REGIONALI: TURBOLENZE NEL PD. L’AREA RENZIANA CONGELA LE PRIMARIE

Nuovo vertice in casa del Partito Democratico. In attesa del vertice romano di giovedì, stop alle primarie: Demetrio Naccari Carlizzi fa un passo indietro e con lui anche Mario Maiolo. Non intende arretrare di un millimetro invece Mario Oliverio.
10 giugno 2014
00:00

LAMEZIA TERME - Quattro ore di riunione per non decidere praticamente nulla. Il vertice dell’area renziana andato in scena ieri a Lamezia Terme non solo non ha sciolto i nodi principali, ma ha evidenziato, ancora di più, le divergenze tra correnti che stanno lacerando il Pd e vanificando persino l’effetto Renzi.

 


Doppio dietro-front. L’unica vera notizia arriva al termine della riunione alla quale hanno preso parte assieme al segretario Ernesto Magorno tutti i big dell’ala maggioritaria del partito, ad eccezione di Sandro Principe, rimasto a Rende a leccarsi le ferite per l’umiliante e inaspettata sconfitta subita nel fortino di famiglia. A conclusione del lungo summit, fa un passo indietro uno dei due candidati alle primarie, Demetrio Naccari Carlizzi. Più tardi in un’altra sede e in un altro contesto farà più o meno la stessa cosa Mario Maiolo. Un doppio dietro-front in attesa delle decisioni che si prenderanno giovedì a Roma quando il caso Calabria approderà sui tavoli del Nazzareno con il vice segretario nazionale Lorenzo Guerini chiamato a trovare una soluzione efficace, idonea, condivisa.

 

 

Primarie in freezer. Nel frattempo il fronte renziano, non senza qualche mal di pancia, congela le primarie, che in fondo il segretario regionale Ernesto Magorno vorrebbe superare con la logica o la giustificazione (dipende dai punti di vista) “di un candidato unico capace di fare sintesi”.

 

Oliverio non arretra. Non la pensa così la sinistra del partito con Mario Oliverio che a fare il fatidico passo indietro proprio non ci pensa. Per lui la strada da seguire porta inevitabilmente alle primarie e come lui la pensano molti “diversamente renziani”, qualche “renziano dell’ultimo minuto” e, soprattutto, gli “anti-renziani” che gravitano alla sinistra del Presidente del Consiglio. Una minoranza che giovedì proverà a farsi sentire al cospetto del vice segretario nazionale al quale si chiederà la convocazione dell’assemblea regionale e il rispetto dello Statuto e delle sue regole. E lo statuto prevede le primarie. Per non effettuarle serve che almeno i tre quinti del parlamentino democrat si esprimano contro.

 

Vertice decisivo? Primarie sì, primarie no. In casa del Pd, insomma, siamo sempre al punto di partenza. In attesa del vertice romano e della definitiva resa dei conti, punto d’arrivo dell’infinito, interminabile e stucchevole duello tra correnti.

 

 

 

 

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