Catanzaro

Donato accenna al caro-affitti a Lido e scoppia la solita polemica infarcita di provincialismo

Una esternazione del candidato a sindaco in merito alle alte spese che devono sostenere gli studenti scatena una pioggia di reazioni da parte di chi pensa che il quartiere marinaro possa puntare a un'impossibile autosufficienza e prosperità a discapito del resto della città

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di Danilo Colacino
30 dicembre 2021
13:29

Una frase della conferenza stampa di presentazione della candidatura a sindaco del prof Valerio Donato ha curiosamente rinfocolato una polemica social che ha poco o nulla di politico e invece molto di emblematico rispetto all’essenza stessa dei catanzaresi. Essere miopi e provinciali fino all’eccesso. Ora, senza entrare una volta tanto nel merito della polemica politica e delle simpatie per questo o quel candidato che qui c’entra come i cavoli a merenda, meglio venire alla “frase incriminata” dell’avvocato con velleità da pubblico amministratore sul costo dei posti-letto per gli studenti dell’Umg fuori sede nel quartiere marinaro.

Una spesa mica da ridere ma che, per giunta unita alla movida (negli ultimi due anni come ovvio parecchio rallentata dagli “effetti collaterali” del Covid) e ai vari consumi di questi giovani, ha contribuito all’esplosione (seppur disordinata e mal gestita da chi doveva al contrario metterla a sistema) di un’area che era, ed è rimasta, alle prese con mille problemi. La presunta “lesa maestà” di Donato (ribadiamo poteva esserci chiunque al suo posto) è stata però di toccare l’argomento Marina (zona molto popolosa e di indubbia rilevanza. Negarlo sarebbe insensato). E non importa se il prof abbia parlato del caro-affitti, magari per gli iscritti all’Ateneo di Germaneto figli di gente che compie enormi sacrifici per mantenerli agli studi. No. Il guaio è che ha osato nominare (invano, secondo chi è del posto, che poi sarebbe Catanzaro e basta, ricordiamolo pur essendo scontato) l’intoccabile Lido. Che, intendiamoci, è una risorsa di inestimabile valore per tutta la città, ma se diventa il luogo su cui insiste un funzionale porto-canale facendogli quindi assume il ruolo di concreto volano economico della città.


Non, al contrario, se continua a essere sfruttato per far aumentare il valore degli immobili con notizie relative a ulteriori lottizzazioni, a breve, addirittura a ridosso del citato porto che finora è purtroppo solo un disegno o un plastico (fate voi!) mostrato di tanto in tanto dal sindaco Sergio Abramo per la serie «come sarà!». Quando si parla di Marina, tuttavia, sembra quasi di riascoltare uno slogan in voga negli anni ’60-’70 che nel capoluogo siciliano suonava così: «Palermo è bella, facciamola ancora più bella». Peccato, però, che si trattasse del tristemente famoso “sacco”, incapace di generare qualcosa di buono se non per le tasche dei soliti noti.

E assai simile sembra il discorso del quartiere marinaro catanzarese per cui i suoi abitanti, seppur in perfetta buona fede, non hanno capito come tutto il capoluogo affondi se imbocca la strada dei paesi dell’entroterra svuotando e perciò distruggendo il nucleo originario (e delle periferie limitrofe) per un dissennato e massiccio spostamento in riva allo Ionio o, se al contrario, pensa di salvarsi e prosperare grazie all’autosufficienza.

Perché - lo si ribadisce - senza un porto e altre infrastrutture degni di tal nome, il “motore economico” continuerà a essere costituito esclusivamente dai frequentanti-residenti dell’Unicz (un business per chi ci guadagna molto con loro, a partire proprio dagli esosi affitti delle case che non fanno certo rima con l'orgoglio "marinoto"). Un’illusoria “bolla finanziaria” che non si sa quanto possa reggere (ad esempio fra locali aperti in quantità industriale o l’assenza persino di un piano del traffico e delle aree di sosta) mentre si ipotizza addirittura di realizzare “torri” vicine a Giovino e più in generale palazzi come funghi in ogni fazzoletto di terra in cui sia possibile edificare. Altro che stop alla cementificazione o mantenimento delle cubature esistenti, dunque.

La realtà, però, è che questi progetti, senza la sostanza intorno (un’eccellente pianificazione degli interventi), assomigliano più a una delle tante speculazioni viste finora e non certo a un programma di crescita effettivo con il conseguente forte rischio di un crack. Un crollo inatteso che riporterebbe l’area ai tempi (non troppo lontani, peraltro) in cui nemmeno i proprietari delle seconde case di Lido, ci trascorrevano la bella stagione snobbandola in favore di altre località della costa.

Che sanno fare turismo, pur non di alto livello o attrattivo per l’estero, a differenza di Marina. Ma sarà una condizione inevitabile fin quando (tanto per dirne una, considerato il periodo) di fronte all’installazione da parte del Comune delle luminarie nel centro storico su Fb ci si indigna perché a Lido non è stato fatto altrettanto. Rivendicazione anche giusta, per carità. Ma che vale quanto quella, né più né meno, di chi abita a Materdomini-Gagliano, Pontepiccolo-Pontegrande, Siano-Janò e così via.

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