Il commissario blocca gli ingranaggi politici che alimentavano le aspettative della sanità privata

Il generale Saverio Cotticelli ha fatto saltare il banco annullando le ultime decisioni del suo predecessore Massimo Scura che avrebbero consentito trasferimenti di cliniche oggi non più possibili. Il ministro alla Salute Giulia Grillo segna un punto, mentre Oliverio e Adamo accusano il colpo. Dietro le dimissioni del manager dell’Asp di Cosenza Raffaele Mauro c’è anche tutto questo

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di Enrico De Girolamo
9 febbraio 2019
13:38

Il manager più blindato dalla politica sbatte la porta e se ne va. Le dimissioni di Raffaele Mauro, che recentemente era stato confermato dal presidente della Regione Mario Oliverio alla guida dell’Asp di Cosenza, in veste di commissario, destano scalpore.
La decisione di gettare la spugna mandando tutti al diavolo apparentemente sembra difficile da interpretare, se si considera che Mauro, oltre ad avere il governatore dalla sua parte, era sponsorizzato da altri due pezzi da novanta dello scenario regionale: la parlamentare Pd Enza Bruno Bossio e l’ex consigliere regionale in pensione Nicola Adamo, stratega della presidenza Oliverio con cui condivide miserie e fortune politiche.


La guerra tra Oliverio e il ministro

La conferma di Mauro, che già guidava l’Asp durante l’era Scura, aveva rappresentato il punto di non ritorno nella durissima crisi istituzionale tra il ministro alla Salute, Giulia Grillo (M5s), e lo stesso Oliverio, che aveva deciso di forzare la mano nominando i vertici temporanei delle Aziende sanitarie provinciali senza confrontarsi con il nuovo commissario alla Sanità, il generale dei carabinieri Saverio Cotticelli, mandato da Roma proprio dal ministro per prendere il posto di Massimo Scura.
Una sfida aperta alla quale la titolare del dicastero alla Salute ha risposto con toni decisamente oltre le righe, affidando ai social uno sfogo durissimo contro la malagestione della Sanità in Calabria. «Un grave atto di arroganza istituzionale che traccia una linea netta nei nostri rapporti», aveva detto Grillo, promettendo vendetta: «Farò ogni cosa in mio potere per oppormi al perpetuarsi della malagestione della sanità in Calabria e quindi a queste nomine non trasparenti. L’atto di arroganza unilaterale del presidente Oliverio merita tutto il rigore di questo Governo».
Un avvertimento che non è restato sulla carta, visto che la pressione dei Cinquestelle si è fatta sentire subito, prima con la sponda offerta al ministro dai parlamentari calabresi del Movimento e poi con l’ispezione a sorpresa nell’ospedale di Cosenza, il 19 gennaio scorso, del presidente della Commissione igiene e sanità del Senato, Pierpaolo Sileri, anche lui pentastellato doc.


 

Sabbia negli ingranaggi

Ma a gettare sabbia negli ingranaggi politici è stato il commissario Cotticelli. È lui, insieme al subcommissario Thomas Schael, ad aver fatto saltare il banco, come ha spiegato ieri il nostro Salvatore Bruno, ripristinando le regole in materia di definizione di “ambito territoriale”, secondo quanto prevede la disciplina nazionale.
Prima di andare via, infatti, Scura aveva approvato in extremis un decreto che faceva coincidere gli ambiti territoriali con i distretti sanitari (Cosenza ne conta 6), secondo molti contraddicendo così la normativa nazionale che li individua con l’intera provincia. In parole povere, è come se l’ex commissario avesse creato dall’oggi al domani delle mini-Asp, comunque controllate dall’Azienda sanitaria provinciale. Tecnicismi, che però influenzano in maniera determinante il potere decisionale dei manager. Con il decreto Scura, ad esempio, sarebbe stato concepibile il trasferimento da un distretto all’altro di cliniche private convenzionate, che, invece, con il contrordine di Cotticelli e l’intera provincia a incarnare il concetto di “ambito territoriale”, non sono più possibili.

 

Mauro sbatte la porta

«Così è il caos - ha commentato a caldo Mauro -, non c’è più una bussola e chi si trova al timone rischia di diventare matto, in una baraonda di decreti assunti e poi revocati, di situazioni costantemente capovolte, come una tela di Penelope che si disfa continuamente». Ergo, me ne vado. Un’uscita di scena che - almeno in apparenza - segna un punto a favore del ministro Grillo e del commissario Cotticelli, rendendo ancora più ripida ed evidente la parabola discendente del governatore Oliverio e del suo Rasputin, Nicola Adamo. Ma non sono i soli che in queste ore stanno masticando amaro.


Enrico De Girolamo

 

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