Un’altra società del gruppo “bio” della ministra del Turismo, già indagata per bancarotta per altre aziende, va in default. Il provvedimento segue i guai di Bioera e Ki Group srl. La Procura indaga sulle sue responsabilità
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Daniela Santanché, foto di repertorio
Un altro fallimento si aggiunge alla galassia delle imprese che hanno segnato la carriera imprenditoriale di Daniela Santanchè.
Il tribunale di Milano ha disposto la liquidazione giudiziale di Ki Group Holding spa, società del comparto “bio” che per anni è stata guidata dalla ministra del Turismo e dal suo ex compagno Canio Mazzaro. Una nuova tegola per la senatrice di Fratelli d’Italia, già a processo per falso in bilancio e truffa legati alla galassia Visibilia, e indagata per bancarotta per il crack di Ki Group.
La decisione dei giudici – Laura De Simone, Luisa Vasile e Francesco Pipicelli – è chiara: «Non è stato depositato alcuno strumento di regolazione della crisi, né il ricorso per omologa dell’accordo di ristrutturazione dei debiti», si legge nel decreto di otto pagine. In altre parole, per Ki Group Holding non c’è stato alcun tentativo serio di evitare il default.
La situazione è drammatica: «L’impresa versa in uno stato di insolvenza con esposizione per ingenti debiti erariali e previdenziali pari a circa 1,4 milioni di euro», scrivono i giudici.
Debiti accumulati dal 2020, in una parabola discendente che ha spazzato via ogni possibilità di salvataggio. «La società – aggiunge il decreto – non dispone di credito presso terzi, né di mezzi finanziari propri per adempiere alle obbligazioni».
Il tribunale ha nominato un curatore, Marco Garegnani, e ha ordinato ai vertici aziendali di depositare entro tre giorni tutti i bilanci e i documenti fiscali degli ultimi tre anni, oltre all’elenco dei creditori. Il prossimo appuntamento è fissato per il 15 ottobre, quando si terrà l’udienza per l’esame dello stato passivo.
Non è il primo crack nella galassia bio riconducibile a Santanchè e Mazzaro. Nei mesi scorsi la stessa sorte era toccata a Ki Group srl, dichiarata fallita a gennaio, e a Bioera spa, finita in liquidazione a dicembre. Proprio la sequenza dei default ha portato la Procura di Milano, guidata da Marcello Viola, a indagare su una possibile bancarotta fraudolenta. I pm Marina Gravina e Luigi Luzi, insieme all’aggiunto Roberto Pellicano, hanno già aperto un fascicolo per il crac di Ki Group e potrebbero estenderlo anche a Bioera e ora a Ki Group Holding.
Le indagini puntano a chiarire eventuali responsabilità dirette di Daniela Santanchè, amministratrice di fatto del gruppo “bio” fino a pochi anni fa, e di Canio Mazzaro. Già per Ki Group i pm avevano ipotizzato la bancarotta fraudolenta, un’accusa che potrebbe saldarsi anche agli altri due crack, in un’unica maxi-inchiesta.
Per la Procura e l’Agenzia delle Entrate – che vanta un credito da 400 mila euro solo verso Ki Group Holding – la procedura di liquidazione era inevitabile. Già sei mesi fa, l’Agenzia aveva depositato un’istanza di fallimento. Lo scorso aprile, durante l’udienza davanti al giudice Pipicelli, la pm Gravina aveva ribadito la necessità della liquidazione: nessuna possibilità di concordato e nessun piano credibile per ripagare i creditori.
Il fallimento di Ki Group Holding si somma alle difficoltà personali e politiche di Santanchè, che deve anche difendersi a Milano nel processo Visibilia. La ministra del Turismo è accusata di aver gonfiato i bilanci per ottenere finanziamenti e di aver distratto fondi dalle casse societarie. Lei respinge ogni accusa e ha sempre dichiarato di non aver commesso alcun reato.
Nel frattempo, però, la lista dei fallimenti si allunga e alimenta i sospetti sulle modalità di gestione del gruppo “bio”: un settore che la stessa Santanchè presentava come «la prova di come l’Italia potesse diventare un’eccellenza mondiale nel biologico». Oggi, quelle stesse aziende sono finite nel baratro dei debiti e dell’insolvenza.
La ministra continua a ripetere che «la politica non c’entra nulla» con le sue disavventure imprenditoriali. Ma le ombre restano: la sua storia aziendale è sempre più intrecciata con le aule di tribunale. E ora, con il fallimento di Ki Group Holding, il conto delle inchieste rischia di crescere ancora.