Il consigliere d’opposizione fa riferimento a una condanna definitiva del 2015 per turbativa d'asta e abuso d'ufficio. Il primo cittadino: «La maggioranza ha votato, se vuole andare avanti lo faccia nelle sedi competenti»
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È un inizio mandato accompagnato dalle polemiche quello del neo sindaco di Scalea, Mario Russo. Ieri pomeriggio, il consigliere d'opposizione Giacomo Perrotta, che lo ha preceduto alla guida della città, ha sollevato dubbi circa la sua eleggibilità. La questione, che avrà certamente degli strascichi, è stata sollevata nel corso del consiglio comunale di insediamento, avvenuto nella sala polifunzionale del municipio della città di Torre Talao.
Le motivazioni
Stando a quanto riferito in aula, Perrotta fa riferimento a una condanna nei confronti di Russo, inflitta dal tribunale di Paola nel 2015, e passata in giudicato dopo la conferma in Appello e in Cassazione. La sentenza è arrivata per turbativa d'asta e abuso d'ufficio ed è stata determinata in diciotto mesi di reclusione.
Perrotta, professione avvocato, cita la "Legge Severino", che stabilisce l'incandidabilità «per coloro che sono stati condannati con definitiva alla pena della reclusone complessivamente superiore a sei mesi per uno o più delitti commessi con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione o a un pubblico servizio».
Come ha fatto Russo a candidarsi?
Come avrebbe fatto, dunque, Mario Russo a candidarsi? I reati riconosciuti dai giudici, dicevamo poc'anzi, sono turbativa d'asta, per cui sono previsti minino sei mesi di reclusione, e abuso d'Ufficio, per cui il minimo previsto era un anno di reclusione. Era, appunto, perché quest'ultimo è stato abolito con la “Riforma Nordio” nell'agosto 2024, ha valenza retroattiva e si applica anche alle pene accessorie. Di conseguenza, alla pena complessiva di diciotto mesi nei confronti di Russo, va sottratta la pena di dodici mesi. Ne restano sei, sufficienti a scongiurare l'incandidabilità per un giorno.
Ma per Perrotta è ineleggibile
Ma Perrotta sostiene, invece, che la causa ostativa alla candidatura permane anche a seguito dell'abolitio criminis, così si chiama in gergo giurisprudenziale, perché vista la continuità con altri reati, necessita a suo dire una rimodulazione della pena. In altre parole, per ripristinare la condizione soggettiva di candidabilità, sarebbe necessaria una sentenza di riabilitazione.
La versione di Mario Russo
Subito dopo il consiglio comunale, abbiamo chiesto direttamente al sindaco Russo un commento sulla vicenda. «È stata fatta una valutazione - ha detto -, ma la maggioranza ha votato l'eleggibilità mia e dell'intero consiglio comunale. Quindi, poi, se il consigliere Perrotta riterrà di portare avanti la questione, saranno le sedi competenti a stabilire».