausola finora assente che mira ad aumentare la proverbiale (in negativo) capacità di riscossione del Comune.

Ma a quanto ammonteranno le nuove rette? La novità principale è che non ci saranno più famiglie esentate dai versamenti. Perfino quelle con Isee inferiore ai 3.500 euro dovranno sborsare 50 euro per il part time e 65 per il full time, una cifra che aumenterà in proporzione al reddito. E così, per tornare agli esempi precedenti, i nuclei con un reddito di 4.000 euro si ritroveranno una retta triplicata: 100 euro per mandare un figlio all'asilo fino alle 14, addirittura 130 se il bambino si ferma fino alle 16; quelli che guadagnano tra i 10 e i 15.000 euro ne spenderanno 200 (8-14) o 260 (8-16), cifre che già con 15.001 euro d'Isee salgono rispetivamente a 250 e 325 euro. Per chi guadagna 50mila euro il dissesto sarà invece una benedizione: la retta scenderà da 400 a 300 euro per il part time e da 600 a 390 euro per il tempo pieno. Non male, seppur in contrasto con quanto scritto negli allegati alla delibera stessa: «L'intero sistema tariffario è improntato all'equità fiscale e sociale, con un'attenzione particolare ai nuclei numerosi e alle famiglie in difficoltà».

Le mense scolastiche

Anche i costi delle mense scolastiche subiranno delle modifiche – più ridotte rispetto a quelle delle rette dei nidi comunali – da quest'anno. E pure stavolta andrà bene a chi guadagna di più, mentre i più poveri vedranno venir meno le esenzioni di cui beneficiavano finora. Nel 2019, infatti, per assicurare ai propri bambini venti pasti al mese le famiglie (residenti o meno) con Isee inferiore ai 3500 euro non erano tenute a pagare nulla; dal 2020 lo stesso cibo costerà loro 10 euro. Non si parla di cifre esorbitanti, certo, ma comunque per chi fatica ad arrivare alla fine del mese anche quei pochi euro hanno un peso. Peraltro, l'aumento per i più indigenti è anche quello maggiore rispetto alle altre fasce di reddito: nel caso delle famiglie da 4.000 o 15.000 euro di Isee citate in precedenza la spesa per i venti pasti mensili salirà rispettivamente di 5 e 6 euro. Ancora una volta, invece, a guadagnare qualcosa saranno i nuclei con Isee sopra i 30mila euro: fino al 2019 pagavano 90 euro, adesso ne spenderanno soltanto 87.

Il baby parking e i servizi pre e post scuola

Non mancano le novità anche per il baby parking (la custodia in particolari fasce orarie dei bimbi di età compresa tra i 13 mesi e i 6 anni) e i servizi pre e/o post scuola, ma almeno in questo caso – magra consolazione – saranno tutte le famiglie a dover pagare di più rispetto al recente passato. Le tariffe aumenteranno per ognuna delle fasce Isee prese in considerazione dagli uffici di Palazzo dei Bruzi. Non erano previste esenzioni per gli indigenti nel 2019 e non ce ne saranno nel 2020.

In compenso, la spesa da sostenere per le famiglie aumenterà del 70%. Chi aveva un reddito sotto i 3.500 euro fino all'anno scorso doveva sborsare 10 euro per il pre o il post scuola e 15 se usufruiva del servizio in entrambe le fasce orarie o del baby parking. Adesso le somme sono salite a 17 e 25,50 euro. Quel +70%, per chi l'Isee lo ha di 4.000 euro, si traduce in costi che passano da 15 (pre o post), 20 (pre e post) e 25 (baby parking) euro mensili a 20,50 euro nel primo caso, 34 nel secondo e 39 nel terzo. La percentuale di incremento si fa sentire sempre di più con l'aumentare del reddito familiare. E così chi guadagna oltre 30.000 euro e nel 2019 per il pre e post scuola pagava in dieci mesi 600 euro adesso dovrà versarne 1020. Oltre 400 euro in più che, però, sono ben poca cosa rispetto alle nuove tariffe previste per il baby parking. Ai benestanti toccherà passare da 60 a 162 euro al mese; considerando anche in questo caso dieci mesi, sono oltre 1000 euro in più ogni anno, un rincaro del 270%. E dire che soltanto ieri, nel commentare le nuove tariffe, la Giunta ha parlato di «leggere rimodulazioni».

 

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