C’è fermento nel Movimento 5 Stelle in vista degli attesi Stati Generali del 7 e 8 novembre prossimo. Un evento dove si deciderà la piega che prenderà l’azionista di maggioranza relativa del Governo Conte bis e che decreterà il tipo di evoluzione che la formazione politica deciderà di avviare (o portare a compimento!).
Le posizioni dei big in vista dell’evento (c’è chi lo definisce un vero e proprio “congresso”, terminologia in uso ai partiti tradizionali e da sempre avvisa ai puristi pentastellati) cominciano a venir fuori pubblicamente ma è su una questione in particolare il vero terreno di scontro: il terzo mandato parlamentare.

L’argine ai “terzomandatisti”

Da sempre la regola dei due mandati è una pietra fondante del Movimento di Beppe Grillo e negli anni è stato difeso a spada tratta in più occasioni dai leader. A rompere le uova nel paniere alle bramosie dei più famelici “terzomandatisti” che si muovevano sottotraccia è stata l’ex ministra Giulia Grillo che in una intervista all’HuffingtonPost di una decina di giorni fa ha rotto la coltre nebulosa che attorniava la questione (almeno per ciò che concerne il “detto” in pubblico). Stati Generali? Per la senatrice: «Lo scontro vero secondo me è tra chi vuole derogare alla regola dei due mandati e chi non vuole. Sicuramente è importante non perdere l’esperienza dei due mandati per nutrire ancor di più il Movimento al suo interno però chi si è candidato sapeva benissimo sin dall’inizio che oltre i due mandati non si sarebbe potuto andare. Siamo stati eletti anche per questo. È una sorta di vincolo che abbiamo con gli elettori e non va derogato assolutamente».


A cogliere la palla al balzo Alessandro Di Battista che lanciando la sua piattaforma programmatica in vista degli Stati Generali si è attribuito il ruolo di «baluardo contro il terzo mandato» perchè: «nel Movimento 'c'è' una diatriba interna tra chi vorrebbe proseguire a tempo indeterminato una propria carriera politica e chi, invece, combatte contro questo progetto».


Questa prospettiva “conservatrice” alla luce dei moti rivoluzionari interni in atto ha ricevuto il placet del Presidente di Rousseau, Davide Casaleggio che in una intervista odierna al Corriere è stato più che lapidario: «Il terzo mandato è un problema solo per chi non vuole rispettare gli impegni presi o i principi del M5S. Molti parlamentari con cui ho avuto modo di parlare sono pronti a mettersi a disposizione per poter passare le esperienze accumulate alle persone che tra due anni entreranno nelle istituzioni al loro posto e auspicherebbero un programma più strutturato di passaggio di testimone virtuale. Si riconoscono facilmente, solitamente sono quelli che lavorano, rispettano le regole e non sono ossessionati dal parlare di poltrone ogni giorno».

 

Morra da custode della purezza grillina a manovratore doroteo

Quando l’ex capo politico Luigi Di Maio l’anno scorso propose di introdurre il “mandato zero” per i consiglieri comunali, il senatore Nicola Morra fece una vera crociata ideologica sul rispetto delle regole degli albori del Movimento 5 Stelle.

 

Nel giugno 2019 durante una puntata di Omnibus su La7 il presidente della commissione nazionale antimafia affermava: «Io faccio sempre questa riflessione. Ci sono i valori. I valori sono: la politica è servizio per la comunità ed è sobrietà. L’ipotesi migliore è rimanere ancorati alla regola dei due mandati. Io avrei tanto piacere di trovare giovani ben più preparati e ben più motivati del sottoscritto. Io non ho problemi a tornare a casa personalmente. Si può continuare a far politica nella propria città. Dopo sei anni di questa vita sarà facile al professor Morra, professore di filosofia e storia del liceo classico Telesio, di poter tornare ai libri, agli studenti e ai colleghi? Mi piacerebbe tanto, non sarebbe semplice ma è quella la strada da seguire» mentre in un video postato sui social del successivo 24 luglio tuonava: «La politica si può fare anche senza essere eletti. Beppe non è mai stato eletto eppure ci ha dato enorme lezioni civili e di impegno sociale. In un momento di grande confusione intervenire su questo tema può portare a pensare che si voglia salvaguardare una propria posizione. Il detentore del ruolo non deve fossilizzarsi con lo stesso altrimenti divent’ando un tutt’uno con la poltrona come noi dicevamo si sarebbe anche potuto innamorare del ruolo del senatore Morra, del presidente morra. Noi siamo cittadini in carne ed ossa e dobbiamo stare con i piedi per terra».


A distanza di un anno il senatore cosentino deve aver cambiato radicalmente idea. Giusto due mesi fa in un altro video su Facebook cominciava ad “addolcire la pillola” in perfetto stile doroteo, dicendo: «Per i mandati deciderà ognuno con la sua testa, com'è giusto che sia, però io dico che prima ancora di ragionare di mandati noi dobbiamo ragionare su come svolgere bene il nostro mandato politico e su questo dobbiamo molto crescere” aggiungendo “su Sandro Pertini, Enrico Berlinguer o Giorgio La Pira nessuno ha posto problemi in relazione ai mandati fatti».

 

I mal di pancia e le ironie degli attivisti calabresi

La capriola politica di Morra è stata portata a compimento oggi con la pubblicazione della sua proposta programmatica in vista degli Stati Generali che contempla la superazione totale della regola dei due mandati. «Se un parlamentare lavora ed è scelto dai cittadini perchè privarsene?» ha chiosato.


La presa di posizione non è proprio piaciuta agli attivisti calabresi del Movimento 5 Stelle. Francesco Mardente, catanzarese già candidato alle scorse regionali ha scritto sui social:«Se il M5S dovesse superare il limite dei 2 mandati non sarei completamente in disaccordo. Certo, si dovrebbe discutere di ben altro agli Stati Generali. Una cosa, però, è certa: se Morra fosse candidato al terzo mandato, piuttosto che fargli campagna elettorale mi trasferirei in Uganda» suscitando commenti di approvazione ed ironie. L’ex candidato facilitatore Marco Mancuso, su questa giravolta politica ha lanciato un hashtag che riprende il titolo del libro di Andrea Scanzi su Matteo Salvini, «#bastacazzari».