L’elezione è avvenuta durante il primo Congresso alla presenza del presidente vicario Giuseppe Galati e del coordinatore politico Saverio Romano
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
«Sono molto orgoglioso di questo incarico anche perché ho registrato fiducia, entusiasmo e voglia di partecipazione, sia da parte di militanti e sostenitori che di un’importante rete di amministratori locali che hanno aderito a questo nuovo progetto mantenendo una preziosa continuità con tutto il lavoro che nel corso degli anni abbiamo portato avanti. Sono certo che la storia, le battaglie e i principi del popolo moderato reggino troveranno in questo nuovo progetto un terreno fertile».
È Nino Foti, già membro del Direttivo nazionale e Commissario provinciale, il neo coordinatore metropolitano di Noi Moderati. La designazione è arrivata per acclamazione al termine del primo Congresso provinciale del partito di Maurizio Lupi tenuto a Reggio Calabria, alla presenza del coordinatore politico Saverio Romano e di Giuseppe Galati, Vice Presidente Vicario di Noi Moderati.
Tra i primi obiettivi del nuovo Coordinatore provinciale, subito una fase di ascolto e coinvolgimento delle realtà civiche, associative, imprenditoriali e datoriali, cercando di intercettare le loro necessità e valorizzare il capitale umano e sociale già presente. «Vogliamo contribuire attivamente alla costruzione di una proposta politica credibile e riconoscibile, per essere pronti in vista delle prossime scadenze elettorali locali e regionali».
Per il neo eletto Coordinatore Foti quello di oggi è «un incontro che mette a nudo le positività ma anche e soprattutto le criticità del territorio della Città Metropolitana in particolare noi vorremmo che finisse la diaspora di tutti questi giovani. Sembra siano partiti fino circa 26 mila giovani fino ai 34 anni dal 2014 al 2024 è un’enormità, il tasso più alto registrato nel nostro paese. Anche perché i nostri giovani emigrano principalmente in Italia e una parte all'estero, ma quelli che vanno a Roma a Milano non tornano più, mentre i giovani che partono da Milano e da Roma e vanno all'estero tornano, dopo, professionalizzati a casa loro… quindi è un depauperamento che incide sullo sviluppo del territorio, cioè l'investimento su cosa si fa se non sui giovani preparati, con competenze, sul capitale umano e sociale che significa una struttura sociale che regga, che al momento non c’è? Ogni tanto c’è un segmento positivo su un settore, su una struttura, però la città, la provincia, non cresce. I dati della disoccupazione sono sempre in crescendo, al 16%, mentre su scala nazionale sono in diminuzione, nell’ultimo mese del 2025 al 6%. Un divario elevato e inaccettabile».
Essere moderati in un paese in cui più della metà degli aventi diritto non va a votare, per Nino Foti significa anche creare i presupposti per sollecitare coloro i quali non hanno più interesse a partecipare alla vita attiva del Paese. «I temi come welfare, famiglia, natalità che riguardano tutti, noi siamo il paese con la natalità più bassa al mondo, significa che non è sufficiente impegnarsi nel breve periodo. Queste sono iniziative che riguardano il prossimo ventennio, ma significa anche avere dei politici che non passano per caso o che sono lì solo per avere lo stipendio, come spesso avviene nelle regioni del Mezzogiorno. Ma significa avere statisti che possano proiettarsi al futuro. Bisogna immaginare nell’immediato l'istituzione di un Ministero del futuro, che non è una novità assoluta, c’è in un solo paese in Europa, ma riguarda proprio tutti gli aspetti della tecnologia, dell’intelligenza artificiale dalla cybersecurity, che servono a preparare la società e i giovani a quello che succederà tra dieci anni già da adesso fare questo sarebbe già un passaggio importante».
Galati: «Dare risposte evitando derive demagogiche»
Ad aprire i lavori del Congresso è Giuseppe Galati che traccia la mission di Noi Moderati nell’ambito della coalizione di centrodestra. «In questi anni abbiamo assistito ad una politica demagogica, sia negli estremi del centrosinistra che nel centrodestra; noi facciamo parte a pieno titolo del centrodestra, ma vogliamo portare nel centrodestra la necessità che oggi ci chiede la gente, cioè concretezza esperienza e competenza, ed è quello che vogliamo fare anche perché siamo entrati a far parte definitivamente della famiglia del Partito Popolare Europeo e quindi noi moderati vuole rappresentare e presidiare un centro di valori moderati che non significano valori, come dire, rammolliti, ma significa ascoltare tutti nel dialogo e poi prendere decisioni». Per Galati del resto c'è bisogno di questo oggi, insieme ad un centrodestra maturo nella sua capacità di governare, «ma di governare – aggiunge il presidente vicario - dando risposta ai problemi, evitando derive demagogiche ed urlate. Questo è il ruolo di Noi moderati e i congressi rappresentano soprattutto un radicamento e la composizione di una classe dirigente necessaria per poter far sì che un partito possa essere un interlocutore valido dei cittadini».
Romano: «C’è bisogno di coprire un vuoto al centro»
Dunque, Noi Moderati attraverso questi congressi si radica nel territorio, in tutta Italia, con congressi provinciali che daranno poi vita al congresso regionale – quello calabrese è previsto per il 6 giugno - per portare nel dibattito anche periferico del nostro paese le proposte politiche che sono già presenti in Parlamento. «La nostra iniziativa in questi ultimi due anni – argomenta Romano - è stata soprattutto parlamentare, adesso visto il gran numero di adesione che abbiamo avuto dopo la campagna di tesseramento, oltre 20mila iscritti e i tanti aderenti consiglieri comunali amministratori e anche consiglieri regionali in tutto il territorio nazionale, abbiamo ritenuto utile realizzare questi congressi per dare alle province, così come alle regioni, una classe dirigente realmente rappresentativa del movimento che si è creato»
Ma il coordinatore politico di Noi Moderati va oltre, sostenendo che i valori moderati sono sempre più ricercati dagli elettori. «C'è bisogno di coprire un vuoto che si è creato in questi anni, perché il centro politico è sempre stato maggioritario nel nostro paese. Noi siamo in possesso di un sondaggio che è stato pubblicato già adesso sei mesi fa, dove tanti elettori che non si sono recati al voto, circa 9 milioni, si ritengono moderati, Quindi c'è un cambio di paradigma, l'astensionismo non è fatto soltanto da chi protesta, ma da chi pur essendosi dichiarato moderato non trova nella scheda elettorale un partito di riferimento. Noi vogliamo essere quel partito di riferimento».