Fusione Corigliano-Rossano, adesso c'è chi vuole la secessione

VIDEO | Si fa largo in città un comitato che spinge per il ritorno alle autonomie dei due comuni: «Ci sono troppi problemi da gestire»

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di Marco  Lefosse
8 ottobre 2019
15:04

È bastato che il sindaco Flavio Stasi facesse circolare le linee programmatiche e di mandato per il primo governo di Corigliano-Rossano per far soffiare i venti di secessione nella nuova terza città della Calabria. Nel documento di indirizzo, che con molta probabilità sarà approvato nella prossima seduta del Consiglio comunale di lunedì 14 ottobre, viene indicata, infatti, come sede municipale del nuovo comune, palazzo Bianchi situato in Corigliano centro storico. Una scelta, quella del Primo cittadino, che sovverte le indicazioni della legge regionale sulla fusione la quale, invece, prevede come articolo normativo la realizzazione di una cittadella degli uffici da realizzarsi in contrada Insiti, la zona baricentrica tra i due ex comuni.

I mugugni di Rossano ringalluzziscono gli antifusionisti coriglianesi

Apriti cielo. Il turbillon di polemiche che si è sollevato nella nobile e (più) antica Rossano è stato fragoroso. Quasi a voler sottolineare uno schiaffo alla millenaria storia della Città di San Nilo e San Bartolomeo, numericamente più piccola rispetto alla sorella Corigliano. Ed è bastato, dicevamo, che i rossanesi si agitassero per ringalluzzire – appunto – gli antifusionisti coriglianesi. Quelli che hanno resistito anche a seguito dello schiacciante responso del referendum consultivo del 22 ottobre 2017.


In discussione anche l’esito del Referendum

Ed è proprio dall’esito del referendum che oggi riparte la lotta per la secessione, che si sta alimentando e sta prendendo forma negli ambienti di Rifondazione comunista dove il termine “Resistenza”, anche sovversiva se necessario, non è mai tramontato. «Quel Referendum – torna a rintuzzare oggi Mario Gallina, dirigente regionale di RC, antifusionista, promotore del movimento per il NO alla fusione ed oggi secessionista a capo del comitato per il ritorno alle autonomie – ha tenuto conto solo della volontà di una piccola parte dei cittadini». Ma in democrazia, si sa, decide chi sceglie.

La fusione, però, ha riportato centralità al territorio

Ammesso e non concesso, però, che la scelta referendaria sia stata – per così dire – elitaria, è innegabile che Corigliano-Rossano dopo l’unificazione con la nascita di un’unica entità di governo è ritornata ad avere una centralità differente rispetto al passato e nei confronti della altre grandi realtà urbane della Calabria. Quantomeno si è fermata la costante emorragia di servizi che aveva iniziato ad affliggere il territorio della Sibaritide dal 2010 in poi. Da quando si iniziarono a perdere ospedali, tribunali, agenzie territoriali, presidi istituzionali e si fermarono tutte le prospettive di sviluppo.

Inps, Frecciargento, Piano trasporto urbano prime conquiste impossibili senza fusione

E se da un lato, anche con la fusione di Corigliano-Rossano, la Calabria del nord-est continua a rimanere in deficit di tantissimi servizi è pur vero che da un anno a questa parte qualcosa ha iniziato a mutare. Pensare che l’elevazione della sede Inps cittadina a filiale provinciale o l’istituzione del nuovo Frecciargento Sibari-Roma-Bolzano – per citare due esempi - possano essere solo (anche, certamente) frutto della lungimiranza delle istituzioni, è sbagliato. Nessuna di queste due cose si sarebbe potuta realizzare se alla base non ci fosse stato il progetto della fusione. Che ha ridisegnato i bacini di utenza e le priorità territoriali su scala provinciale e regionale. Si pensi, ancora, alla nuova mappatura del Piano locale dei trasporti che ha praticamente triplicato il chilometraggio della mobilità pubblica rispetto a quella che un tempo era prevista per Corigliano e Rossano.

«Ci sono troppi problemi da gestire»

Insomma, etichettare la fusione come una boutade è ingeneroso. «Il fatto – aggiunge Gallina – è che ci sono troppi problemi da affrontare tutti insieme che sono la somma dei problemi che erano di Corigliano e Rossano oggi quadruplicati». Certo, ci sono ancora questioni basilari da risolvere nella nuova grande città che è attanagliata, come non mai, dall’emergenza idrica, da una condotta fognante che fa acqua (sporca) da tutte le parti, da strade insicure e dall’inciviltà di pochi che stanno rendendo il territorio, una pattumiera a cielo aperto. Ma questi sono problemi comuni a tutti gli enti locali italiani che si chiamino Morterone o Roma piuttosto che Corigliano-Rossano.

E non sono assolutamente questi i problemi che possono inficiare la lungimiranza di un progetto come la fusione. Che certamente può e dev’essere migliorata, garantendole i nuovi strumenti di governo (dallo statuo ai regolamenti per finire all’istituzione dei sette municipi, ai piani di fattibilità e ad un nuovo strumento urbanistico e ambientale).

Serve, insomma, una rivoluzione nell’amministrazione pubblica. E questo lo dice anche chi oggi spinge sul ritorno all’autonomia. E, infatti, a muovere gli animi dei secessionisti c’è anche una latente insoddisfazione ideologica sull’attuale gestione politica del governo della Città. «Il valore – sottolinea Gallina – del personale politico. È quello che determina l’importanza che poi si ha sui tavoli di trattativa. Il grande vulsun, il grande vuoto che ci sarà è che oggi – precisa ancora il promotore del Comitato per il ritorno alle autonomie – non è accompagnato da personale politico dietro alle sue spalle, che possa gestire una situazione così grave e così importante».

Giornalista
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