Pd Catanzaro

Il rinvio dei congressi provinciali penalizza Passafaro che aveva mozione e firme pronte

L’ex coordinatore cittadino appariva in vantaggio su Iemma e Giampà impegnati in una guerra fratricida nel gruppo che fa capo al big Ernesto Alecci, ma lo slittamento di un mese ha rimesso tutto in discussione

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di Danilo Colacino
14 gennaio 2022
10:01
Da sinistra: Passafaro, Iemma e Giampà
Da sinistra: Passafaro, Iemma e Giampà

Il rinvio dei congressi provinciali del Pd a Catanzaro potrebbe determinare una coda inattesa, quella del ricorso contro il differimento stesso. Inaspettato, come detto, e giunto nell’imminenza ormai di un evento che era in programma da mesi e mesi. Senza contare come la motivazione ufficiale, in sostanza la necessità di dare più tempo alle commissioni preposte per organizzarsi meglio, avrebbe fatto spazientire non poco i referenti Italo Reale e Lidia Vescio che invece non parevano avere tutti questi affanni.

Ma al di là di come siano andate le cose e degli effettivi motivi dello slittamento, c’è da dire che al vertice calabrese del Pd sarebbero in parecchi a non volere il congresso adesso. Soprattutto nel capoluogo, città su cui incombono le Comunali con tutto il pesante carico che si portano dietro. Ecco allora che il segretario in pectore Nicola Irto, il quale non vuole aggiungere elementi di divisività a un quadro politico locale già frammentato con appunto le elezioni alle porte, e il commissario regionale Stefano Graziano, per vari altri motivi illustrati a breve, pur in via ufficiosa sono insomma sembrati d’accordo sulla chiara opportunità di farne per ora a meno. Difficile, però, ottenere un simile risultato, anche per due big del loro calibro con un “ritardo” comunque da interpretare.


Il rinvio che beffa Passafaro

Provvedimento da cui, giova precisarlo, a essere molto penalizzato è stato Salvatore Passafaro, che ieri alla scadenza dei termini stabiliti aveva regolarmente presentato la documentazione necessaria per candidarsi alla segreteria provinciale con tanto di mozione e le circa 180 firme utili a corredo. Carte in regola, definiamole così, che invece pare non avessero i contendenti, Giusy Iemma e Domenico Giampà, a cui un Passafaro sicuro della sua forza congressuale si sarebbe perfino offerto di cedere delle sottoscrizioni in eccesso. Ma niente. Perché, a prescindere dalle cause, l’attesa elezione interna evidentemente non s’aveva da fare.

Quantomeno nei prossimi giorni. E nell’occasione non possono che tornare d’attualità, anche se più volte citate, due questioni: la guerra aperta nell’entourage del maggiorente Dem Ernesto Alecci e le Amministrative dei Tre Colli. E sì, considerato come la mancata scelta alecciana fra chi lo ha supportato alle Regionali ovvero Iemma (la quale, si dice, sia sponsorizzata da un Graziano forte di una delega grazie a cui, con congressi pendenti, mantiene un incarico strategico in Calabria pur perdendo il mandato commissariale non appena sarà “incoronato” segretario Irto) e Giampà potrebbe addirittura far saltare i vecchi patti per le Comunali. Non è un mistero, infatti, come Alecci sia intenzionato a fare una lista per Palazzo De Nobili con i sostenitori di Iemma, tanto che l’insuccesso al Provinciale di quest’ultima sarebbe una pubblica sconfessione e un drastico ridimensionamento di tutto il gruppo, peraltro già escluso dalle candidature nelle file Democrat.

La “proposta romana” per trarsi d’impaccio

Sarà per questo, che proprio per trarsi d’impaccio, qualcuno di peso a Roma aveva rivolto l’invito a Passafaro di accettare la conferma “d’ufficio” al coordinamento cittadino per guidare il partito - nel frattempo dunque privo del segretario provinciale - almeno fino alle Comunali con per giunta in caso di vittoria del centrosinistra l’assegnazione di una carica istituzionale a Iemma e l’indicazione di Giampà, attuale sindaco di San Pietro a Maida, alla presidenza della Provincia senza più l’attuale vertice all’atto della decadenza di un Sergio Abramo - non più in carica in Comune - da giugno in avanti. Passafaro ha però detto di no, dal momento che a riguardo avrebbe posto come termine ultimo e categorico per un’operazione simile la metà di dicembre 2021. Motivo di tale perentorietà? Il troppo poco tempo, a giudizio del diretto interessato, a disposizione, dopo il congresso regionale comunque da celebrare, per comporre la lista (pare oltretutto avesse trovato 14 aspiranti consiglieri, 7 donne e altrettanti uomini) da presentare alle elezioni cittadine con anche il fardello del via libera ufficiale da dare al pretendente sindaco della coalizione. Tutt’altro che una formalità.

In merito va rimarcato come il leader di Cambiavento Nicola Fiorita, per così dire lanciato dall’assemblea degli iscritti ai circoli catanzaresi di fatto per volontà anche di Passafaro, corra ora il serio rischio di rimanere appeso dalle spinose questioni interne al Pd mentre ad esempio il “dissidente” Valerio Donato continua a lavorare alla costituzione di svariate liste a proprio vantaggio. Dato che se suffragato dai fatti porterebbe necessariamente a un nuovo confronto, riaprendo il cosiddetto Tavolo, con un Donato molto strutturato. Malgrado ciò, tornando alla casella di partenza come nel Gioco dell’Oca, la questione principale resta quella del rinvio del congresso. E non potrebbe essere altrimenti, considerato come al congresso regionale all’unico oppositore di Irto, Mario Franchino, siano addirittura state negate 48 ore di tempo (48 appena) in più per tentare di scendere in campo con tutti i… crismi.

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