Pd, le nomine di Zingaretti scontentano tutti e Magorno avverte: “Renziani con le mani libere”

Dopo la proclamazione del segretario e l'elezione della direzione nazionale in Calabria è partita la guerra tra le correnti. Gli uomini di Oliverio attendono ma hanno dovuto subire le nomine di Guccione, Bevacqua e Minniti. I renziani, orfani di Lotti, preparano la spallata al governatore

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di Riccardo Tripepi
18 marzo 2019
21:02

Un secondo dopo l’elezione di Nicola Zingaretti alla segreteria del Pd, dentro i democrat è partito il regolamento dei conti. Tanto a livello nazionale, quanto a quello locale. Il neo segretario ha dato fuoco alle micce con le scelte fatte per la direzione e con l’annuncio di un rinnovamento totale nel momento del suo insediamento. Non solo. Zingaretti, praticamente subito, ha rimosso il tesoriere del partito Francesco Bonifazi, uomo vicinissimo a Matteo Renzi. Il quale, assente alla proclamazione, continua a mandare gli auguri al nuovo segretario mentre militarizza i gruppi parlamentari e si mantiene in bilico tra il rafforzamento della sua corrente e l’idea di un nuovo partito.

 


Gli effetti del duello consumato al congresso si vedono poi nelle periferie, specialmente quelle più deboli e lacerate come quella calabrese. Le nomine in direzione nazionale, di fatto, hanno scontentato tutti. Non possono gioire più di tanto gli uomini di “Piazza Grande” legati al governatore. Degli 8 posti conquistati dai calabresi ne ottengono quattro, ma due di loro di fatto sono a tempo: Mario Oliverio e Giuseppe Falcomatà sono entrati di diritto in quanto presidente di giunta e sindaco di Città metropolitana e quindi uscirebbero nel momento in cui dovesse finire il loro mandato. Rimangono dunque i nomi di Anna Pittelli, dell’ex esecutivo giovani, e il vero unico riconoscimento all’area e cioè la parlamentare Enza Bruno Bossio. Gli altri 4 sono assai distanti dal governatore. Mimmo Bevacqua e Marco Minniti, pur di “Piazza Grande” sono ampiamente smarcati. Ancora di più lo è Carlo Guccione che aveva creato una sua lista alternativa a sostegno di Nicola Zingaretti. Si fa notare, inoltre, il mancato inserimento del capogruppo in Consiglio regionale Sebi Romeo o di un suo uomo, a vantaggio di altri due inquilini di palazzo Campanella per di più autosospesi dal gruppo del Pd.

Non gongolano neanche i renziani che portano a casa l’ingresso di Nicola Irto indicato da Ernesto Magorno che pure aveva ambizione di ritornare in direzione. Ma all’area calabrese dei renziani ha fatto assai male l’esclusione di Luca Lotti, da sempre punto di riferimento romano.

Il commissario regionale Stefano Graziano avrà il suo bel da fare, dunque, per tenere a bada gli astanti specialmente dopo le tensioni andate in scena durante l’ultima seduta di Consiglio regionale.

 

E dopo i rumors che circolano sulle chat impazzite del partito che si proiettano già alle regionali. I renziani, per tramite dell’ex segretario Ernesto Magorno, si sentirebbero “con le mani libere” specialmente in caso di ricandidatura di Mario Oliverio. E starebbero pensando anche ad un’eventuale lista autonoma “Un’altra strada per la Calabria”. Indiscrezioni che trovano conferma anche nella presa di distanza ufficiale che il senatore Magorno ha affidato ai social e alle agenzie di stampa. “È sbagliato pensare a un’ammucchiata, stile Unione, in vista delle prossime #elezionieuropee. #Zingaretti vuol forse tornare al passato, a quel passato che non ha mai portato buoni frutti. Zingaretti eviti errori”.

Nel frattempo il neo segretario nazionale continua a non farsi vedere nella nostra Regione che addirittura lo ha omaggiato con ben due liste e un’altissima messe di consensi.

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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