Il Pd in Calabria è un fantasma: commissariato, senza leader e senza futuro

Fatto fuori Oliverio dalla partita delle regionali, Zingaretti è stato mollato anche da Pippo Callipo che doveva rappresentare l’occasione di riscatto del partito. Ora il Nazareno punta tutto su Reggio e Falcomatà ma le grane sono tante (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Alessia Bausone
7 settembre 2020
22:40
Nicola Zingaretti e Pippo Callipo
Nicola Zingaretti e Pippo Callipo

Nicola Zingaretti dalla sua elezione a segretario nazionale non ha mai messo piede in Calabria fino alla fine del 2019. L’obiettivo, per nulla celato, era quello di liberarsi politicamente dello “scomodo” (come definito dalla biografia scritta per lui dall’ex sindaco di Satriano, Michele Drosi) Mario Oliverio e non ricandidarlo. A differenza degli uscenti, altrettanto scomodi per il Pd, Michele Emiliano, per la Puglia e Vincenzo De Luca, per la Campania.

Certo, l’ex presidente della Regione Calabria aveva rapporti non proprio idilliaci con il suo Partito a livello nazionale. Lui stesso aveva mal sofferto Matteo Renzi, pur avendolo sostenuto al congresso del 2017, salvo poi dire l’anno successivo al Festival di Spoleto (evento che gli portò un’inchiesta per peculato) che non era mai stato renziano. Con Zingaretti vi era una storica vicinanza ma, con un gioco di veti correntizie, Oliverio si è ritrovato ad avere il ruolo di outsider.


Il Pd Calabria unica federazione commissariata

Nel gennaio 2019 Matteo Orfini coraggiosamente decise, con un provvedimento unico sul piano nazionale, di commissariare la federazione regionale calabrese. «Il commissariamento serve a mettere ordine. Il partito ha quindi bisogno di un punto di riferimento che lo traghetti verso il congresso che si deve fare anche perché oggi arriveremmo terzi alle Regionali», dichiarò l’allora presidente nazionale dei democrat indicando nel contempo come commissario l’ex parlamentare Stefano Esposito che, di tutto punto, rifiutò la “patata bollente” del Pd calabrese.

Più impavido fu Stefano Graziano, ex parlamentare e poi consigliere regionale con De Luca, oggi impegnato nella ‘sua’ Campania a racimolare preferenze per un nuovo mandato consiliare e, per questo, decisamente poco attento alle questioni calabresi anche se rumors interni dicono che sogni un ritorno a Roma tramite un seggio blindato proprio in Calabria come già fu per Rosy Bindi e Alfredo D’Attorre.

Sta di fatto che di congresso e ricostruzione del Pd calabrese non se ne parla proprio. Timidi passi sono stati fatti solo recentemente con la costituzione, da parte di Graziano, di un coordinamento regionale di 32 persone dove non sono mancate le gaffe. Al suo interno è stato, difatti, inserito Luigi Barbera, già candidato alle regionali dello scorso gennaio col Pd ma oggi candidato con il centrodestra alle comunali di Reggio Calabria. In più, molti dei nominati nel coordinamento affermano di aver scoperto della nomina (e dell’esistenza del coordinamento stesso) dalla stampa locale.

Il candidato del post-Oliverio si dimette dopo 6 mesi

La ‘prima’ di Zingaretti segretario in Calabria si svolse lo scorso 6 dicembre a Maierato, in provincia di Vibo Valentia e sede dell’impresa del candidato presidente di regione da lui scelto, Pippo Callipo. Un imprenditore stimato ma che alle elezioni regionali del 2014 sostenne apertamente il centrodestra, mentre alle regionali del 2010 si candidò contro il Partito Democratico e la coalizione di centrosinistra guidata da Agazio Loiero.

Questo passato politico di Callipo non piacque a molti, come a Carlo Guccione, consigliere regionale anti-oliverio e oggi responsabile nazionale ‘crisi industriali’ del Pd ma, in passato, stigmatizzato sui social dal gruppo politico dell’imprenditore “Io resto in Calabria” come impresentabile.

 

«Callipo è il simbolo della Calabria che difende la Calabria», dichiarò Zingaretti alla presentazione del candidato presidente Callipo. «In Callipo ho trovato la più grande sfida da affrontare per i calabresi: fare sì che ragazze e ragazzi non siano più costretti ad andarsene dalla Calabria», continuò in una seconda occasione nel cosentino a gennaio.

Peccato che ad andarsene, dal Consiglio regionale, sia stato proprio Callipo e dopo soli sei mesi da leader dell’opposizione. E lo ha fatto con l’imbarazzo di aver firmato, “a sua insaputa”, la legge sul ripristino dei vitalizi che fece scandalo sul piano nazionale (e poi venne ritirata). L’imbarazzo deve essere arrivato fino al Nazareno dato che Zingaretti non ha mai commentato la prematura dipartita politica del suo osannato candidato.

Elezioni amministrative? Altre grane

Nessun commento è pervenuto in riferimento alle comunali della città di Crotone, storica ‘Stalingrado’ del Sud. Lì la federazione provinciale è stata commissariata con l’invio del presidente della provincia di Cosenza Franco Iacucci per ‘serrare i ranghi’ in vista delle amministrative. Risultato? Il Pd non si presenta ma il notabilato democrat, tra cui il presidente del Partito Mario Galea, sono planati nella lista ‘Riformisti per Crotone’ a sostegno del candidato osteggiato dal ‘Pd ufficiale-zingarettiano’, Danilo Arcuri, patrocinato da Enzo Sculco, ex presidente della provincia ed ex scopellitiano, già condannato definitivo per concussione.

Non è un segreto che Zingaretti punti tutto su Reggio Calabria dove il ‘fedele’ membro della direzione nazionale e sindaco uscente Giuseppe Falcomatà ha ricevuto il sostegno del governo con una norma contenuta nel ‘decreto agosto’ che stanzia 200 milioni di euro per la città dello stretto, evitandole (pare) il crac finanziario. Lì le anime del Pd si sono unite; con l’ex componente della segreteria nazionale di Matteo Renzi ed ex assessora comunale, Angela Marcianò che pare fare più concorrenza a destra (è sostenuta dalla lista Fiamma Tricolore).

 

In riva allo stretto il problema del Pd non sono le canoniche giravolte dell’ultim’ora (già alle scorse regionali due consiglieri, uno metropolitano e uno comunale, Demetrio Marino e Nicola Paris scelsero rispettivamente Fdi e Udc) ma un’inchiesta giudiziaria della Dda dello scorso giugno denominata Helios, riguardante la società Avr che gestisce i servizi di igiene urbana nella Città di Reggio Calabria e presunte trame di politici locali per accrescere il proprio peso politico-elettorale. L’inchiesta ha toccato ben cinque rappresentanti dell’amministrazione Falcomatà tra cui il vicesindaco Armando Neri e il capogruppo Pd e membro della direzione nazionale Nino Castorina (oltre ai consiglieri comunali Rocco Albanese e Filippo Quartuccio e l’Assessore ai lavori pubblici Giovanni Muraca) oggi tutti ricandidati e, sicuramente, al fianco di Nicola Zingaretti nella sua imminente trasferta reggina.

Giornalista
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