Elezioni di Lamezia, i leghisti “orfani” si potranno candidare in altre liste

La Lega decide di non partecipare alla tornata ma il deputato Furgiuele dà il via libera alla “contaminazione”. Intanto molti si chiedono se dietro il contrordine di Salvini non ci sia il pericolo di un nuovo scioglimento

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di Tiziana Bagnato
11 ottobre 2019
18:17

Entro domani alle 12 i candidati a sindaco di Lamezia Terme dovranno consegnare le liste con i nomi che li accompagneranno nella corsa verso la fascia tricolore.
«Mancherà la Lega con il suo simbolo, ma i tesserati del Carroccio possono candidarsi al consiglio in altre liste». È quanto precisa il deputato Domenico Furgiuele, che in questo modo smussa le asperità del clamoroso forfait della Lega, che ha deciso di non partecipare alla tornata elettorale.

 


Le ragioni del mancato sostegno a Pegna

A questo riguardo, con riferimento al sostegno prima dato e poi ritirato al candidato del centrodestra, il promoter Ruggero Pegna, Furgiuele aggiunge: «Probabilmente i tempi stretti, le elezioni così vicine, ci hanno fatto fare qualche errore di carattere politico sulla valutazione di determinate opinioni che evidentemente non collimano con quelle che sono le linee del partito. Di comune accordo con il segretario federale Matteo Salvini e con il commissario Invernizzi abbiamo deciso di ritirare il simbolo che non sarà presente in questa tornata elettorale. La Lega rimane però molto forte a Lamezia Terme, lo hanno dimostrato le elezioni europee dove ha preso il 2,5 % in più rispetto alla media regionale e io come deputato rimango a disposizione di chiunque vincerà queste elezioni».

 

Voto libero ai tesserati

«I nostri tesserati sono liberi di votare chi vorranno. Crediamo molto nella democrazia e nella libertà di potersi impegnare in politica – aggiunge - Ci siamo rimessi semplicemente alla disciplina di partito secondo i dettami del nostro segretario nazionale. La valutazione è solo di carattere politico, non ci sono dietro altri tipi di ragionamenti».
Indiscrezioni vogliono infatti che a fare saltare l’accordo siano stati non solo gli epiteti usati da Pegna per apostrofare Salvini, né la sua vicinanza al modello Riace, ma il timore che Lamezia possa andare incontro al quarto scioglimento e che Salvini da testimone di quello appena avvenuto, in qualità di ministro dell’Interno, abbia deciso di mettere ai ripari il proprio partito.

 

Le reazioni

Intanto, sui social la decisione della Lega di ritirare il proprio simbolo ha dato adito a reazioni contrapposte.
C’è chi scrive: «Quindi il primo partito italiano non candida la sua lista nella terza città più importante della Calabria?! Questo sempre perché al Sud ci tiene, perché Lamezia è importante, eccetera eccetera». E ancora: «La Lega ha deciso di suicidarsi? Dai Domenico Furgiuele, partite molto male in Calabria se iniziate così. Sintesi, in politica ci vuole sintesi. E il primo partito italiano non può lavarsi le mani della terza città della Calabria. Non è un buon messaggio che mandate all'esterno. La penso così».
«Non riuscire a presentare una lista non è tanto bello», scrive un altro utente. C’è chi invece condivide pienamente parlando di una «saggia decisione collegiale», di «ottima scelta da parte del partito per il rispetto nei confronti dei cittadini lametini». Altri vedono in questa virata «tanta coerenza ed eleganza» e «una scelta di rispetto per il credo verso il partito che rappresenta l'unica vera alternativa verso altre espressioni di marciume assoluto». «Che possiate – si legge in un commento alla notizia- tu con il nostro capitano, unitamente al commissario Invernizzi, applicare per tutto il territorio calabrese orfano da lunga data di valori sovrani per una sana società civili».

Giornalista
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