Di Maio: «Il Pd doveva cacciare Oliverio». E sulla sanità: «Per 30 anni un bancomat»

VIDEO | Il vicepremier a Cosenza alza i toni della campagna elettorale in vista delle Europee e attacca il governatore della Calabria per le note vicenda giudiziarie che lo hanno coinvolto

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di Salvatore Bruno
22 maggio 2019
18:37
Il vice premier Di Maio e la deputata Dalila Nesci
Il vice premier Di Maio e la deputata Dalila Nesci

Alza i toni della campagna elettorale Luigi Di Maio, sfoderando un attacco frontale al governatore Mario Oliverio per le note vicende giudiziarie che hanno interessato il presidente della Regione negli ultimi mesi. Ma per il vicepremier, di scena a Cosenza in un applaudito comizio a sostegno delle candidature pentastellate per le europee, il Pd avrebbe dovuto applicare nei suoi confronti un provvedimento di espulsione.

Il commissariamento della Sanità

Parla per oltre un'ora il leader dei Cinquestelle, delle politiche per il lavoro, del rapporto a corrente alternata con l'alleato d Governo, ma anche dei temi locali, la sanità soprattutto, commissariata, dice, perché trasformata nel bancomat della politica.


«A me dispiace dover raccontare in giro per il mondo che in Italia c'è bisogno di commissariare la sanità di una regione mettendoci a capo un generale dei carabinieri. Quello che abbiamo fatto qui è stato necessario perché la sanità in Calabria, per trent'anni, è stata il bancomat che ha consentito a tanti politici di diventare quello che sono» - ha detto il ministro del Lavoro aggiungendo: «Adesso ci dobbiamo riprendere la sanità in tutta Italia. Stiamo per approvare una legge che stabilisce che la politica regionale non deve più fare le nomine della sanità».

L'affondo ad Oliverio

Quindi il passaggio sulle elezioni: «Il 26 maggio bisogna votare noi per punire quei partiti che si tengono gli indagati e i condannati per corruzione. Anche da noi c'è chi sbaglia, ma io li metto fuori in trenta secondi, così i malintenzionati stanno alla larga dal Movimento e questo per me è un valore. Questa classe politica regionale - ha aggiunto Di Maio - ha dimostrato ampiamente di essere inadeguata a gestire la Calabria. Gli abbiamo dovuto togliere la sanità dalle mani perché era il loro bancomat e adesso speriamo che domenica ci sia il segnale definitivo».

Le contestazioni all'esterno

Troppo piccolo il Teatro Tieri per accogliere militanti e simpatizzanti. All'esterno la delusione dei precari lsu-lpu e dei tirocinanti, che avrebbero voluto interloquire con il Ministro del Lavoro. Di Maio però ha rapidamente abbandonato il palco, diretto ad Avellino per un altro impegno istituzionale. Roboante l'assenza in sala del senatore Nicola Morra. Il vicepremier non ha voluto rispondere a domande relative alle indagini condotte in proprio dal presidente della Commissione Antimafia, segnale che tra i due i rapporti si sono incrinati. Ecco l'intervista che al termine della kermesse, il vicepresidente del Consiglio ha rilasciato ai giornalisti

Giornalista
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