L’Europa pronta a tagliare i fondi, è scontro tra Regioni e Bruxelles

VIDEO | L’assemblea plenaria dei presidenti dei Consigli regionali d’Italia tenutasi in Calabria approva una risoluzione che chiede alla Commissione Ue di non penalizzare le risorse per la coesione, ma la replica è tranciante: «I Paesi dell’Est sono cresciuti, voi no»

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di Riccardo Tripepi
29 ottobre 2018
14:06
L’assemblea plenaria dei presidenti di Regione
L’assemblea plenaria dei presidenti di Regione

Muro contro muro. Peggio di così non poteva finire la Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali italiani che si è riunita a palazzo Campanella su input di Nicola Irto. I presidenti delle Assemblee, specialmente quelli del Sud, hanno puntato l’indice contro la Commissione europea e le modifiche pensate per rivoluzionare le Politiche di coesione dopo il 2020.

La Plenaria dei presidenti ha anche approvato una risoluzione che critica fortemente i tagli del 10% al Pac che andrebbero a colpire soprattutto gli investimenti in agricoltura.


 

«Una risoluzione – ha spiegato il presidente del Consiglio Nicola Irto - che vuole parlare all’Europa in cui diciamo che così come è stata proposta la bozza di riordino del Pac che va dal 2021 al 2027 non va bene. I tagli alle politiche agricole e i nuovi sistemi di controllo che saranno introdotti creano della sperequazioni tra la zona euro e la zona dell’Est Europa, composta dai Paesi ultimi arrivati».

 

Secondo Irto, ma anche a parere del presidente della Campania e coordinatrice della Conferenza Rosa D’Amelio, nonché degli altri presidenti, i tagli previsti potrebbero avere conseguenze devastanti per il Mezzogiorno d’Italia. Le Regioni chiedono, insomma, un profondo cambiamento anche se continua a dirsi profondamente “europeiste”, così come è scritto nel preambolo della risoluzione. «Noi anzi vogliamo più Europa – ha detto ancora Irto – ma un’Europa ispirata ai principi di uguaglianza e solidarietà».

 

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La posizione delle Regioni, però, non ha minimamente scalfito le idee della Commissione europea così come ha avuto modo di esporre il capo di gabinetto del Commissario per la politica regionale e urbana Nicola De Michelis. «Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad un vero e proprio distastro – ha detto illustrando alla platea le sue slide – mentre nei Paesi dell’Est è avvenuta una crescita rapida, nell’Europa del Sud abbiamo registrato un calo medio del Pil di 10 punti percentuali (in Calabria siamo all’8% ndr). Per quel che attiene l’Italia una media di 250mila cittadini, pari alla popolazione di una cittadina di discreta grandezza, ha abbandonato il Paese».

 

Tutto questo è avvenuto nonostante i finanziamenti ricevuti. Evidentemente, secondo il Commissario, qualcosa non ha funzionato. «Non ci si spiega la straordinaria lentezza dell’Italia nella spesa – ha detto De Michelis – nonostante le regole siano uguali in tutta Europa».

E poi un’altra stoccata: «I fondi europei possono essere efficienti se si considera che essi rappresentano una spesa addizionale che si aggiunge all’ordinario. Negli ultimi anni i fondi europei sono stati utilizzati come fondi ordinari». Le responsabilità delle amministrazioni e delle classi dirigenti è dunque evidente secondo l’Europa, non essendo state in grado di produrre le proprie politiche di sviluppo alle quale affiancare l’utilizzo dei finanziamenti europei.

 

Da qui l’idea del nuovo sistema di controlli che oltre alla rendicontazione delle spese terrà conto anche dei risultati. Ed, evidentemente, è dei risultati che le Regioni italiane hanno paura, avendo provocato soltanto immani disastri fin dalla loro istituzione.

Riccardo Tripepi

Giornalista
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