Il vicepremier commenta il gesto delle toghe in tutta Italia nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario: «Dispiace che i servitori dello Stato si alzino e se ne vadano»
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«Mi dispiace che i servitori dello Stato che indossano la toga, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, si alzino e se ne vadano con la Costituzione. Il magistrato la Costituzione la dovrebbe anche averla letta...»: così il vicepremier Antonio Tajani durante un evento a Milano sulla protesta dei magistrati».
Il riferimento è alla protesta dei magistrati davanti alla Corte di questa mattina. Anche a Reggio e Catanzaro si sono presentati in toga, con la costituzione in mano – quasi a volerla proteggere – e la coccarda tricolore appuntata sul petto.
Ai due lati dell’ingresso della Corte sono stati affissi i manifesti con due frasi di Calamadrei. Una recitava: «In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Questa non è una carta morta è un testamento, un testamento di centomila morti. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, lì è nata la nostra Costituzione».
Come previsto dalla proposta di protesta organizzata dall’Associazione nazionale magistrati, le toghe hanno lasciato l’Aula nel momento in cui ha preso la parola Ernesto Napolillo, rappresentante del ministero della Giustizia. Una rimostranza simbolica nel non voler ascoltare la relazione e gli interventi programmatici proposti dal dicastero retto da Carlo Nordio, fautore della riforma costituzione della giustizia che prevede anche la separazione delle carriere tra funzioni requirenti e giudicanti.