Regionali, Oliverio scioglie le riserve sul voto. «Calabria alle urne il 26, come in Emilia»

Il governatore lo ha detto a margine del meeting politico in svolgimento a Lamezia con quel che resta del centrosinistra senza Pd e Leu. «Se il Nazareno ha un candidato alternativo faccia il nome e si celebrino le primarie»

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di Redazione
4 novembre 2019
18:17
Mario Oliverio seduto in platea nell’incontro di Lamezia
Mario Oliverio seduto in platea nell’incontro di Lamezia

«Proporrò la data del 26 gennaio». Per la prima volta il presidente Mario Oliverio si esprime in maniera esplicita sulla data del voto, senza rifugiarsi nella formula vaga “entro i limiti di legge” come aveva fatto sino ad oggi. Il governatore ha sciolto le riserve a margine dell’appuntamento di Lamezia, che lui stesso ha definito la “Leopolda calabrese”, attualmente in corso, dove è confluito quello che resta del centrosinistra dopo la presa di distanza definitiva del Pd da Oliverio. A dargli manforte sono il Partito socialista, guidato dal segretario regionale Luigi Incarnato, il Calabria in rete (Sculco), liste civiche e dissidenti dem.
La data del voto deve comunque avere il via libera dei presidenti delle Corti d’appello e del Viminale prima che diventi definitiva. Andare alle urne il 26 comporterà che gli adempimenti principali, con la presentazione delle liste, dovranno essere fatti praticamente a Natale, un mese prima.

«Vado avanti, Pd nazionale in minoranza»

«Oggi vedo che oltre all'assenza di una proposta di candidato, il Pd si ritrova in un preoccupante isolamento – ha detto Oliverio ai giornalisti presenti, prima del suo intervento previsto alla fine dei lavori -. Il centrosinistra che sostiene la mia candidatura, con la convenzione programmatica di oggi, assume la responsabilità di parlare dei problemi della Calabria e definire un programma partecipato su cui realizzare un impegno di governo, dà un ulteriore contributo alla messa in campo di uno schieramento elettorale capace di competere per vincere e poi governare bene». Oliverio, è bene ricordarlo, è da settimane in polemica con il suo partito che non intende ricandidarlo e che negli ultimi giorni ha “ufficialmente e formalmente” escluso questa ipotesi. Rottura definitiva, quindi, che non sembra impensierire il governatore, almeno in apparenza.


«Il centrosinistra calabrese è questo»

«Il centrosinistra calabrese - ha detto Oliverio - è quello che oggi è qui. Sono presenti tutte le forze riformiste, laiche, liberali, socialiste, democratiche e progressiste. Insieme a loro tante espressioni civiche, competenze, professionalità e una folta rappresentanza della imprenditoria produttiva. La location scelta per questo incontro (una nuova azienda insediata nel vecchio complesso ex Sir, realizzato ma mai entrato in produzione, ndr) è essa stessa il simbolo della Calabria del riscatto, del cambiamento e della innovazione».
Oliverio si è detto «un po' emozionato per la partecipazione e la numerosa presenza di iscritti, dirigenti sindaci ed amministratori del mio partito, del Pd». «Dispiace - ha aggiunto - che il commissario nominato da Roma (Stefano Graziano, ndr) non sia anch'egli presente. Senza confronto e senza dialogo si fanno solo sfaceli. Non c'è una azione trasparente. Si lascia prevalere il non detto. Pur se non mi rendo conto del perché di un diniego alla richiesta della mia candidatura avanzata da oltre 250 sindaci, dalla maggioranza dei circoli territoriali del Pd e dalla coalizione di centrosinistra, rimango ancora in attesa di conoscere quale è una eventuale proposta di candidato presidente che intendono avanzare il commissario regionale e la segreteria nazionale del mio partito».

Insiste sulle primarie

Parole che sembrano volutamente ignorare la chiara posizione del Nazareno, che da tempo ha sgomberato il campo da equivoci dicendo No alla ricandidatura di Oliverio, incompatibile con l’auspicata – sebbene ancora lontana – intesa con il M5s.
«Se il commissario intende avanzare una candidatura meno divisiva – ha aggiunto il presidente uscente -, una candidatura che abbia più forza per aggregare una coalizione ancora più larga e plurale, tiri fuori il nome. Si decida in Calabria secondo le regole democratiche». Insomma, ancora un appello a celebrare le primarie alle quali però Zingaretti ha già detto No.

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