Le primarie sulla strada di Oliverio, nel Pd l’ipotesi si rafforza

La proposta di Guccione in vista delle Regionali trova sempre maggiore sostegno. L'area renziana lavora sotto traccia ma anche tra i zingarettiani ci sarebbe più di un sostenitore, a partire da Censore. Il governatore lavora alla contromossa

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di Riccardo Tripepi
4 febbraio 2019
15:00
Pd
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La ricandidatura di Mario Oliverio dovrà passare per le primarie. L’idea lanciata ufficialmente da Carlo Guccione durante gli scorsi giorni, con annessa sua disponibilità a una candidatura, sta trovando sempre più spazio all’interno della maggioranza di centrosinistra e, soprattutto, all’interno del Pd. La complicata situazione in cui si trova il governatore, ancora sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore, e le difficoltà con cui si sta misurando la giunta regionale hanno ridotto al lumicino la possibilità che l’uscente venga riconfermato, così come pure quasi sempre accade.

Delle perplessità dell’area renziana si è avuta già ampia dimostrazione. Il presidente del Consiglio Nicola Irto è stato molto cauto su una possibile ricandidatura di Mario Oliverio, ma ogni dubbio lo ha fugato il commissario regionale Stefano Graziano nell’intervista rilasciata alla nostra testata: «c’è ancora molto tempo per parlare delle regionali».


Ma, adesso, l’idea delle primarie comincia ad avere sempre più appeal anche all’interno della corrente legata a Nicola Zingaretti. Oltre a Carlo Guccione, per le primarie sarebbe anche l’ex deputato vibonese Bruno Censore, da tempo in rotta con il governatore. Censore si è apertamente dichiarato favorevole alle primarie ricordando come nel «anche la scelta di Loiero passò per le primarie per ben due volte. Ritengo utili le primarie per allargare la base del consenso e sono certo che Oliverio non si sottrarrà a tale confronto, in ragione del fatto che per ottenerle quando i renziani volevano ostacolare la sua candidatura ne fece una battaglia di democrazia richiamandosi ai principi statutari del Pd». Ancora neutri su questa possibilità i franceschianiani e con loro, anche il consigliere regionale Mimmo Bevacqua.

Certo molto dipenderà da come andranno gli incontri tra il presidente e la sua maggioranza. Dopo la rotazione delle deleghe agli assessori interni, che hanno prodotto nuovi malumori tra i consiglieri regionali, basteranno cabina di regie e deleghe per placare i malpancisti di palazzo Campanella? Si vedrà. Nel frattempo anche i fedelissimi del governatore si stanno preparando alla concreta possibilità che le primarie possano svolgersi davvero e fanno filtrare il messaggio che Oliverio è pronto a vincerle di nuovo, così come avvenuto cinque anni fa. La realtà di oggi, però, è molto diversa rispetto a quell’epoca e i “crediti” del presidente paiono essere diminuiti di gran lunga, così come il suo reale peso a livello nazionale. Questo un ulteriore punto su cui si sta concentrando l’attenzione degli osservatori politici.

Il governatore, insieme ai suoi, si è offerto come alfiere di Nicola Zingaretti in Calabria, per poi essere raggiunto da tre quarti del partito, compreso Marco Minniti. Ma da quella mossa ad oggi nessuna reazione si è avuta da parte del governatore del Lazio. Non una parola di solidarietà dopo il suo coinvolgimento in “Lande Desolate”, ma solo una dichiarazione della portavoce della corrente contro il commissariamento del partito calabrese. Soprattutto, nonostante la chiusura della prima fase delle primarie, ancora non si è registrata nessuna visita di Zingaretti nella nostra Regione, né ancora ne risulta alcuna in programma. Ci sarà da aspettare ancora qualche giorno, dunque, per capire che piega prenderà la partita tutta interna al Pd che si avvicina, in piena fibrillazione, alle primarie del congresso nazionale previste per il prossimo 3 marzo.

 

Riccardo Tripepi

 

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Giornalista
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