Vibo e il caso Lo Bianco: l’imbarazzo (e l’inadeguatezza) della politica

In aula torna la reintegra del consigliere indagato in Rinascita, ma anche il Psc. E intanto emergono nuovi retroscena sulle scelte dei partiti

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di Giuseppe Mazzeo
2 luglio 2020
12:50
Comune di Vibo Valentia
Comune di Vibo Valentia

Stavolta difficilmente cadrà il numero legale. Ma il nodo resta da sciogliere: come affronterà il “caso Lo Bianco” il consiglio comunale di Vibo Valentia? Ancora nessuno lo sa, tutto è in divenire. Dopo la seduta di lunedì, interrotta proprio sulla votazione per il reintegro del consigliere comunale d’opposizione travolto dall’inchiesta antimafia Rinascita-Scott, il civico consesso del capoluogo è chiamato nuovamente a riunirsi nella seduta già convocata per domani mattina. All’ordine del giorno una sfilza di punti, alcuni dei quali di notevole importanza come l’approvazione definitiva del Piano strutturale comunale. Per l’occasione, è stato invitato anche il redattore, l’architetto Francesco Karrer. Un appuntamento cui la maggioranza di centrodestra intende arrivare preparata. Ma soprattutto intende arrivare.

Perché il Psc è al quinto punto, mentre al primo c’è ancora una volta la votazione per la presa d’atto delle disposizioni della Prefettura che ha comunicato la cessazione delle cause di sospensione di Alfredo Lo Bianco, finito ai domiciliari perché accusato di voto di scambio politico-mafioso; misura cautelare sostituita con il “semplice” obbligo di dimora a Vibo.


Verso l’astensionismo

L’orientamento della maggioranza è quello di votare, sì, ma astenuto. L’astensione permetterebbe infatti il mantenimento del numero legale ma non esprimerebbe un indirizzo “politico” sul punto scottante. Un punto evidentemente imbarazzante per l’intero consiglio comunale, opposizione compresa, che crea una situazione inedita a Palazzo Luigi Razza. Mai si era tergiversato su una pratica relativamente ordinaria. E non si tratta di apprensione dettata “semplicemente” dal riportare in aula una persona su cui pesano i sospetti della Dda di essere una longa manus del clan nella pubblica amministrazione. Non è solo questo.

I “messaggi” al procuratore

La netta impressione è che questa amministrazione voglia continuare a “mandare messaggi” con destinatario Catanzaro, ufficio del procuratore Nicola Gratteri. Messaggi sulla falsariga della proposta di cittadinanza onoraria allo stesso magistrato, degli encomi agli ufficiali dell’Arma protagonisti della maxi-inchiesta, della sfilata del 24 dicembre in testa al corteo di Libera, e via discorrendo.

D’altronde la lente della Distrettuale è ben puntata su Palazzo Luigi Razza. Lo conferma Rinascita, che ha già dato un saggio di ciò che potrebbe accadere. Lo conferma l’indagine della Guardia di finanza, sempre coordinata dalla Dda, che va avanti ed ogni giorno che passa si arricchisce di nuovi fascicoli, perché le fiamme gialle manca poco che timbrino pure il cartellino al Comune di Vibo. È in questo contesto che una pratica ordinaria diventa drammatica ed a tratti anche grottesca. Perché la stessa opposizione consiliare, lunedì scorso, è uscita dall’aula, quasi a voler significare: non intendiamo passare per coloro che si rimettono dentro il Lo Bianco.

Il “giallo” del reintegro di Lo Bianco

Quel giorno si sono appresi poi altri particolari, sempre ufficiosi e mai ufficiali, quindi ancora più credibili. Particolari che parlavano di un Lo Bianco intenzionato, una volta reintegrato, a non prendere parte né ai consigli né alle commissioni almeno fintanto che la sua posizione processuale non fosse stata definita. Il che, con eventuale rito ordinario, potrebbe significare anche la prossima amministrazione comunale... Ed allora la domanda sorge spontanea: se Lo Bianco non intende partecipare ai lavori, perché ha presentato istanza di reintegro? Perché ha (avrebbe) deliberatamente deciso di sottrarre un seggio ad un altro consigliere che invece non aveva simili problemi? Forse per qualche dispettuccio di piccolo cabotaggio politico? Si scopre poi, a pastrocchio compiuto e per bocca degli esponenti del Pd Colelli, Luciano e Insardà (e mai dal diretto interessato), che Lo Bianco in ogni caso sarebbe transitato nel gruppo misto. Un’altra domanda sorge spontanea: perché dirlo solo dopo? Forse perché era l’unico modo per tentare di coprire una falla che gli stessi avevano aperto mesi prima riaccogliendo «nel partito e nel gruppo» lo stesso Lo Bianco?

L’inadeguatezza della politica

In questo clima di incertezza si palesano poi limiti politici non indifferenti. Data la situazione inedita, e i dubbi sullo scenario che potrebbe prefigurarsi nuovamente domani mattina, il presidente del consiglio Rino Putrino ha addirittura inoltrato al segretario generale una richiesta di parere giuridico-amministrativo su come comportarsi se le cose si mettessero male un’altra volta. Insomma, nessuno sa che pesci pigliare. Il cielo non è blu sopra Vibo Valentia.

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