Consiglio regionale

Tavernise (M5s) apre la caccia ai “medici imboscati”: per stanarli ora chiede l’accesso agli atti

Dopo aver presentato una proposta di legge per arginare il fenomeno, il capogruppo pentastellato non molla la presa su quei camici bianchi che sono stati assunti dalle aziende sanitarie calabresi per poi farsi trasferire dopo qualche giorno a più tranquille mansioni amministrative

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di Massimo Clausi
27 ottobre 2022
07:30
Davide Tavernise
Davide Tavernise

Il capogruppo regionale del M5s, Davide Tavernise, ha davvero intenzione di non mollare la presa sui cosiddetti “medici imboscati” quei camici bianchi cioè che sono stati assunti dalle aziende sanitarie calabresi per poi farsi trasferire dopo qualche giorno a più tranquille mansioni amministrative mentre le corsie restano desolatamente vuote.

Così dopo aver presentato una legge ad hoc per smascherare gli “imboscati” adesso Tavernise passa all’azione. Ha chiesto l’accesso agli atti sulla base delle sue prerogative istituzionali di consigliere regionale in cui chiede: Il dato numerico del personale sanitario dell’Azienda impiegato in attività rientranti nel ruolo amministrativo o comunque adibito a mansioni diverse da quelle per le quali è stato assunto in categoria e profilo professionale di appartenenza e il dato numerico sul personale sanitario dell’Azienda in possesso di inidoneità certificata allo svolgimento delle mansioni previste.


Tavernise quindi cerca di anticipare quanto prevede la sua proposta di legge, composta appunto da sette articoli. L’obiettivo come detto è quello di arginare la cronica mancanza di personale nelle aziende sanitarie calabresi recuperando il maggior numero di medici, infermieri e ausiliari possibili; dall’altra si vuole mettere fine alla cattiva prassi in base alla quale molti operatori sanitari vengono collocati in uffici amministrativi, evitando così di operare, per la qualifica per la quale sono stati assunti, in corsia.

Naturalmente Tavernise non vuole gettare il bambino con l’acqua sporca per cui la legge non si applica per le persone che sono state collocate altrove per problemi fisici o gravi patologie certificate. Ma anche su questo, sul fronte dei controlli, la legge introduce novità con l’istituzione di una visita medico collegiale, a cadenza annuale, per verificare la persistenza dell’impedimento. La legge prevede infine che chi abbia svolto per dieci anni mansioni diverse da quelle per cui era stato assunto non dovrà essere ricollocato nella mansione originaria. La ratio è evidente: ad un chirurgo che per esempio non abbia operato per tutto questo tempo è anche pericoloso mettergli un bisturi in mano.La norma prevede che entro sessanta giorni dall’eventuale entrata in vigore della legge, le aziende sanitarie, le aziende ospedaliere e quelle universitarie compiano una ricognizione dei sanitari adibiti ad altre funzioni e poi, nei casi previsti, ordinino il rientro nei ruoli previsti. Sarà sempre cura delle aziende inviare all’assessorato per la Tutela della Salute il resoconto delle determinazioni assunte a seguito dell’attività ricognitiva, certificando l’insussistenza di ulteriori casi di svolgimento di mansioni difformi da quelle del profilo professionale di appartenenza.

Evidentemente Tavernise, in attesa che la legge segua il normale iter per l’approvazione, vuole anticipare i tempi e andare a stanare da solo i medici fantasma che nessuno sa con esattezza quanti siano nel nostro sistema sanitario.

Giornalista
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