Consiglio regionale

Effetto boomerang del “bullismo” politico del Pd: è fuori da metà delle Commissioni

La ritorsione del gruppo di de Magistris a cui sono state negate tutte le presidenze impedisce ai dem di entrare in Sanità, Riforme, anti 'Ndrangheta e Vigilanza. Il disgelo con il polo civico passa dalla situazione politica del capoluogo di Regione 

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di Alessia Bausone
15 gennaio 2022
16:06
Il Consiglio regionale
Il Consiglio regionale

Da più anni a questa parte la politica di Palazzo Campanella utilizza le commissioni consiliari per risolvere ed appianare questioni politiche, con costi a carico del bilancio regionale che può arrivare fino a 9.300 euro al mese a commissione.
Oggi, però, assistiamo per la prima volta ad una situazione in cui la casella di una commissione, nella specie quella di vigilanza e controllo, è casus belli di una ulteriore rottura politica tra le due opposizioni (quella del polo civico e quella del centrosinistra) con ripercussioni sia sul piano regionale, che a livello locale in vista delle amministrative.

I “contentini” precedenti: riforme e agricoltura

Il primo fu Mario Oliverio che all’epoca del flirt nazionale Pd-Ncd per riprorre quello schema sul territorio “riesumò” (era stata in precedenza abolita) la commissione regionale riforme per offrirla in dote all’allora consigliere regionale alfaniano Baldo Esposito.
La relazione alla deliberazione del consiglio del 10 novembre 2015 (la numero 63) specificava: “Dall'attuale contesto di riforme della normativa nazionale (riforma della Costituzione e c.d. Legge Delrio) nasce l'esigenza di istituire un'apposita Commissione consiliare permanente che si occupi, nello specifico, di armonizzare la legislazione regionale con quella nazionale, elaborando proposte di revisione organica dello Statuto, del Regolamento interno nonché di ogni altra materia inerente al processo di riordino degli enti pubblici regionali”. Insomma, buoni propositi rimasti sulla carta ed una commissione che si è riunita per una manciata di volte senza produrre nulla di rilevante, ma un segnale politico chiaro di tentativo di alleanza tra i democrat ed il nuovo centrodestra.


Stessa sorte per la novella commissione agricoltura, nata dopo la mancata nomina nella giunta Santelli da parte del leghista Pietro Molinaro. Manco a dirlo, infatti, ne fu lui il primo presidente di una commissione che nel 2020 si riunì soltanto due volte e solo 7 nel 2021. “L’obiettivo della presente modifica è proprio quello di dotare la massima Assise calabrese di una Commissione consiliare che tratti peculiarmente le problematiche di questi settori vitali dell’economia regionale e rendere più semplice lo sviluppo di nuove politiche che possano essere maggiormente incisive, al fine di rafforzare il ruolo della Calabria nel contesto istituzionale di riferimento”, si legge nella delibera 10 del 26 maggio 2020. Anche qui, buoni propositi, ma l’unico raggiunto è stato quello di sopire gli animi di una Lega belligerante che si proponeva come puntiglio per l’allora governo regionale a guida Forza Italia.

Dopo il voto sulla vigilanza, Pd fuori da metà commissioni...

In questa nuova consiliatura, il Pd, dopo aver occupato tutte le caselle di minoranza dell’Ufficio di Presidenza (andate, rispettivamente, ad Ernesto Alecci e a Franco Iacucci), ha consegnato lo scorso 23 dicembre (con il placet richiesto ed espresso di Roberto Occhiuto) la presidenza della commissione regionale di vigilanza al M5S, a sfavore del polo civico di Luigi De Magistris, ostracizzato ed escluso da ogni discorso politico unitario dal centrosinistra.
Questo ha portato ad un effetto boomerang per cui il duo Ferdinando Laghi- Antonio Lo Schiavo ha preteso di essere presente in tutte le commissioni, come le regole vigenti prevedono. Il risultato? Il Pd è fuori da più di metà delle commissioni, dalla commissione sanità (tema su cui i dem calabresi pongono molta attenzione, dato che hanno anche l’ex consigliere Carlo Guccione come responsabile nazionale sanità del Mezzogiorno nella segreteria di Enrico Letta), alla commissione anti ‘ndrangheta, a quella sulle riforme, a quella sull'agricoltura, alla stessa commissione di vigilanza e controllo. Insomma, l’esclusione del polo civico dalle caselle apicali, ha portato all’assenza del Pd quasi ovunque. Col senno di poi, non proprio una buona mossa.

...e amministrative di Catanzaro in bilico

L’ostracismo nei confronti del polo civico, con quello che Lo Schiavo chiama “bullismo istituzionale”, è pronto a produrre effetti anche sui territori. Non solo le elezioni provinciali del Post-Iacucci (E i seguaci di De Magistris hanno nel cosentino non pochi rappresentanti e simpatizzanti negli enti di secondo livello), ma anche le comunali del capoluogo di Regione.
A Catanzaro il candidato del cosiddetto “Nuovo Centrosinistra”, Nicola Fiorita ha ricevuto il sostegno espresso del Movimento 5 Stelle, ma il Pd, se da un lato attende gli esiti dei congressi, dall’altro esprime già due candidati “autonomi” che potrebbero certamente spaesare l’elettorato di centrosinistra: Aldo Casalinuovo e Valerio Donato (sostenuto anche da rilevanti pezzi del centrodestra).
Insomma, a Fiorita, che sta mantenendo una impronta civica, il polo civico di Luigi De Magistris serve in squadra per poter essere realmente competitivo e non rimanere in panchina prima ancora dell’inizio della partita delle amministrative. Nonostante i segnali di disgelo arrivati da Lo Schiavo nei confronti del futuro segretario regionale dei dem Nicola Irto, difficilmente il quadro potrà cambiare senza un vero segnale politico-istituzionale e c’è chi ipotizza che ciò potrebbe essere, addirittura, un cambio alla presidenza della commissione di vigilanza, M5S permettendo.

Giornalista
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