L’intervista

Sebi Romeo (Pd): «Congresso sbagliato, eleggeremo l’ultimo segretario di questo partito»

L’ex capogruppo regionale e attuale membro della direzione nazionale dem ne ha per tutti: «Siamo l’ultimo partito tra i giovani, i poveri e gli operai non ci votano. E noi ricominciamo con nomi e tatticismi». Poi i temi esteri: «Erdogan bombarda i curdi, Israele opprime i palestinesi e la Cop 27 ha fallito, ma non ne parliamo» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Massimo Clausi
24 novembre 2022
06:30
Sebi Romeo
Sebi Romeo

Candidature entro il 27 gennaio, dibattito sulle piattaforme entro il 12 febbraio e primarie il 19 febbraio. È il cronoprogramma del Congresso del Pd che nelle intenzioni dei suoi dirigenti dovrebbe rifondare il partito e riconnetterlo con il Paese. Al momento l’unica candidatura sicura è quella di Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, e della deputata Elly Schlein. Nulla esclude, però, che altre candidature potrebbero venir fuori.
Ne abbiamo parlato con Sebi Romeo, già capogruppo regionale del Pd e attuale membro della direzione nazionale del partito.

Romeo, il Pd sembra essersi incartato sul solito percorso ovvero la ricerca del nome e non del programma…
«Purtroppo, sta accadendo tutto quello che non doveva. Avevamo immaginato una fase costituente, siamo di fatto, ad un congresso ordinario, con una conta sui nomi. La risposta che diamo, al processo che è sfociato nel risultato del 25 settembre, è inadeguata ed insufficiente. Serve una discussione profonda su almeno un decennio di decisioni sbagliate, una analisi della realtà, non una prova muscolare nei gazebo, a chi interessa?».


Immagino nessuno, ma si spieghi meglio…
«Chi vogliamo rappresentare? Perché oltre 1 italiano su 3 non ha votato, un calabrese su 2 si è astenuto? Come mai siamo l’ultimo partito fra i giovani? Perché perdiamo tra gli operai, i disoccupati, i precari, i non garantiti? Perché per la prima volta dopo decenni la rappresentanza femminile nelle istituzioni è diminuita?
Il balletto fra i candidati non servirà a ragionare, non scioglierà i nodi. È già partito il giochino dei posizionamenti, dei tatticismi, dentro uno spirito di autoconservazione ed una logica interna ad un ceto politico autoreferenziale. Così rischiamo di eleggere l’ultimo segretario del Pd. Evidentemente non ci è chiara una cosa: siamo di fronte a cambiamenti epocali, la sinistra deve elaborare un pensiero nuovo, dotarsi di un orizzonte e di una visione radicalmente diverse».

Intanto gli italiani vi hanno mandato all’opposizione. Molti dicono che farà bene al partito, ma non c’è il rischio che a furia di dire agli altri cosa non fare la gente non capisca cosa volete fare voi?
«Intanto la convocazione della manifestazione del 17 dicembre contro la iniqua manovra finanziaria del governo dimostra come non fosse necessario accelerare il congresso per mobilitarsi… Stare all’opposizione potrebbe aiutarci ad una riconnessione coi bisogni e le domande dei cittadini, tuttavia occorre interpretare la realtà, costruire un progetto, è un lavoro di medio periodo. Noi dobbiamo scegliere: avere immaginato di rappresentare tutti, ha prodotto una scissione dal popolo. Nella società vi sono fratture gigantesche, si sono prodotte disuguaglianze enormi. O il Pd sta con chi è debole, escluso, emarginato o non ha senso. Non penso ad una guerra alle imprese o ai ricchi, ma a delle priorità: la sinistra deve rappresentare chi non ha voce,quel ceto medio impoverito che ha sempre con onestà pagato le tasse.. deve avere una visione di cambiamento, altrimenti non è».

In realtà la gente che sta citando ha preferito farsi rappresentare dal centrodestra…
«Siccome non si capisce a chi parliamo, prevalgono le forze politiche che lanciano messaggi chiari: la Meloni ha una forte identità chiaramente di destra guida un partito fortemente ideologico e vince, Conte ha scelto chi non ha reddito, ha parlato alle imprese ed ai professionisti col Superbonus, ha assunto una iniziativa sulla Pace, ed ha drenato consensi progressisti e nel Mezzogiorno. La presidente del Consiglio, nell’illustrare la manovra del suo governo, ha parlato di scelte politiche in coerenza con le idee della destra: ovviamente io non le condivido, ma il messaggio è chiaro. Parla a mondi precisi che sono per loro di riferimento. Ci siamo accorti, ad esempio, che nel Nord Fdi è il primo partito sulla saldatura di un blocco sociale che ha reclamato protezione per le ricchezze ed una idea fiscale egoista e divisiva per il Paese?».

C’è bisogno di qualcuno che lo dica chiaramente e sia ascoltato. Il continuo cambio di segretari mi sembra indice dell’assenza di leadership vere nel partito. È così?
«Ne abbiamo cambiati 10 in 15 anni, dunque il problema non è la leadership, ma la politica. Per un partito di sinistra la leadership deve esprimere un progetto, una visione, deve essere collettiva, rompere l’individualismo, suscitare passioni…I partiti personali prima e quelli populisti e digitali dopo, sono al capolinea. La questione è il Noi, per la sinistra è imprescindibile».

Che ne pensa di Bonaccini? Lo sosterrà e che seguito ha in Calabria?
«Io penso che prima di sostenere un/a candidato/a sia necessario collocare il partito dentro un orizzonte netto, identificabile: noi dobbiamo ragionare del profilo e dell’identità, dei valori di riferimento. La funzione stessa del Pd, almeno quella immaginata 15 anni fa, si è esaurita. Si impongono scelte strutturali e di fondo, altrimenti - non vorrei essere ripetitivo -, eleggeremo confusamente un segretario e, temo stavolta, l’ultimo».

Quali le discriminanti programmatiche, dunque?
«Il Mezzogiorno inteso come questione europea, che insieme alle altre aree sottosviluppate del Paese necessita di un nuovo ciclo di politiche pubbliche. Non basta il no all’autonomia differenziata, ma occorre una visione politica che investa risorse su idee e progetti che siano aggiuntive e non sostitutive e si ispirino ad un concetto: se cresce il Sud, cresce l’Italia. La pace come unica condizione possibile per la convivenza e l’autodeterminazione dei popoli. L’organizzazione e il radicamento del partito, dunque una profonda autocritica sulle scelte sbagliate che abbiamo fatto ubriacandoci di neoliberismo e pensiero unico. Un’organizzazione giovanile senza la quale un partito di sinistra non ha senso: alle giovani generazioni dobbiamo indicare una via che liberi dagli ostacoli alla formazione, al lavoro,che adegui ai principi di liberalizzazione gli accessi a medicina, un piano straordinario per il lavoro equamente retribuito.. ecc ecc
Un’idea del mondo che da troppo tempo manca, cito tre esempi: il silenzio generalizzato nel quale Erdogan in questi giorni sta massacrando la popolazione curda; i bambini palestinesi continuano ad essere reclusi e senza futuro in un territorio occupato in violazione di tutte le risoluzioni dell’ONU; la COP 27 ha fallito ogni proposito: si continua allegramente a devastare il pianeta perché non si vuole affrontare il vero nodo, che è quello di uno sviluppo capitalistico, che a furia di sfruttare risorse e ricchezze naturali ci ha fatti già piombare dentro una mutazione climatica che avrà effetti devastanti. Lula vince in Brasile, saremmo dovuti andare a festeggiare sotto l’ambasciata a Roma, ma nulla…».

Non cita la giustizia…
«Quando la sinistra ha immaginato di sostituire la piazza con l’aula del tribunale, ha commesso un errore grave. Occorre avere una visione che torni allo spirito ed alla sostanza della Costituzione. Lo Stato ha spesso esercitato la funzione repressiva senza quella di sviluppo, si può dire anche a consuntivo degli ultimi 40 anni, che il risultato ottenuto è quello di una proliferazione ed un arricchimento delle mafie e dei poteri criminali e di una lesione inaccettabile delle libertà personali. La divisione dei poteri, fondamento di uno Stato democratico va ripristinata».

Ma la Calabria e il Congresso?
«Il partito calabrese, consapevole del positivo quanto faticoso lavoro di rigenerazione e ricostruzione che si sta facendo, deve affrontare il congresso nazionale con l’ambizione di imporre i temi che riguardano il Mezzogiorno ed i bisogni della nostra comunità. Noi dobbiamo agire unitariamente senza negare le sensibilità e le specificità per affermare un netto cambiamento di rotta rispetto ad una dinamica che, per adesso, sembra essere emiliano-toscana…
Un documento costruito in Calabria, che chieda ai candidati di scegliere con chiarezza e ponga con forza le questioni politiche ed organizzative, al di là e concretamente al di fuori delle logiche correntizie. Questo per coinvolgere quei militanti che quotidianamente, con sacrificio e senza personalismi, con generosità, fanno vivere il partito: vanno rispettati, valorizzati per davvero, devono contare quando vi sono scelte decisive per il futuro di una grande comunità. Se faremo questo, è ancora possibile correggere una rotta pericolosa, meglio dirlo adesso, prima che sia troppo tardi».

Giornalista
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