Regionali, l’Emilia Romagna smaschera il bluff di Oliverio: al voto tra ottobre e gennaio

Alla regione del Nord aveva fatto riferimento in Consiglio regionale il presidente della Calabria, che allo stesso tempo aveva debolmente smentito di essere ricorso all’Avvocatura per farsi indicare la data del possibile ritorno alle urne, parere che invece il governatore Bonaccini ha richiesto e ottenuto. Ecco quando si potrebbe votare

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di Riccardo Tripepi
16 luglio 2019
16:33
Stefano Bonaccini e Mario Oliverio
Stefano Bonaccini e Mario Oliverio

«A cosa serve un parere dell’Avvocatura regionale se il potere di fissare le elezioni spetta al presidente della giunta?». Ha chiesto il governatore Mario Oliverio in pieno Consiglio regionale interrogato da Gianluca Gallo sulla sua volontà di fissare la data delle elezioni al prossimo 9 febbraio. E seppure ha negato di averlo chiesto in prima persona, il presidente non ha sciolto i dubbi sulla futura data delle regionali.
In politichese ha fatto riferimento soltanto alla legge, “a soluzioni di buon senso” e assicurato che si deciderà insieme all’altra Regione che ha votato insieme alla Calabria il 23 novembre del 2014.

Il riferimento è all’Emilia Romagna che, coincidenza non rilevata ma conosciuta da Mario Oliverio, ha ritenuto di dover chiederlo questo parere. Ed anche ad un autorevole costituzionalista come Giandomenico Falcon.


 

Tanto che dopo che il costituzionalista ha consegnato il parere richiesto dal presidente, anche lui Pd, Stefano Bonaccini, la Regione Emilia Romagna ha pubblicato una nota ufficiale.

«Le elezioni per il nuovo governatore dell'Emilia Romagna si terranno tra il 27 ottobre e il 26 gennaio – recita la nota - in base alle norme in vigore le elezioni regionali si potranno tenere in una finestra temporale di tre mesi e non oltre i 60 giorni successivi la scadenza della legislatura, domenica 26 gennaio 2020. E non c’è naturalmente alcuna possibilità di andare contro le norme stesse».

 

Il parere chiesto dagli uffici al professor Giandomenico Falcon è servito poi a fare ulteriore chiarezza sull’applicazione della disciplina relativa alla consultazione regionale, con competenze che sono sia statali che regionali. In particolare, è stato chiesto se servisse o meno il recepimento da parte dell’Assemblea legislativa delle norme nazionali in materia, ma non c’è alcun riferimento a elezioni regionali oltre la data del 26 gennaio, ipotesi quest’ultima inesistente e non contemplata né dalla legge regionale, né da quella nazionale. Il parere del costituzionalista, ha confermato che si potrà votare in Emilia Romagna tra il 27 ottobre 2019 e il 26 gennaio successivo, senza bisogno di alcuna legge regionale di recepimento: la legge nazionale, conferma infatti il professore, risulta con ogni evidenza auto-applicativa.

Il problema si era posto, così come è avvenuto in Calabria, perché alcune interpretazioni avrebbero fatto partire il giorno da cui contare i 60 giorni entro i quali indire le elezioni dall’insediamento del presidente e del Consiglio regionale in carica e non dalla loro elezione. Quindi, nel caso della Calabria, i 60 giorni potrebbero partire o dal 23 novembre (data elezione) o dal 9 dicembre (data insediamento).

Dando per buono il parere di Falcon, e in attesa delle decisioni dell’Avvocatura regionale calabrese, si dovrebbe andare al voto il 26 gennaio, specialmente se anche l’Emilia dovesse decidere per questa data.

E così Oliverio non solo riuscirà a movimentare il dibattito estivo dietro la querelle sulla data delle elezioni, ma forse sarà in grado anche di rendere indimenticabile il mese di dicembre con presentazione liste e campagna elettorale da svolgere tra il presepe e l’albero di Natale.

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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