Metro leggera Cosenza-Rende, i fondi europei verranno usati per l'emergenza Covid

Troppi ritardi accumulati, la Regione dirotta gli stanziamenti di Bruxelles per la tranvia sull'emergenza sanitaria: sarà lo Stato a garantire momentaneamente in Bilancio le coperture finanziarie, ma si pensa già a interventi diversi per la mobilità

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di Camillo Giuliani
21 novembre 2020
15:42

I fondi europei destinati alla realizzazione della metropolitana leggera che avrebbe dovuto collegare Cosenza con l'Unical attraversando Rende verranno utilizzati per l'emergenza Covid. A confermarlo la nuova versione del Por 2014-2020 con la quale la Regione ha rimodulato il budget a sua disposizione per affrontare meglio la seconda ondata di contagi e favorire la successiva ripresa economica. Sono 500 i milioni di euro che la Cittadella ha deciso di riservare alle misure contro il coronavirus e ben 118,4 arrivano dal discusso progetto di trasporto pubblico che, settennato dopo settennato, nessuno riesce a realizzare nell'area urbana del capoluogo bruzio.

Non più fondi Ue, ma statali

L'ipotesi di utilizzare il budget della metro nella lotta al virus risale ad agosto e la Commisssione Europea ha dato il suo ok a fine ottobre, complice anche l'interlocuzione estiva tra la Regione e il Governo centrale, al termine della quale è arrivato il placet alla rimodulazione delle risorse del Fondo sviluppo e coesione (Fsc). Queste ultime non arrivano da Bruxelles ma da Roma e serviranno a garantire la copertura in bilancio del progetto metro fino alla scadenza dell'attuale Por. E saranno sempre loro a farlo – e non più quelle dell'Ue – nel periodo 2021-2027, non importa se a cambiare la mobilità pubblica in riva al Crati sarà davvero ancora un tram o qualcosa di diverso. A riportarlo è l'allegato A alla delibera numero 62 con cui il Consiglio regionale nei giorni scorsi ha approvato la nuova destinazione dei fondi europei.


I ritardi accumulati finora

Il documento, per giustificare il definanziamento, ripercorre la travagliata storia della metro bruzia, oggi ancora ben lontana dalla realizzazione così come le opere collaterali, rallentate ulteriormente da alcune forzature del sindaco Occhiuto che, invece di risolvere i problemi, li ha aumentati. «Le criticità che hanno dilatato i tempi previsti per l’approvazione della progettazione esecutiva non sono state ancora superate: entro settembre 2019 era stato previsto di approvare la progettazione esecutiva, riformulare il cronoprogramma di attuazione e, finalmente, entro il 31/10/2019, avviare i lavori», esordiscono dalla Cittadella nella loro ricostruzione. Quasi 13 mesi dopo la data di avvio prevista, però, non è stato montato nemmeno un bullone, anche perché dell'atteso progetto esecutivo non si è ancora vista l'ombra. L'assenza di quest'ultimo, aveva già sottolineato l'Europa nell'estate di un anno fa, rappresentava «un fattore di rischio rilevante per l’intero Programma», tanto che Bruxelles aveva «espresso forti dubbi sulla possibilità che tale opera potesse essere ultimata nei tre anni successivi alla consegna dei lavori».

Costi aumentati di 50 milioni

Di certo non aveva migliorato l'umore degli eurocrati scoprire, nel novembre scorso, che, rispetto alle previsioni iniziali, sarebbe stato necessario apportare varianti al progetto «con conseguente incremento del quadro economico di circa 50 milioni di euro». Così, a Natale del 2019, dal Belgio era partita una nota in cui si sottolineava l'aumento delle perplessità sulle reali possibilità di completare l'opera entro i tempi stabiliti dal Por (31 dicembre 2023) e sulla sua sostenibilità finanziaria. L'Ue invitava la Regione «ad individuare progetti alternativi», evidenziando che per avere i 50 milioni in più sarebbe servita anche un'ulteriore domanda di finanziamento oltre a quella approvata inutilmente anni prima, allungando ancora i tempi di realizzazione della tranvia. E le perplessità erano state confermate anche a febbraio di quest'anno nell'incontro tra la Commissione Europea e gli uomini della Cittadella, con l'Autorità di gestione che pochi giorni dopo aveva manifestato l’intenzione di voler «avviare le attività volte al ritiro del suddetto progetto e prevedere misure alternative che consentano di porre in sicurezza il programma».

Verso nuovi interventi per la mobilità

Che succederà, quindi, adesso? «La copertura finanziaria della Metro di Cosenza - limitatamente al valore delle obbligazioni giuridicamente vincolanti assunte dall'amministrazione regionale, sulla base del contratto di appalto integrato stipulato il 25/07/2017, pari a 118,5 milioni di euro - sarà temporaneamente assicurata dalle risorse del FSC 2014/2020 per poi essere traslata, in prospettiva, a carico delle risorse del FSC 2021/2027», scrivono nel nuovo Por quelli della Regione. Ma il destino dell'opera sembra ormai segnato: poche righe dopo si legge che «l’amministrazione regionale intende procedere alla verifica della fattibilità tecnica e della sostenibilità economico-finanziaria del progetto per le successive valutazioni in merito». E dopo qualche pagina ecco apparire una frase che non lascia presagire un futuro roseo per la tranvia: «A seguito dell’assegnazione delle risorse sul FSC 21/27, su cui graverà il costo pubblico ammissibile nella sua interezza (pari a 156,8 milioni di euro), i 118,4 milioni di euro temporaneamente destinati alla Metro di Cosenza, saranno utilizzati per finanziare nuovi interventi di mobilità sostenibile da realizzarsi sempre nel territorio della città di Cosenza». Viste le premesse - e il fatto che a quei 156,8 milioni ne andrebbe aggiunta un'altra cinquantina - è difficile che i nuovi interventi coincidano con quelli previsti in origine. Se non è un addio definitivo alla metro, poco ci manca.

 

giuliani@lactv.it

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