Regionali, Oliverio ancora non fissa la data. E il Pd vorrebbe votare nel 2020

Intanto anche i fedelissimi del presidente rimarcano le proprie posizioni. Giudicenadrea e Mirabello chiari: con il governatore se resta nel partito. Per il presidente della commissione Sanità un modo per rintuzzare gli attacchi di Bruno Censore che lo aveva accusato di voler abbandonare i democrat

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di Riccardo Tripepi
2 ottobre 2019
13:18

Cresce la pressione intorno a Mario Oliverio che dovrebbe, così come ha annunciato durante l’ultima seduta di Consiglio regionale, sciogliere a breve la riserva sulla data delle prossime regionali. Appena qualche settimana fa il governatore aveva scelto di anticipare a dicembre, il 15 la domenica prescelta, per provare a sparigliare le carte, anticipare i tempi e prendere in contropiede avversari ed ex alleati.

Adesso, però, le cose sono cambiate in maniera radicale. Intanto in Emilia Romagna è stata fissata la data del voto per il prossimo 26 gennaio e l’idea originaria dello stesso Oliverio era quella di scegliere la stessa data dell’Emilia. In secondo luogo il Pd ha preso posizione sulla data del 26 con l’uscita pubblica del capogruppo Domenico Battaglia, allineato sulla linea nazionale.


 

Ancora di più: Mario Oliverio si sta rendendo conto che la truppa dei suoi fedelissimi esiste ed è ancora corposa e lo accompagnerebbe anche in una lotta interna al Pd. Ma se il presidente dovesse uscire fuori dal partito, invece, sarebbero in pochi a seguirlo in questa operazione. E ciò vale per i sindaci, ma anche per i big che pure non hanno firmato il documento contro di qualche giorno fa.

È il caso dei consiglieri regionali Michele Mirabello e Giuseppe Giudiceandrea che pur non comparendo nel documento contro il governatore sottoscritto da Irto, Viscomi, Battaglia, Guccione e compagnia, hanno preso una chiara posizione attraverso una nota diffusa da “Futura” di Furfaro che prova a radicarsi anche in Calabria e che, da ultimo, ha registrato anche l’adesione dell’ex parlamentare Laura Boldrini.

 

Emblematica la conclusione del documento firmato dai due dei fedelissimi di Oliverio, almeno fino a questo momento. «Avendo noi a cuore esclusivamente il futuro della Calabria e del Pd – scrivono i due - chiariamo dunque in via definitiva di non essere interessati a conti di alcun genere o a dannosi intruppamenti, di rivendicare l'assoluta supremazia della politica e del valore dell'unità del partito, perla quale non lasceremo fino alla fine nulla di intentato per la piccola parte che ci compete, non avendo dinanzi a noi nessun altro orizzonte politico diverso da quello del Partito Democratico, anche in virtù, oltre che della nostra storia personale, anche della notoria vicinanza di "Futura" al segretario nazionale Nicola Zingaretti».

In buona sostanza: con Oliverio fino a quando il confronto rimane interno al Pd, ma dentro il Pd in caso di eventuali fuoriuscite.

La presa di posizione di Mirabello, inoltre, ha evidenti ricadute sul territorio di Vibo sul quale era stato attaccato sulla stampa da Bruno Censore, il quale si era dichiarato “deluso” dalla partecipazione di Mirabello all’iniziativa a Catanzaro di Oliverio. “Un modo di prendersi il partito in provincia” secondo l’entourage di Mirabello che ha voluto sgombrare il campo dagli equivoci anche sul su territorio affermando che rimarrà dentro il Pd a prescindere dalle prossime decisioni di Oliverio.

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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