Elezioni, bagarre nel Partito democratico per le candidature nel collegio uninominale di Catanzaro
La rivendicazione del Pd sembrerebbe aver chiuso la strada per Camera e Senato agli alleati di Azione in cima ai Tre Colli. Fra i Dem sono diversi quelli che aspirano un posto in lista
Se nel centrodestra, anche a Catanzaro naturalmente, si sente profumo di vittoria alle sempre più imminenti Politiche, con la conseguenza di rendere la corsa ai posti da aspirante parlamentare sì spasmodica ma un po’ meno convulsa del solito, nel centrosinistra invece l’aria comincia a essere davvero elettrica. E se a questo si aggiunge la realtà di un capoluogo ormai messo in panchina (aspetto che a breve sarà affrontato con dovizia di particolari sul piano politico e non solo), appaiono molto interessanti le notizie su quanto sta accadendo nel Pd e dintorni in merito alle sospirate candidature per Camera e Senato. Alcune indiscrezioni a riguardo avrebbero infatti del clamoroso. Prima di entrare nel vivo della questione, occorre però fare una doverosa premessa relativa a chi toccherà il collegio uninominale di Catanzaro. Il vero fulcro del ragionamento, al di là delle solite dichiarazioni di prammatica. La domanda chiave quindi è se verrà assegnato ad Azione o meno. Questione su cui è stato peraltro sentito il segretario regionale dello stesso partito, Fabio Scionti.
Il quale, dal canto suo, ha messo in risalto l’impossibilità di pronunciarsi al momento sul punto e soprattutto ricordato la dimensione nazionale della scelta che in parole povere spetta ai leader nella capitale. Quanto invece Scionti, peraltro mostratosi molto aperto e disponibile al dialogo, non ha negato è stata l’interlocuzione con due gruppi politici che in cima ai Tre Colli e nella provincia con il Pd nel recente passato hanno avuto molto da fare. Il riferimento è a quelli riconducibili a Valerio Donato ed Enzo Bruno.
Sebbene, lo stesso segretario abbia poi inteso precisare a chiare lettere come in nessun caso la discussione si sia incentrata sulle candidature alla Camera et similia. «Un fatto, innanzitutto, di rispetto nel portare avanti un dialogo che – ha specificato l’ex sindaco – mai avrebbe potuto essere di questo tenore». Il problema delle candidature, però, resta. Altroché. A cominciare dall’idea di nuova discesa in campo che aveva sfiorato, a proposito di persone dell’entourage donatiano quantomeno alle Amministrative del giugno scorso, la famiglia Guerriero e in particolare il già componente del civico consesso di Palazzo De Nobili Roberto, fratello di quel Fabio più volte in lizza per diventare consigliere regionale proprio nel territorio catanzarese, il quale non avrebbe di certo negato la sua disponibilità. Anzi, tutt’altro per la verità.
Pare, tuttavia, che a orientare i pensieri altrove sia immediatamente giunta la comunicazione inerente all’appannaggio del Pd sul collegio del capoluogo. Che ha riaperto la vecchia faccenda della “naturale indicazione” di un una figura di primissimo piano come Ernesto Alecci. Il quale avrebbe tuttavia bisogno della deroga dal partito, essendo membro in carica dell’assise regionale (argomento che sembra sarà affrontato per tutte le situazioni simili in Italia nella direzione romana di metà settimana entrante), e che non si sa se ambisca a (ri)mettersi in gioco magari avendo viceversa in animo di finire la legislatura a Palazzo Campanella per poi proporsi come aspirante governatore del centrosinistra.
Nel Pd locale la strada resterebbe allora aperta all’attuale vice del sindaco di Fiorita, Giusi Iemma, o al di fatto autocandidato, per mezzo di un documento interno redatto dal fido Lino Silipo, Aldo Casalinuovo. Che proprio in forza di tale scritto, malgrado sembrasse essere stato gratificato dalla nomina assessorile al Comune per aver agevolato a differenza di Donato la corsa fioritiana nell’area di centrosinistra con la sua uscita di scena in favore dell’attuale sindaco pur non essendosi poi candidato a consigliere o aver fatto una lista d’appoggio, sembra invece lasciare intendere di voler essere della partita. Una dimostrazione che in politica, come nella vita del resto, l’appetito vien mangiando.