Emergenza pandemia

Covid, Bruni a Occhiuto: «In Calabria è un disastro, intervenire subito per proteggere soggetti fragili»

La leader di opposizione in Consiglio regionale: «Non riusciamo a tutelare nemmeno le persone con demenze e gli anziani, mancano medici ma l'organizzazione è comunque penosa»

di Redazione
29 dicembre 2021
17:45
In primo piano Amalia Bruni
In primo piano Amalia Bruni

«Il Covid galoppa alla velocità della luce ma in Calabria non riusciamo a tutelare nemmeno i più fragili, le persone con demenze e gli anziani». Lo scrive in una nota Amalia Bruni, leader dell’opposizione in Consiglio regionale.

«La terza dose, quella cosiddetta booster che garantisce maggiore efficacia contro la variante Omicron resta ancora un miraggio per molti. E dire che i pazienti fragili avrebbero dovuto essere in sicurezza già da molto tempo. Ci sono intere Rsa dove nemmeno si è iniziato con la somministrazione della terza dose. E intanto mi giungono notizie che persone con patologie gravi sono decedute senza aver ricevuto la dose booster che forse avrebbe potuto salvarle».


«Ho sollevato il problema nelle Aziende Sanitarie Provinciali e mi sono state rivolte parole di rassicurazione – afferma la leader di opposizione in Consiglio regionale - che però si sono mostrate solo parole di circostanza tanto è che il problema non è stato risolto. Chiediamo dunque con forza al presidente e commissario Occhiuto di dare una risposta concreta alle tante famiglie che hanno un congiunto con demenza».

«Occorrono oggi azioni immediate per tutelare le oltre 30.000 persone affette che hanno lavorato una vita per costruire il futuro delle generazioni successive e che hanno il diritto di essere rispettati nella loro dignità e protetti. Ma non a parole, con i fatti. Aspettiamo un intervento rapido che risolva in poco tempo il problema della terza dose somministrata alle persone che ne hanno bisogno. Le grandi strategie per risanare la sanità hanno bisogno di tempo ma queste situazioni vanno affrontate con il concetto dell’emergenza/urgenza – conclude Amalia Bruni -. Le persone con demenza di “tempo” non ne hanno più molto».

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