Elezioni, bipolarismo in salsa calabrese: 21 liste, sinistra divisa in tre e destra compatta
La coesione della coalizione che sostiene Roberto Occhiuto contrapposta alle lacerazioni del variegato fronte progressista che mette in campo tre diversi candidati in lotta tra loro. Prossima fermata, le urne
I giochi sono fatti, e a ben vedere ricalcano lo schema delle regionali di gennaio 2020, quando a trionfare fu il centrodestra che fece eleggere Jole Santelli, prima presidente donna nella storia della Regione Calabria, deceduta nell’ottobre scorso. Da allora, il facente funzione Nino Spirlì, ha traghettato, non senza polemiche, la Regione all’appuntamento elettorale del 3 e 4 ottobre prossimi, che ripropone le vecchie tensioni interne agli schieramenti.
I candidati
Quattro i candidati in campo - i cui programmi sono ancora tutti da scoprire – e 21 le liste complessivamente depositate. Certo è che sanità, rifiuti, ambiente e lotta al malaffare ne saranno i capisaldi.
Per il centrodestra unito Roberto Occhiuto, ormai ex capogruppo degli azzurri alla Camera, per il centrodestra unito che schiererà sette liste: Fi, Fdi, Lega, Udc, Cambiamo con Toti, Noi Con L'Italia e Coraggio Italia. Occhiuto per dimostrare la voglia di rinnovamento di cui si fa portatore ha inviato le liste all’Antimafia. Per lui è fondamentale offrire all’Italia l’immagine di una nuova Calabria, dimostrando che esiste una classe dirigente di qualità che ne può risollevare le sorti
Per il centrosinistra tutte le speranze di ribaltare un risultato, per alcuni dato per scontato, sono affidate ad Amalia Bruni fondatrice del Centro di ricerca di Neurogenetica di Lamezia: La scienziata avrà al suo fianco sette liste: Pd, M5s, Tesoro Calabria, Partito animalista, Europa Verde, Socialisti, Bruni presidente.
Fino all’altro ieri le liste avrebbero dovuto essere otto, ma la seconda lista di Carlo Tansi, Calabria Libera, non ha raggiunto il numero sufficiente di firme necessarie alla presentazione. Per la Bruni, indicata dopo una girandola di passi indietro di altri candidati, la politica è servizio ed è ascolto delle città, dei cittadini come dei pazienti, e soprattutto tentativo di trovare delle soluzioni applicando un metodo scientifico.
In posizione di outsider, alla ricerca di un futuro politico dopo due mandati da sindaco a Napoli, Luigi de Magistris. L’ex pm e parlamentare europeo, correrà con 6 liste: de Magistris Presidente, DeMa, Uniti con de Magistris, Per la Calabria con de Magistris, Calabria resistente e solidale, un'altra Calabria è possibile. Per lui questa tornata elettorale è una sorta di referendum per rendere giustizia a questa terra di un passato politicamente disastroso. Lavoro, sviluppo e giustizia sociale da realizzare attraverso una rivoluzione culturale ed ambientale, è il leit motive della sua campagna.
Infine, dopo un tira e molla infinito, fatto di appelli all’unità e polemiche sulla gestione della partita elettorale da parte del Pd, ci sarà anche Mario Oliverio. L’ex governatore ed esponente storico della sinistra calabrese, ha deciso di candidarsi da solo, ed una sarà la lista a suo supporto, la Oliverio presidente Identità calabrese. Per lui la Sanità è la madre di tutte le batteglie.
Unità e divisioni
I concetti di unità, coesione, compattezza, ma anche divisione, lacerazioni, personalismi hanno caratterizzato tutta la fase antecedente alla presentazione ufficiale delle liste e quindi della composizione delle coalizioni che sostengono i candidati in campo. I primi a “prendersi e lasciarsi” sono stati Carlo Tansi e Luigi de Magistris che strinsero un accordo a febbraio folgorati dalla stessa voglia di spazzare via il “sistema” all’insegna del TanDem che voleva Luigi presidente e Carlo a capo dell’Assemblea regionale. Ma due galli nel pollaio non potevano coesistere, così è andato in scena l’addio tra veleni, ripicche e frasi al vetriolo.
Intanto il centrodestra cominciava a muovere i primi passi ostentando l’unità e la compattezza tipici della coalizione nei momenti elettorali. L’indicazione di Occhiuto è arrivata a giugno, ma appena qualche settimana dopo, Wanda Ferro minacciava di candidarsi in solitaria con Fratelli d’Italia, mettendo in discussione gli accordi pregressi con la coalizione. La questione in realtà era nazionale legata alla composizione del Consiglio di amministrazione della Rai, dal quale è rimasto escluso proprio il rappresentante di Fratelli d’Italia, per via del fuoco amico, proveniente dagli alleati. Dopo settimane di gelo e tatticismi, il tutto è rientrato all’insegna del volemose bene.
Il centrosinistra si fa in tre
Capitolo a parte meritano i rapporti del complesso e variegato mondo del centrosinistra, e questo al di là del travagliato iter che ha portato il Pd ad indicare Amalia Bruni quale candidata Presidente. Un iter che ha visto cadere uno dopo l’altra le ipotesi Nicola Irto e Maria Antonietta Ventura, in nome dell’alleanza giallorossa con il Movimento 5 stelle. Ma la candidatura della Bruni ha messo d’accordo anche Carlo Tansi che fino al momento aveva lanciato strali sul Pd e sui suoi dirigenti. Da lì in avanti sono cominciati gli approcci con de Magistris, che ha restituito al mittente ogni invito all’unità, collocandosi al di fuori del centrosinistra tradizionale. Campo in cui invece voleva rientrare Mario Oliverio, sostenitore accanito delle Primarie, ma messo da parte fin dall’inizio dal Pd. Ma l’ex governatore non si è dato per vinto e, sguinzagliando le sue migliori figure diplomatiche, ha provato in tutti i modi di dialogare tanto con de Magistris quanto con la Bruni, ricevendo picche. Con l’inevitabile risultato di veder ben tre candidati espressione del centrosinistra, tradizionale e movimentista, che insieme – almeno questo suggeriscono alcuni sondaggi – avrebbero potuto impensierire se non tenere testa alla corazzata centrodestra.