Lamezia, il ministero dell'Interno autorizza la commissione di accesso?

Prende sempre più corpo l'ipotesi di uno scioglimento del consiglio comunale. La farraginosa macchina deputata a valutare se esistano o meno le condizioni perchè questo avvenga sembra essere ormai entrata in funzione
di Tiziana Bagnato
8 giugno 2017
15:51
Il Comune di Lamezia Terme
Il Comune di Lamezia Terme

Trema il Comune di Lamezia. L’ombra del terzo scioglimento per infiltrazioni mafiose prende sempre più corpo. Dal ministero per l’Interno pare sia stato dato il placet al prefetto di Catanzaro Luisa Latella affinché questa invii la commissione d’accesso che avrà poi il compito di verificare se esistano o meno i presupposti per parlare di inquinamento mafioso e quello di redigere una relazione. Le voci si rincorrono sempre più insistenti e riportano la città indietro di quindici anni quando, nel 2002, avvenne il secondo scioglimento. 

 


L’operazione Crisalide che ha azzerato la cosca Cerra – Torcasio – Gualtieri e che si è basata su un nugolo di intercettazioni raccolte proprio durante il periodo della campagna elettorale del 2015, ha ricordato con prepotenza come gli occhi della ‘ndrangheta non si fossero mai spostati dalle istituzioni cittadine.

 

Come nel caso del vice presidente del consiglio comunale Giuseppe Paladino che, tramite intercettazioni telefoniche e satellitari, è stato individuato nel fortino della cosca accompagnato dal padre dove avrebbe concordato il sostegno alla campagna elettorale. Nella rete degli investigatori finiva anche Alessandro Gualtieri, fidanzato della consigliera MariaLucia Raso che poi si autosospendeva. Uno status quello dell'auto sospensione che non sembra però non essere contemplato dal Tuel. Ecco perchè pochi giorni fa esponenti della Prefettura sono arrivati in via Perugini. 

 

In precedenza aveva rassegnato le dimissioni anche Pasqualino Ruberto, coinvolto sia in Crisalide con l’ipotesi di reato di concorso esterno in associazione mafiosa che nell’inchiesta “Robin Hood” sulla distrazione di fondi comunitari destinati a progetti sociali. Un avviso di garanzia aveva raggiunto circa un anno fa anche il padre dell’attuale presidente del consiglio Francesco De Sarro, accusato di avere comprato i voti per l’elezione del figlio.

 


Una volta recepita la relazione stilata dalla commissione, toccherà al Prefetto entro 45 giorni inviare le sue considerazioni al ministero dell’Interno. Proprio quest’ultimo Marco Minniti raccoglierà in sostanza la vera patata bollente. Sarà lui a dovere nel caso avanzare la proposta di scioglimento al Presidente della Repubblica che poi procederà in merito.

 

Tiziana Bagnato

Giornalista
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