Visure camerali, non fake news: Furgiuele eviti le intimidazioni e rispetti la libertà di stampa

Indispettito per un articolo sul suo ruolo nella galassia societaria dei Mazzei e gli imbarazzi politici che ne sono derivati, il deputato leghista Domenico Furgiuele intima tramite l'avvocato Raimondi di rimuoverlo «entro e non oltre giorni 7 (sette)». Ma visure camerali, atti giudiziari, foto e cronaca lo smentiscono e noi sappiamo riconoscere le intimidazioni

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10 aprile 2020
14:33

*di Alessia Candito e Pasquale Motta, direttore di LaC Tv e LaC News24

L’onorevole Domenico Furgiuele deve essere assai distratto. Nonostante l’incarico che ricopre, non deve essersi accorto che in Parlamento, poco prima che l’assemblea iniziasse a lavorare a regime ridotto a causa dell’epidemia di Covid-19 in corso, fosse in via di approvazione una legge sulle querele temerarie.

Per la cronaca, si tratta di quelle intimidazioni in carta bollata che a mezzo avvocato si fanno pervenire a giornalisti “colpevoli” di rivelare particolari più o meno imbarazzanti e/o più o meno sgraditi a uno o più soggetti, che non potendo smentire dati di fatto si trincerano dietro roboanti missive che arrivano generalmente per raccomandata.

Certo, il testo del disegno di legge, dopo essere stato licenziato dalla Commissione Giustizia, era in discussione al Senato e non a Montecitorio dove Furgiuele è stato catapultato dai voti dei calabresi. Ma per un parlamentare sarebbe buona norma tenersi aggiornato sulle attività di entrambe le Camere, piuttosto che perder tempo con selfie e foto, magari allusivamente minatorie e diffamatorie poco dopo la pubblicazione di articoli fastidiosi, da postare sui social. Le aule della Repubblica e il materiale che mettono a disposizione meritano ben altra attività.


Il fastidio di Furgiuele per la libertà di stampa

Comunque, evidentemente il deputato si è distratto. Sarà per questo che ci fa pervenire una diffida a firma dell’avvocato Nunzio Raimondi con cui pretende «entro e non oltre giorni 7 (sette)» l’articolo in cui – in maniera dettagliata e documentata - non solo si racconta come il nome del suocero del deputato – il re dell’Autostrada, Salvatore Mazzei, condannato per estorsione e destinatario di un provvedimento di sequestro dell’intero patrimonio - salti fuori fra quelli dei clienti del giudice Marco Petrini, arrestato su richiesta della procura di Salerno per una serie infinita di episodi di corruzione in atti giudiziari, ma anche il ruolo di Furgiuele stesso nella galassia societaria di famiglia.

Sensibilità civica a corrente alternata?

Una circostanza che comporterebbe una certa dose di imbarazzo ad un cittadino che non ricopra incarichi pubblici e ancor di più dovrebbe procurarne – almeno in teoria – ad un rappresentante istituzionale. Lo stesso - sempre in teoria - dovrebbe succedere nell’ambito di un partito che con il suo leader nazionale, Matteo Salvini, ex ministro dell’Interno, dunque responsabile anche della lotta alle mafie, ha passato l’ultima campagna elettorale per le regionali a tuonare contro la ‘ndrangheta.

Il vero problema di Furgiuele

Per Furgiuele invece no. Anzi – apprendiamo dal suo legale – non nega l’incontrovertibile dato che il nome del suocero appaia per l’ennesima volta in carte giudiziarie, ma che se ne deducessero «argomenti critici circa il ruolo svolto dal deputato Furgiuele all’interno del partito di appartenenza e le possibili aspettative in ordine alle trattative politiche in corso relative alla formazione della Giunta regionale della Calabria, tanto da giungere alla conclusione (anch’essa indebita) che dette aspettative sarebbero state messe a rischio dagli esiti di tali indagini, al momento però sotto segreto investigativo».

Affermazioni che più che audaci, appaiono suicide. Confortati dalle parole del suo legale, apprendiamo dunque che il deputato Furgiuele abbia tentato di ingerire – non si sa bene a quale titolo, posto che altri sono i responsabili politici del suo partito in Calabria -nelle dinamiche governo di un organo cui non appartiene (Consiglio regionale).

Furgiuele chi?

Eppure, si leggeva in una nota diramata da via Bellerio per comunicare l’elezione di Cristian Invernizzi a segretario per i prossimi tre anni, che «il segretario, con il nuovo vice-responsabile nazionale agli enti locali Walter Rauti, procederanno a incontrare le varie realtà del territorio per procedere alla ristrutturazione del partito e degli enti locali». A Furgiuele neanche un accenno.

In più, confortati qui dalla cronaca, non possiamo che constatare che quali che fossero le sue pretese, Furgiuele è rimasto a bocca asciutta. Anche solo per la solare circostanza che il consigliere regionale con cui si è mostrato abbracciato su tutti i muri di Lamezia Terme, Pietro Raso, non ricopra certo l’incarico di assessore.

«È il genero quindi non è parente»

E se è vero che le indagini su Mazzei sono protette da segreto investivo, ormai pubblica è la circostanza – come gli atti a disposizione delle parti – che il nome del suocero di Furgiuele salti fuori nelle conversazioni intercettate (e come tali riportate) fra i protagonisti di quel sistema di corruzione che ha condizionato l’operato della Corte d’appello di Catanzaro, come ammesso persino dal principale indagato, il giudice Marco Petrini. O per caso dobbiamo presumere che Furgiuele e/o il suo avvocato abbiano voluto calunniarci con un’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio?

Allo stesso modo è vero – e lo riconosce lo stesso legale – che «il caso giudiziario descritto nell'articolo in questione riguarda tal Salvatore Mazzei» e che lo stesso «risulta essere stato condannato per il delitto di estorsione ed attualmente ristretto in espiazione pena». Ma per il deputato e il suo avvocato – che ci tiene ad evidenziarlo anche in maiuscolo – appare significativo che «non è parente dell’onorevole Furgiuele, ma semmai affine». Quindi che sia il suocero, padre di sua moglie, a detta del legale cambia i termini della questione. Di certo, dicono le foto in circolazione, non pare che i due non si frequentino o non lavorino insieme.

L’inchiesta su Petrini e il nome di Mazzei

Decisamente più spericolato (oltre che illogico) appare il tentativo di dare a intendere che nel pezzo si sia dato per definitivo il provvedimento di sequestro di cui Mazzei è stato destinatario. Non fosse pendente il giudizio di appello che motivo avrebbe avuto l’imprenditore di tentare di “aggiustare” il processo tramite una consulenza per come riferito dal faccendiere Emilio Santoro? E per come - aggiungiamo - discusso in altra occasione fra Santoro e lo stesso giudice Petrini, che su quella faccenda si è dimostrato – attestano le conversazioni – parecchio informato al pari di Santoro?

«Ma l’associazione gli cade?»

È il faccendiere – ricordiamo – a Santoro a chiedere informazioni al riguardo sui possibili esiti. «Ma l'associazione non gli cade?» gli si sente dire interessato. Ma quello che emerge è anche il metodo ideato per addomesticare quella pronuncia: una consulenza pilotata del commercialista Schiavone, chiarisce lo stesso faccendiere durante l’interrogatorio di fronte ai pm di Salerno. «Ha fatto la perizia a Mazzei che diceva che i soldi si... che era tutto a posto» confessa Santoro. Servizio a pagamento, ovviamente. «Quindicimila euro – informa sdegnato Petrini – sono troppi».

L’informativa della Finanza

Il costo generale dell’operazione però – si deduce da quegli interrogatori – sarebbe stato maggiore. Dello stesso argomento infatti Santoro parla con il presidente della Bcc di Crotone, Ottavio Rizzuto, finito prima in carcere e poi ai domiciliari come uomo dei Grande Aracri. A suo dire, Mazzei avrebbe consegnato «100mila euro» al commercialista Antonio Claudio Schiavone.

Per gli investigatori della Finanza che hanno analizzato quelle conversazioni, non ci sono dubbi. Schiavone «avrebbe ottenuto delle somme di denaro da parte dell'imprenditore lametino al fine di interferire sul predetto giudice per fare restituire dei beni sottoposti a sequestro nell'ambito di una indagine della Dda di Catanzaro».

Il commissariamento della Lega calabrese

Ora, a detta del legale e per conto di Furgiuele, tali circostanze non hanno imbarazzato il Carroccio, né creato quanto meno qualche problema di coerenza nel messaggio politico al suo segretario nazionale, Matteo Salvini, che ha passato i primi mesi dell’anno a sgolarsi contro la ‘ndrangheta. E il deputato godrebbe fiducia piena da parte di via Bellerio. Tuttavia, non si può non notare, che già in precedenza Quindi assolutamente casuale sarebbe che il partito in Calabria, un tempo in mano allo stesso Furgiuele, sia stato prima commissariato e affidato al deputato bergamasco, Cristian Invernizzi, quindi dopo un congresso romano, nuovamente affidato, recita la nota dell’epoca «all’on. Cristian Invernizzi il quale non sarà più Commissario bensì Segretario Regionale della Lega Calabria per Salvini Premier, e rimarrà in carica per 3 anni».

Per il Carroccio è un problema o no? Invernizzi risponda

Per dovere di chiarezza, non possiamo che girare la domanda ai vertici regionali e nazionali della Lega, che tuttavia – c’è da dirlo – mai hanno fatto pervenire alcun tipo di difesa del suo deputato. Per il Carroccio – sarebbe il caso di chiarire – è o non è imbarazzante che un suo deputato abbia legami di parentela, abbia avuto rapporti di lavoro e risulti in passato strettamente legato a livello societario con un soggetto destinatario di un sequestro antimafia? Anche solo per chiarezza nei confronti degli elettori che alle ultime elezioni regionali che hanno votato Lega magari sulla scorta delle pubbliche affermazioni di Salvini, sarebbe il caso di chiarirlo.

“Condimenti” che alterano la realtà

I termini, li mette giù lo stesso avvocato Raimondi, che sul punto torna più volte. «A parere della cronista (qui in veste di opinionista politico) l'On. Furgiuele – si legge - sarebbe pietra di scandalo per il suo stesso Partito in ragione del "ruolo e cognizione" (mai accertati o oggetto di accertamento come illeciti) nonché della cornice familiare in cui sono state ambiguamente innestate, proponendo un'immagine dell'uomo pubblico grigia e untuosa».

Curiosa concezione quella di giornalismo con lo sterzo, pronto ad evitare ogni circostanza che possa causare imbarazzo o domande scomode per la politica. Di certo, condire – e mai termine potrebbe essere più adeguato – una contestazione con deduzioni (l’immagine grigia e untuosa sopra citata) che mai si rintracciano nel testo appare – quanto meno – un tentativo di alterare la realtà.

La galassia societaria Mazzei e il ruolo di Furgiuele

La medesima strada che si tenta di percorrere riguardo al ruolo di Furgiuele nella galassia societaria familiare di Mazzei, che così appariva al momento del sequestro:

Purtroppo per Furgiuele e per il suo legale, le visure camerali delle società sono documenti pubblici, facilmente recuperabili e di semplice lettura. Da quei documenti è possibile desumere le date di nascita e morte delle società, le quote e i ruoli manageriali al loro interno. Incluso quello di Furgiuele. Per agevolare la comprensione, ecco uno schemino che mostra in maniera elementare come e in che misura il deputato sia entrato in relazione con la galassia imprenditoriale Mazzei:

La fretta di Furgiuele

Passaggi che spieghiamo in dettaglio nell’articolo che il deputato leghista contesta e sembra aver fretta di far sparire «entro giorni 7 (sette)» e a cui rimandiamo per eventuali approfondimenti. Allo stesso modo appare alquanto peregrino contestare che Furgiuele, che su Linkedin ancora appare come capocantiere dell’impresa Mazzei e con il genero ama ritrarsi, non potesse non sapere nulla degli affari di famiglia.

D’altra parte la sua Terina si colloca in un preciso momento storico e acquisisce un preciso patrimonio societario che da quella galassia proviene.

I traslochi della Terina

Significativi – checché ne dica l’avvocato – appaiono i traslochi di sede legale della Terina, che inizialmente si colloca a casa della cognata e socia, per poi trasferirsi nello stabile in cui Furgiuele vive insieme alla moglie. E anche qui una serie di schemini può essere utile a chiarire la questione. Questa era la prima “casa” della Terina, che aveva identica sede legale di una pletora di società dei Mazzei:

Anzi, allo stesso indirizzo risultano anche residenti Salvatore Mazzei e consorte

Poi la Terina di Furgiuele trasloca e si colloca nel medesimo stabile di proprietà della moglie del deputato in cui lui stesso risulta domiciliato:

L’avvocato sta forse accusando il suo cliente?

Per l’avvocato Raimondi, questa e le altre sopra elencate non sarebbero circostanze significative, tanto meno permetterebbero di affermare un rapporto fra Furgiuele e la galassia societaria e familiare del suocero. Affermazioni su cui ci permettiamo di dissentire, mentre non possiamo non ritenere significativa (e potenzialmente rischiosa per il suo cliente) la tesi del legale, secondo cui «il dottor Furgiuele non ha mai maneggiato dati contabili». Sta forse dicendo che Furgiuele che della Terina è stato – da visure camerali - socio di maggioranza e amministratore unico in realtà era solo una testa di legno?


Tentativi di intimidazione

Anche se arrivano su carta intestata, sappiamo riconoscere i tentativi di intimidazione. Quello che adesso si pretende di sapere è se siano riferibili esclusivamente al deputato Domenico Furgiuele o all’intero partito che lui, più volte, nel documento che ci ha fatto pervenire, chiama in causa. La Lega e il suo segretario regionale Cristian Invernizzi rispondano.

 

Ps. Non ho mariti, ma una laurea, un master conseguito all’Università di Tor Vergata, uno alla Business School del Sole 24 Ore, uno all’Universidad Complutense di Madrid, parlo correntemente tre lingue (certificate), ho vinto premi giornalistici regionali e nazionali e pubblicato un paio di libri. Caro avvocato, che in apertura della sua diffida ci ha tenuto a ricordare gli incarichi che ricopre, anche per lei sono la dottoressa Alessia Candito.(AC)

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