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VIBO VALENTIA - Il giorno del giudizio si avvicina. Domenica prossima il centrosinistra conoscerà il suo candidato alla presidenza della Regione Calabria. E mentre il conto alla rovescia verso le primarie è praticamente scattato proseguono le schermaglie tra gli aspiranti governatori, in particolare tra Mario Oliverio e Gianluca Callipo che continuano a beccarsi a distanza.
Oliverio attacca. Nelle ultime ventiquattro ore a lanciare la freccia avvelenata è stato il presidente della Provincia di Cosenza che ha bollato con farlocchi i sondaggi che danno in testa il suo giovane avversario. «Il candidato Gianluca Callipo – scrive in una nota Oliverio - per accreditarsi agli occhi dei calabresi si è affidato ad un primo sondaggio svolto da Swg rispetto al quale la stessa casa sondaggistica ha dovuto pubblicamente ammettere che quel test di fatto fosse inficiato dalla confusione tra i due Callipo. I cittadini intervistati non sapevano se si trattava di Pippo o Gianluca. Nonostante questa gaffe però Callipo, ovviamente Gianluca e non Pippo, non demorde ed ecco che incorre in una sonora diffida dell'Istituto Piepoli su un uso improprio e strumentale di un altro paradossale e roboante sondaggio pubblicato per pronosticare inverosimili previsioni elettorali a suo favore».
Callipo risponde. La replica del sindaco di Pizzo non si fa attendere. Ribadendo la sua estraneità nel presunto inciucio tra renziani e Forza Italia che ha portato all’elezione del nuovo presidente della Provincia di Vibo Valentia, Callipo accusa di trasversalismo lo stesso Oliverio. «Oliverio mentre si erge a difensore di una coerenza politica che non gli appartiene, si allea senza alcun imbarazzo con consiglieri regionali come Ottavio Bruni, in maggioranza con Scopelliti».
Il terzo incomodo. Tra Callipo ed Oliverio si inserisce l’altro candidato alle primarie per la scelta del candidato di centrosinistra alle elezioni regionali, Gianni Speranza. Il tema principale di discussione resta il risultato delle provinciali di Vibo Valentia. «Questa vicenda è abbastanza emblematica: i due candidati del Pd alle primarie si accusano a vicenda di inciuci e di complotto con il nemico, però nessuno dei due vede le candidature impresentabili nelle liste dei propri sponsor locali, gli accordi trasversali con questo o con quel pezzo di partito o di notabilato del centrodestra».