Francesco Aiello e il cugino scomodo: «Anche Impastato era figlio di un mafioso»

VIDEO | Secondo quanto riporta il Fatto quotidiano il candidato M5s è parente stretto del boss Luigi Aiello ucciso in una faida a Soveria Mannelli nel 2014

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di Redazione
10 gennaio 2020
11:53
Francesco Aiello
Francesco Aiello

Riflettori puntati sul candidato del M5S a presidente della Calabria Francesco Aiello, al centro di una nuova polemica, dopo lo scandalo della casa parzialmente abusiva. «Il docente universitario è cugino di primo grado del boss Luigi Aiello ucciso a Soveria Mannelli il 21 dicembre 2014 nella faida del Reventino tra gli Scalise e i Mezzatesta». A riportare la notizia, oggi, Il Fatto Quotidiano

La carriera criminale di Luigi Aiello

Il Fatto Quotidiano riesuma le indagini della Dda di Catanzaro che mettono in risalto come Luigi Aiello fosse «uno ‘ndranghetista che faceva parte del "gruppo storico della montagna"». Detto lo “Sceriffo”, secondo i pm, il cugino del candidato era affiliato alla cosca Mezzatesta ed era in grado di ordinare omicidi e fare estorsioni.

Luigi Aiello, tra il 1982 e il 1983, infatti, è stato condannato per omicidio preterintenzionale, rapina, furto, detenzione illegale di armi e tentata estorsione.

Scontata la pena (11 anni), non si è mai allontanato dagli ambienti criminali: il suo nome compare nell’inchiesta “Reventinum” del 2019, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri.

Se non fosse stato ammazzato, spiega Il Fatto Quotidiano, «probabilmente Aiello sarebbe finito di nuovo in carcere perché sospettato di aver partecipato, come “specchietto”, all’omicidio di Daniele Scalise, rientrante anche questo nella faida del Reventino in cui nell’agosto 2016 è stato ucciso pure l’avvocato di Lamezia Terme, Francesco Pagliuso, al quale lo “Sceriffo” portava le “ambasciate” del boss Domenico Mezzatesta, all’epoca latitante».


Francesco e Luigi

Stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano, «tra il candidato del M5S Francesco Aiello e il cugino boss non c’era solo un rapporto di parentela, dovuto al fatto che erano figli di due fratelli. Lo “Sceriffo”, infatti, frequentava casa dello zio».

Imprenditore nel movimento terra, Luigi Aiello «avrebbe effettuato diversi lavori con la sua impresa proprio nella famosa abitazione di Carlopoli, finita sulla stampa per l’abuso edilizio che sarebbe stato commesso dal padre del docente universitario».

A detta del Fatto Quotidiano «ci sarebbero anche alcune foto del cugino a bordo di un mezzo cingolato intento a lavorare sulla linea dell'acquedotto», «risalenti alla fine degli anni '90 quando Francesco Aiello aveva più di 30 anni».

Aiello si difende

«Non c'entro nulla con mio cugino Luigi Aiello, peraltro morto 5 anni fa. Con lui non avevo alcun rapporto e ho fatto tutta la mia vita all'università, prima da studente, poi da professore», afferma Francesco Aiello commentando l'articolo del Fatto Quotidiano.

«Peppino Impastato – aggiunge Aiello – era figlio di un mafioso e nipote di un mafioso, ma non era mafioso. Ieri sera – racconta Aiello – al Fatto Quotidiano avevo già precisato che con mio cugino non avevo alcuna frequentazione. Io sono Francesco Aiello, punto».

«Nella mia vita – prosegue Aiello – ho sempre frequentato colleghi, studenti, dottorandi, magistrati, giornalisti, impegnandomi per la legalità e per la formazione delle nuove generazioni. Nessuno mi ha mai visto con la coppola, con santini bruciati e altri segni del genere. Fare questi accostamenti è un fatto grave, soprattutto sotto elezioni».

E, per Aiello, «è lecito chiedersi a vantaggio di chi o di che cosa. Così si ferisce la democrazia, la libertà e la dignità individuale. Tuttavia, ho spalle robuste e anche stavolta non mollo: vado avanti, sicuro di essere sulla strada giusta per contribuire a liberare la Calabria dal malaffare».

Nicola Morra: «Non darò alcun sostegno alla lista»

Il senatore Nicola Morra, appresa la notizia che Aiello è cugino di un affiliato alla ‘ndrangheta, va su tutte le furie e annuncia il suo disimpegno per le regionali: «Non darò alcun sostegno alla lista».

Secondo il presidente della Commissione antimafia, «occupare gli spazi di cui ha parlato il procuratore Gratteri di recente è fondamentale, ma farlo con le persone giuste è un obbligo morale per chi fa politica attiva. Mi sarei aspettato dal candidato Aiello maggiore pubblicità e trasparenza sulle sue parentele».

 

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