Referendum, per gli exit poll vince il Sì: confermate le previsioni della vigilia

Con la vittoria del Sì il numero dei componenti della Camera dei Deputati passerebbe da 630 a 400, mentre quelli del Senato da 315 a 200 

 

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di Redazione
21 settembre 2020
15:02

Gli exit poll confermano le previsioni della vigilia: vittoria dei Sì/No e conferma/bocciatura popolare della legge costituzionale che reca «modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari». In base al primo exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, il Sì raggiunge una forchetta 60-64% al referendum costituzionale. Il No raggiunge il 36-40%. 

Gli exit poll, come è noto, sono sondaggi effettuati tra gli elettori all’uscita dei seggi, dopo che hanno espresso il proprio voto in cabina.
A differenza di un sondaggio d'opinione, che chiede quali siano le intenzioni di voto, nell'exit poll viene chiesto di indicare – sempre in maniera anonima - come si è votato, ottenendo così un’indicazione immediata di quale sarà il risultato elettorale.
Resta quindi un risultato virtuale, che nel giro di poche ore troverà o meno conferma nello scrutinio vero e proprio delle schede, iniziato alla chiusura dei seggi. A ruota, seguirà lo scrutino delle schede delle elezioni regionali (sono sette quelle chiamate al voto) e infine, domani mattina, inizierà lo scrutinio delle elezioni comunali. In Calabria sono 72 i Comuni chiamati al voto.


 

Tornando al referendum, in totale sono 46 milioni e mezzo di italiani (per la precisione 46.641.856 distribuiti in 61.572 sezioni) che sono stati chiamati alle urne. 

La consultazione referendaria è stata proposta a gennaio da oltre un quinto dei senatori. Tre sono stati i promotori del referendum: Andrea Cangini (Fi), Tommaso Nannincini (Pd) e Nazario Pagano (Fi) che hanno depositato in Cassazione 71 firme (64 erano le necessarie) di rappresentanti della “camera alta”.
Il 27 gennaio il Consiglio dei ministri aveva deciso che il referendum si sarebbe svolto il 29 marzo, decisione poi confermata dal decreto emesso dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A causa dell'emergenza coronavirus ed il lockdown, però, è stato posticipato al 20 e 21 settembre (data dell’election day con comunali e regionali, ove si tengono), per garantirne lo svolgimento in totale sicurezza.

Il quesito referendario

Gli italiani hanno avuto la possibilità di sbarrare la casella del Sì o quella del No rispetto a questa domanda: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente"Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari", approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.240 del 12 ottobre 2019?»

Va premesso che per i referendum costituzionali non è richiesto il quorum di partecipazione del 50% più uno degli aventi diritto al voto, quindi il numero di votanti effettivi non sarà fondamentale per l'esito del voto.

La vittoria del sì

Con la vittoria del Sì il numero dei componenti della Camera dei Deputati passa da 630 a 400, mentre quelli del Senato da 315 a 200. Una riduzione del 36,5%. Questa modifica ha un impatto anche sui numeri necessari a eleggere il presidente della Repubblica: la maggioranza qualificata, necessaria per eleggere il capo dello Stato nei primi tre scrutini, passa da 673 grandi elettori a 439; mentre quella assoluta, dal quarto scrutinio in poi, scende da 505 a 330.

Inoltre, con riferimento ai parlamentari eletti, la vittoria del Sì porta il numero dei componenti della Camera dei Deputati da 630 a 400, mentre quelli del Senato da 315 a 200. Una riduzione del 36,5%. Questa modifica si riflette anche sui numeri necessari a eleggere il presidente della Repubblica: la maggioranza qualificata, necessaria per eleggere il capo dello Stato nei primi tre scrutini, passa da 673 grandi elettori a 439; mentre quella assoluta, dal quarto scrutinio in poi, da 505 a 330.

In merito ai parlamentari eletti nella circoscrizione Estero, il numero dei deputati passa da 12 a 8 e quello dei senatori da 6 a 4. Il numero minimo di senatori assegnato a ogni regione si abbassa da 7 a 3. Nel nuovo testo, inoltre, le due province autonome di Trento e Bolzano vengono equiparate alle regioni, assicurandosi tre senatori a testa. Rimangono invece invariati i seggi assegnati al Molise e alla Valle d'Aosta.

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