Tamponi in Calabria non analizzati, la Regione si difende: «Tutto regolare»

In una nota l’ente parla di «notizie false e tendenziose per denigrare la nostra immagine. I campioni sono conservati così come prevede la circolare del ministero della Salute»

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di Redazione
12 maggio 2020
14:47

Tutto regolare per la Regione Calabria che interviene per smentire quanto dichiarato dal parlamentare pentastellato Francesco Sapia che ha presentato un esposto alle Procure e alla Corte dei Conti per denunciare la circostanza che vedrebbe migliaia di tamponi congelati non processati.

«Con riferimento ad un audio-messaggio diffuso in data odierna, ripreso anche sui media, di un sedicente operatore del 118 che denuncia “…. i giochini che stanno facendo alla regione Calabria per non processare i tamponi che vengono eseguiti alle migliaia di persone che sono rientrate in questi ultimi giorni dal nord…..”,  la Regione Calabria - si legge in una nota - evidenzia che si tratta di notizie false e tendenziose, manifestamente infondate e tese a denigrare l’immagine di una regione che, invece, ha risposto brillantemente all’emergenza coronavirus.


1500 tamponi in corso di lavorazione

In realtà, ad oggi sono circa 1.500 in tutta la Regione  i tamponi in corso di lavorazione, così ripartiti: 500 circa presso il Pugliese, 500 all’Asp di Reggio Calabria e 500 presso la Centrale operativa del 118 dell’Asp di Cosenza. Tutti i campioni risultano custoditi sulla scorta della circolare del Ministero della Salute del 22 gennaio 2020, che prevede la conservazione degli stessi fino a 5 giorni ad una temperatura di 4°.

Si evidenzia, altresì, che i laboratori di microbiologia accreditati dalla Regione stanno processando quotidianamente circa 1.300 tamponi, con una media di 10.000 a settimana. Finora risultano processati oltre 45.000 tamponi.

L’importante numero di rientri dalle altre Regioni, avvenuti nella scorsa settimana, ha comportato un impegno ulteriore dei laboratori che riusciranno a garantire, comunque, il rispetto dei tempi previsti dalla circolare ministeriale del 22.1.2020.

In ogni caso il Dipartimento Tutela della salute - conclude la nota - ha già provveduto ad informare le competenti autorità giudiziarie al fine di valutare l’esistenza di eventuali ipotesi di reato, anche rispetto al procurato allarme».

 

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