Pd Catanzaro ancora come la nebbia di Totò e Peppino: c'è, ma non si vede

Passafaro cerca di costruire una alternativa di centrosinistra da contrapporre al fronte 'Abramiano'. Il sindaco non potrà più guidare la coalizione in virtù del limite dei mandati consecutivi raggiunto ma guai sottovalutare il delfino prediletto, Polimeni

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di Danilo Colacino
24 marzo 2021
18:29

Pd punto e a capo. Almeno a Catanzaro. Luogo dove il Moloch Democrat che in generale aveva chiesto un 'sacrificio ideologico' a ex democristiani, ex comunisti ed ex socialisti, di convivere sotto lo stesso tetto, diciamo così, fino ad ora non è mai riuscito a prendere piede per più di una fugace stagione. Eppure è nato in Italia nell'autunno del 2007 ossia non soltanto durante il Governo Prodi ma anche e soprattutto nel corso del governatorato calabrese di Agazio Loiero e in particolare della sindacatura nel capoluogo di Rosario Olivo.

 


Il miglior viatico possibile per un partito che nasceva quindi nel Paese mentre, Provincia a parte, i nuovi Dem dei Tre Colli potevano contare su un 'monocolore amico' da Roma alla propria regione. Ma niente da fare. Il Pd catanzarese, quasi ripercorrendo il passo del gambero, da allora non ha più davvero toccato palla al Comune, vivendo esclusivamente un paio o forse al massimo tre 'momenti di gloria' (più riflessa in realtà che effettiva) in circa 15 anni coincisi con l'esplosione del renzismo a livello nazionale, la debordante vittoria di Mario Oliverio alle Regionali di fine 2014 e il successo - inatteso in verità - di Enzo Bruno nell'ente intermedio (il quale si è per lo più giovato di un regalo degli avversari divisi, anzi lacerati, sul nome del suo candidato Tommaso Brutto). Poi, invece, poco altro. E comunque anche in occasione di vittorie esaltanti nelle urne, la sensazione era sempre quella dell'episodicità del fatto non in grado di dar di conseguenza vita a un progetto solido e duraturo.

 

E adesso, che succede? A uno sguardo superficiale verrebbe da pensare, accostando il Pd locale alla foschia meneghina, alla celebre frase del film Totò, Peppino e la malafemmina: "Peppi', di che ti meravigli? Come disse Mezzacapo? A Milano la nebbia c'è, ma non si vede". Però, chissà, magari guardando più lontano.

Va infatti ricordato come qualche settimana fa si sia notato in città l'attivismo di un giovane esponente quale Salvatore Passafaro (peraltro figlio d'arte del già presidente del consiglio comunale, Franco) che, nella circostanza insieme al commissario cittadino del Psi Gregorio Buccolieri, ha annnunciato dalla Sala Concerti di Palazzo De Nobili - in una conferenza stampa  definita 'preliminare' - la volontà di ricostituire una valida alternativa di centrosinistra al fronte abramiano.

 

Una compagine, quest'ultima, che - malgrado le tante contraddizioni e spaccature interne - piaccia o non piaccia dal '96 a oggi (pardon dal '97 per un breve rinvio delle elezioni deciso allora) ha quasi sempre ottenuto il risultato positivo auspicato. Chiaro, adesso il Sergìun alla guida della coalizione non potrà più esserci in virtù del limite dei mandati consecutivi da sindaco raggiunto e il centrodestra non è che se la passi benissimo persino al di là delle inchieste giudiziarie da cui è stato interessato.

 

Guai per i suoi rivali, però, a sottovalutare il  delfino prediletto - e per antonomasia - di Abramo, Marco Polimeni ad esempio (uno curiosamente legatissimo ai tempi in cui era in Provincia anche al Dem Bruno, di cui a un certo punto divenne l'ombra, e quindi capace di intessere relazioni con chiunque in una logica governista o di futura Amministrazione) e tutti gli altri aspiranti a un posto al sole in quello schieramento che di voti ne ha sempre raccolti tantissimi, 'possedendone' ancora molti. A Catanzaro e non solo.

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